Commercio equo e solidale e misericordia: intreccio di giustizia e umanità
Il secondo sabato di maggio, si celebra la Giornata Mondiale del Commercio equo e solidale; quest’anno, è stata il 10 maggio
La Giornata Mondiale del Commercio Equo e Solidale è un’occasione preziosa per riflettere su un modello economico che mette al centro la dignità dell’uomo e la giustizia sociale. In un mondo in cui le disuguaglianze globali continuano a crescere, il commercio equo rappresenta un segno concreto di speranza e cambiamento: un’economia che non sfrutta, ma promuove.
Ma cosa c’entra la misericordia con il commercio?
Apparentemente, i due concetti sembrano appartenere a sfere diverse — una religiosa, l’altra economica. In realtà, se si guarda in profondità, il commercio equo e solidale è una forma di misericordia “organizzata”, strutturata per diventare sistema. È una misericordia che non si limita all’elemosina o al soccorso immediato, ma si incarna nella costruzione di relazioni giuste e durature, dove il rispetto dei diritti, dell’ambiente e della dignità delle persone diventa fondamento dell’agire economico.
Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, ci invitava a “pensare e agire in termini di comunità” e a non accettare che il profitto venga prima della persona. Il commercio equo risponde esattamente a questa chiamata: i produttori, spesso dei Paesi del Sud del mondo, vengono messi nelle condizioni di vivere del proprio lavoro, grazie a filiere trasparenti, prezzi equi e relazioni paritarie. È un’economia della misericordia perché riconosce l’altro come fratello, non come strumento.
Per un movimento come spazio + spadoni, impegnato a coniugare evangelizzazione e promozione umana, questo intreccio è fondamentale. La misericordia, vissuta nella concretezza delle opere, trova nel commercio equo un’alleanza naturale: perché scegliere cosa consumare, come spendere e a chi dare fiducia è già una forma di impegno per un mondo più giusto. E dunque, anche più umano.