Opere di misericordia a Ferragosto con la Comunità di Sant’Egidio

Ferragosto con la Comunità di Sant’Egidio: feste di solidarietà e condivisione con senza dimora, anziani e rifugiati
Nel cuore dell’estate italiana, mentre la maggior parte del Paese si ferma per godere delle ferie e delle giornate al mare, c’è chi sceglie di trasformare il Ferragosto in un’occasione di condivisione, accoglienza e fraternità. È il caso della Comunità di Sant’Egidio, che anche quest’anno, per il 15 agosto, ha dato vita a una rete diffusa di feste solidali in tutta Italia, portando aiuto concreto, calore umano e amicizia a chi vive ai margini della società.
La giornata del Ferragosto è spesso, per molti, un tempo vuoto. Per altri, può diventare addirittura un momento di particolare solitudine. Ed è proprio in questo vuoto che si inserisce l’azione della Comunità: un gesto di prossimità che supera l’assistenzialismo e diventa relazione, comunità viva, partecipazione inclusiva.
L’accoglienza che diventa testimonianza
La parola d’ordine è “inclusione”. In tutte le città coinvolte, i volontari di Sant’Egidio hanno aperto le porte – delle mense, delle case, delle piazze – a persone senza dimora, anziani soli, migranti, rifugiati, detenuti. Uomini e donne che troppo spesso restano invisibili nella nostra quotidianità, in questo giorno sono diventati protagonisti.
A Roma, nel cuore di Trastevere, nella storica mensa di via Dandolo 10, si è svolto alle 12 uno degli appuntamenti più significativi. Qui, un pranzo comunitario ha unito centinaia di persone, tra ospiti e volontari, in un clima di festa e semplicità. Tra i camerieri e i cuochi, molti rifugiati afghani, giunti in Italia grazie ai corridoi umanitari avviati dalla Comunità in collaborazione con le istituzioni italiane e le Chiese locali. Per loro, il 15 agosto ha un doppio significato: non solo la festa dell’accoglienza, ma anche il ricordo della fuga da Kabul, iniziata esattamente quattro anni fa, il 15 agosto 2021. In quell’occasione, centinaia di famiglie trovarono protezione in Italia e oggi, a distanza di tempo, donano a loro volta, servendo a tavola altri fragili. Chi era rifugiato diventa rifugio. È questa la potenza dell’incontro.
Quando la solidarietà si fa casa
Oltre alle mense, le feste si sono svolte e si svolgeranno anche nei co-housing e nelle convivenze solidali, progetti avviati da Sant’Egidio per anziani, ex senzatetto e persone con disabilità. Qui, il Ferragosto ha il sapore di una nuova quotidianità, fondata su piccoli gesti di convivenza e reciprocità. La tavola apparecchiata insieme, la musica, un pranzo preparato con cura. Tutti elementi che costruiscono, giorno dopo giorno, una comunità che si prende cura dei suoi membri più fragili.
Anche famiglie italiane in difficoltà, spesso beneficiarie dei pacchi alimentari distribuiti settimanalmente dalla Comunità, sono state invitate a partecipare: non solo per ricevere, ma per condividere. Perché la povertà non è solo materiale, ma spesso è anche mancanza di relazioni, e il Ferragosto solidale prova a colmare proprio questa distanza.
Dentro le mura: umanità in carcere
Un altro gesto emblematico della giornata è rappresentato dalle “cocomerate” nelle carceri. Una tradizione che si rinnova ogni anno e che ha coinvolto oltre 3.000 detenuti solo nella città di Roma. Il 14 agosto, l’appuntamento è stato con le donne del carcere di Rebibbia femminile, mentre il giorno seguente la festa ha raggiunto il Nuovo Complesso maschile di Rebibbia, Regina Coeli e il carcere minorile di Casal del Marmo, oltre a strutture penitenziarie nei dintorni, come Civitavecchia.
Portare il cocomero, frutto simbolo dell’estate, dietro le sbarre è un gesto semplice, ma carico di significato: ricordare che ogni persona ha diritto alla speranza, alla dignità, al calore umano, anche e soprattutto in luoghi dove tutto sembra negarlo.
Da Nord a Sud, una rete che accoglie
Il Ferragosto solidale non si è limitato alla capitale. In tante città italiane, la rete della Comunità di Sant’Egidio ha dato vita a feste simili.
A Milano, la festa nel quartiere Corvetto, presso lo spazio “Living Together”, uno dei luoghi simbolo della solidarietà urbana. A Genova, appuntamenti alla mensa di piazza Santa Sabina, nel carcere di Marassi, nella Casa dell’Amicizia di Pra’ e in diverse zone della città. A Padova, nel cuore del centro storico, presso la Casa dell’Amicizia in via Santa Maria in Conio.
Ognuno di questi momenti è stato un piccolo miracolo di prossimità: anziani, migranti, famiglie in difficoltà, studenti, volontari e persone con fragilità hanno mangiato insieme, abbattendo barriere invisibili, ma potenti.
