Festival della Missione: la festa dei volti. Anche quelli di spazio + spadoni

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14 Ottobre 2025

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LuigiSpadoni-LoredanaBrigante_spaziospadoni_festival-della-missione
LuigiSpadoni-LoredanaBrigante_spaziospadoni_festival-della-missione

Luigi Spadoni e Loredana Brigante a Torino

Si è concluso il Festival della Missione. Torino, dal 9 al 12 ottobre, ha dato spazio ai volti, ai sorrisi, agli abbracci, agli incontri

Nessuna tecnologia al mondo potrà mai sostituire i rapporti umani, la vicinanza, gli sguardi, gli abbracci. Perché negli incontri (reali) tra le persone si realizza tutto ciò che fa da sfondo alle opere di misericordia: l’empatia, il contatto, la gioia di dire all’altro “eccomi, ci sono”.
Esser-CI, per farsi prossimo. Anzi, per dirla con lo slogan del Festival della Missione 2025, “il volto prossimo”.

Ora che sono tornati tutti a casa – nelle rispettive diocesi, ai propri impegni, alla frenetica routine – resta il ricordo di quattro belle giornate di sole, dense di eventi, parole, attività.

Abbracci_spaziospadoni_festiva-della-missione

Luigi Spadoni con il biblista Carlo Miglietta

Rimane impressa soprattutto una lezione: la missione non può prescindere dall’incontro.

C’è bisogno di uno spazio e di un tempo affinché possa crearsi una relazione; occorre ascoltarsi a vicenda per diventare davvero fratelli.

Basterebbe guardare all’Africa, dove la gente si ferma, si intrattiene, instaura rapporti profondi e fecondi.

Paradossalmente, invece, noi che corriamo siamo quelli che più di tutti restano impantanati nel fango.

Quello della fretta, della superficialità, della non-misericordia.

Come fai a visitare un ammalato o a consolare un afflitto
se prima non sosti con lui?

Come consigli un dubbioso
se non ti dai il tempo di comprendere i suoi dubbi?

Come puoi accogliere un pellegrino
se scalpiti davanti alla porta di casa per correre altrove?

Come riuscirai a perdonare un’offesa
senza fissare gli occhi di chi ti ha fatto del male con uno sguardo diverso?

L’elenco potrebbe continuare ad oltranza, per ogni singola opera di misericordia.
Ma due espressioni in particolare – pronunciate durante la celebrazione eucaristica conclusiva del Festival nella chiesa di San Filippo Neri – ne potrebbero rappresentare la sintesi.

  • La prima è dell’arcivescovo della diocesi di Torino, il Card. Roberto Repole, che si è rivolto ad un’umanità ferita, vulnerabile e malata:

“Abbiamo bisogno di sentire la compassione!”

  • La seconda è stata pronunciata da una religiosa nell’introduzione della messa:

“L’altro mi guarda e mi riguarda”

Quest’ultima frase sembra un gioco di parole.

  • “Mi ri-guarda“: mi guarda a sua volta dopo che io l’ho guardato, dopo che io gli ho prestato attenzione, dato ascolto, teso la mano…
  • “Mi riguarda“: mi interessa, mi sta a cuore la sua vita, la sua felicità…

Coinvolgersi nell’esistenza del prossimo è, quindi, l’essenza della missione. E quanto più questo mondo perde la sua umanità, tanto più “c’è bisogno di discepoli missionari”, ha affermato l’Arcivescovo.

C’è bisogno anche di gesti concreti: non per “fare qualcosa per gli altri”, ma per “vivere con gli altri”, condividendo la loro storia, le loro fatiche e le loro speranze.incontri_spazio-spadoni_festival-della-missione

La missione, perciò, si intreccia con le opere di misericordia; non è un cammino solitario, ma un mosaico di volti tra i quali possiamo scorgere quello di Cristo:

  • Il volto misericordioso chino su un povero;
  • il volto fisso alla volontà del Padre;
  • il volto irremovibile di fronte ai mercanti nel tempio;
  • il volto trasfigurato sul Tabor;
  • il volto impresso sul velo della Veronica;
  • il volto ferito sulla Croce;
  • il volto amico tra i discepoli affranti.

Sono tanti i volti incontrati al Festival della Missione, di provenienze e carismi differenti: missionari, religiose, laici, bambini, famiglie, sacerdoti, vescovi, cardinali, volontari, passanti, curiosi, giornalisti, relatori, animatori, catechisti, giovani, frati, gruppi, movimenti…

Tra questi, al gazebo di spazio + spadoni, c’erano anche Luigi Spadoni, Umberto e Donatella: cuori spalancati come finestre.

Fam-Banchi_spaziospadoni_festival-della-missione

          Umberto Banchi e Donatella Bordati

Informazioni che sanno essere ponti.

Abbracci che ti fanno sentire in famiglia.

Foulards che dicono appartenenza.

Energie che generano nuovi percorsi.

Grazie per questo Festival della Missione!

Una festa dei volti in cui si sono incrociati gli sguardi e i sorrisi di chi condivide gli stessi sogni e la passione per un mondo più giusto e fraterno.

Ora, il prossimo volto è quello di chi, lontano, attende di sentirsi prossimo e… il prossimo.

