L’esperienza di Enrico in Etiopia

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17 Aprile 2025

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In missione si scopre che si va a “toccare la vita delle persone”. Ecco perché è importante che i giovani vivano un’esperienza missionaria

(di Elisabetta Vitali)

«Quando due anni fa scoprì la missione mi dissi che sarei dovuto andare anch’io a fare servizio, a dare un aiuto. Solo ora, tornato dalla mia esperienza in Etiopia, ho capito che non sono andato in missione per fare ma per vedere e toccare la vita delle persone», così racconta Enrico, 23 anni, quando spiega la motivazione che lo ha spinto a partire per Soddo insieme alle Missioni estere dei Cappuccini.

In lui il desiderio di partire è nato dalla necessità di «sapere come poteva essere la mia vita se fossi nato in un altro posto nel mondo, e vedere come altri valori, altri punti di vista e altri modi di vivere la vita sono giusti tanto quanto lo sono i miei».

Durante la sua esperienza durata circa un mese, è stato ospitato in una scuola per ragazzi in situazioni di disagio e insieme a un gruppo di giovani si è occupato di visitare i villaggi dedicandosi alle adozioni a distanza.

L’impatto all’arrivo in questi villaggi è stato per lui molto forte, sorpreso soprattutto da un’accoglienza immeritata e accompagnata dalla consapevolezza di un’impotenza di fronte alle richieste di un aiuto.

Un’immagine che si porta nel cuore è quella della partenza dal centro sostenuto dalle Missioni estere Cappuccini, nel momento in cui doveva far rientro in Italia a fine esperienza.

Insieme a un ragazzo lì ospitato si è commosso nello scoprire che era diventato per lui un amico e che ognuno di quei ragazzi lo avrebbe ricordato con affetto.

In quel momento ha sperimentato che quello che noi consideriamo un povero è in realtà una persona, con un proprio carattere, i propri sogni e le proprie speranze, e che, come tale, ha la stessa nostra dignità che va rispettata.

Quando gli chiediamo se vuole lasciare un messaggio ai giovani, lui riflette e ci dice: «Aprite gli orizzonti. Bisogna toccare le cose con mano, uscire dal proprio orticello curato e andare a incontrare gli altri dal vivo, andate nei quartieri più periferici della vostra città, partite da lì perché il povero non è solo in Etiopia o in Africa o in altri paesi del mondo. Non frenatevi: oggi non è così assurdo andare in missione, ci sono tante opportunità basta saperle cogliere. I miei amici, nel dirgli che sarei partito in missione, mi guardavano come se fossi un alieno, eppure io non ho fatto niente di speciale se non dire “si”».

Fonte

  • Popoli e Missione (giugno 2024)

Immagine

  • Foto di Martina Luchi

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