Immagini

Si è concluso il Festival della Missione. Torino, dal 9 al 12 ottobre, ha dato spazio ai volti, ai sorrisi, agli abbracci, agli incontri

Nessuna tecnologia al mondo potrà mai sostituire i rapporti umani, la vicinanza, gli sguardi, gli abbracci. Perché negli incontri (reali) tra le persone si realizza tutto ciò che fa da sfondo alle opere di misericordia: l’empatia, il contatto, la gioia di dire all’altro “eccomi, ci sono”.
Esser-CI, per farsi prossimo. Anzi, per dirla con lo slogan del Festival della Missione 2025, “il volto prossimo”.

Ora che sono tornati tutti a casa – nelle rispettive diocesi, ai propri impegni, alla frenetica routine – resta il ricordo di quattro belle giornate di sole, dense di eventi, parole, attività.

Abbracci_spaziospadoni_festiva-della-missione

Luigi Spadoni con il biblista Carlo Miglietta

Rimane impressa soprattutto una lezione: la missione non può prescindere dall’incontro.

C’è bisogno di uno spazio e di un tempo affinché possa crearsi una relazione; occorre ascoltarsi a vicenda per diventare davvero fratelli.

Basterebbe guardare all’Africa, dove la gente si ferma, si intrattiene, instaura rapporti profondi e fecondi.

Paradossalmente, invece, noi che corriamo siamo quelli che più di tutti restano impantanati nel fango.

Quello della fretta, della superficialità, della non-misericordia.

Come fai a visitare un ammalato o a consolare un afflitto
se prima non sosti con lui?

Come consigli un dubbioso
se non ti dai il tempo di comprendere i suoi dubbi?

Come puoi accogliere un pellegrino
se scalpiti davanti alla porta di casa per correre altrove?

Come riuscirai a perdonare un’offesa
senza fissare gli occhi di chi ti ha fatto del male con uno sguardo diverso?

L’elenco potrebbe continuare ad oltranza, per ogni singola opera di misericordia.
Ma due espressioni in particolare – pronunciate durante la celebrazione eucaristica conclusiva del Festival nella chiesa di San Filippo Neri – ne potrebbero rappresentare la sintesi.

  • La prima è dell’arcivescovo della diocesi di Torino, il Card. Roberto Repole, che si è rivolto ad un’umanità ferita, vulnerabile e malata:

“Abbiamo bisogno di sentire la compassione!”

  • La seconda è stata pronunciata da una religiosa nell’introduzione della messa:

“L’altro mi guarda e mi riguarda”

Quest’ultima frase sembra un gioco di parole.

  • “Mi ri-guarda“: mi guarda a sua volta dopo che io l’ho guardato, dopo che io gli ho prestato attenzione, dato ascolto, teso la mano…
  • “Mi riguarda“: mi interessa, mi sta a cuore la sua vita, la sua felicità…

Coinvolgersi nell’esistenza del prossimo è, quindi, l’essenza della missione. E quanto più questo mondo perde la sua umanità, tanto più “c’è bisogno di discepoli missionari”, ha affermato l’Arcivescovo.

C’è bisogno anche di gesti concreti: non per “fare qualcosa per gli altri”, ma per “vivere con gli altri”, condividendo la loro storia, le loro fatiche e le loro speranze.incontri_spazio-spadoni_festival-della-missione

La missione, perciò, si intreccia con le opere di misericordia; non è un cammino solitario, ma un mosaico di volti tra i quali possiamo scorgere quello di Cristo:

  • Il volto misericordioso chino su un povero;
  • il volto fisso alla volontà del Padre;
  • il volto irremovibile di fronte ai mercanti nel tempio;
  • il volto trasfigurato sul Tabor;
  • il volto impresso sul velo della Veronica;
  • il volto ferito sulla Croce;
  • il volto amico tra i discepoli affranti.

Sono tanti i volti incontrati al Festival della Missione, di provenienze e carismi differenti: missionari, religiose, laici, bambini, famiglie, sacerdoti, vescovi, cardinali, volontari, passanti, curiosi, giornalisti, relatori, animatori, catechisti, giovani, frati, gruppi, movimenti…

Tra questi, al gazebo di spazio + spadoni, c’erano anche Luigi Spadoni, Umberto e Donatella: cuori spalancati come finestre.

Fam-Banchi_spaziospadoni_festival-della-missione

          Umberto Banchi e Donatella Bordati

Informazioni che sanno essere ponti.

Abbracci che ti fanno sentire in famiglia.

Foulards che dicono appartenenza.

Energie che generano nuovi percorsi.

Grazie per questo Festival della Missione!

Una festa dei volti in cui si sono incrociati gli sguardi e i sorrisi di chi condivide gli stessi sogni e la passione per un mondo più giusto e fraterno.

Ora, il prossimo volto è quello di chi, lontano, attende di sentirsi prossimo e… il prossimo.

Immagini

LuigiSpadoni-LoredanaBrigante_spaziospadoni_festival-della-missione
LuigiSpadoni-LoredanaBrigante_spaziospadoni_festival-della-missione

Luigi Spadoni e Loredana Brigante a Torino

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