Un segno profetico in tempi difficili
In un mondo lacerato da guerre, esclusioni, povertà e solitudini crescenti, la festa della Comunità di Sant’Egidio assume un significato profondo. Non si tratta di una semplice iniziativa benefica, ma di un gesto profetico: affermare, con la concretezza di un pranzo o di una fetta d’anguria, che la pace è possibile, che la fraternità è reale, che l’umanità può essere più forte della paura.
Chi partecipa a queste feste non riceve solo cibo, ma una presenza amica, uno sguardo, una parola buona. Un gesto che riconsegna alle persone la loro dignità, spesso dimenticata o negata.
La scelta di Sant’Egidio di festeggiare Ferragosto insieme ai poveri non è solo una proposta sociale, ma un’espressione concreta del Vangelo vissuto nella città, nel nostro tempo, tra le nostre contraddizioni. È una testimonianza laica e religiosa insieme, aperta a tutti, capace di costruire ponti là dove altri alzano muri.
Per chi guarda a queste esperienze da realtà come spazio + spadoni, orientate alla promozione del volontariato e delle opere di misericordia, il Ferragosto solidale di Sant’Egidio rappresenta una traccia da seguire: si può trasformare una giornata qualunque in un laboratorio di fraternità. Basta volerlo, basta esserci.
Fonte e immagine
Ferragosto con la Comunità di Sant’Egidio: feste di solidarietà e condivisione con senza dimora, anziani e rifugiati
Nel cuore dell’estate italiana, mentre la maggior parte del Paese si ferma per godere delle ferie e delle giornate al mare, c’è chi sceglie di trasformare il Ferragosto in un’occasione di condivisione, accoglienza e fraternità. È il caso della Comunità di Sant’Egidio, che anche quest’anno, per il 15 agosto, ha dato vita a una rete diffusa di feste solidali in tutta Italia, portando aiuto concreto, calore umano e amicizia a chi vive ai margini della società.
La giornata del Ferragosto è spesso, per molti, un tempo vuoto. Per altri, può diventare addirittura un momento di particolare solitudine. Ed è proprio in questo vuoto che si inserisce l’azione della Comunità: un gesto di prossimità che supera l’assistenzialismo e diventa relazione, comunità viva, partecipazione inclusiva.
L’accoglienza che diventa testimonianza
La parola d’ordine è “inclusione”. In tutte le città coinvolte, i volontari di Sant’Egidio hanno aperto le porte – delle mense, delle case, delle piazze – a persone senza dimora, anziani soli, migranti, rifugiati, detenuti. Uomini e donne che troppo spesso restano invisibili nella nostra quotidianità, in questo giorno sono diventati protagonisti.
A Roma, nel cuore di Trastevere, nella storica mensa di via Dandolo 10, si è svolto alle 12 uno degli appuntamenti più significativi. Qui, un pranzo comunitario ha unito centinaia di persone, tra ospiti e volontari, in un clima di festa e semplicità. Tra i camerieri e i cuochi, molti rifugiati afghani, giunti in Italia grazie ai corridoi umanitari avviati dalla Comunità in collaborazione con le istituzioni italiane e le Chiese locali. Per loro, il 15 agosto ha un doppio significato: non solo la festa dell’accoglienza, ma anche il ricordo della fuga da Kabul, iniziata esattamente quattro anni fa, il 15 agosto 2021. In quell’occasione, centinaia di famiglie trovarono protezione in Italia e oggi, a distanza di tempo, donano a loro volta, servendo a tavola altri fragili. Chi era rifugiato diventa rifugio. È questa la potenza dell’incontro.
Quando la solidarietà si fa casa
Oltre alle mense, le feste si sono svolte e si svolgeranno anche nei co-housing e nelle convivenze solidali, progetti avviati da Sant’Egidio per anziani, ex senzatetto e persone con disabilità. Qui, il Ferragosto ha il sapore di una nuova quotidianità, fondata su piccoli gesti di convivenza e reciprocità. La tavola apparecchiata insieme, la musica, un pranzo preparato con cura. Tutti elementi che costruiscono, giorno dopo giorno, una comunità che si prende cura dei suoi membri più fragili.
Anche famiglie italiane in difficoltà, spesso beneficiarie dei pacchi alimentari distribuiti settimanalmente dalla Comunità, sono state invitate a partecipare: non solo per ricevere, ma per condividere. Perché la povertà non è solo materiale, ma spesso è anche mancanza di relazioni, e il Ferragosto solidale prova a colmare proprio questa distanza.
Dentro le mura: umanità in carcere
Un altro gesto emblematico della giornata è rappresentato dalle “cocomerate” nelle carceri. Una tradizione che si rinnova ogni anno e che ha coinvolto oltre 3.000 detenuti solo nella città di Roma. Il 14 agosto, l’appuntamento è stato con le donne del carcere di Rebibbia femminile, mentre il giorno seguente la festa ha raggiunto il Nuovo Complesso maschile di Rebibbia, Regina Coeli e il carcere minorile di Casal del Marmo, oltre a strutture penitenziarie nei dintorni, come Civitavecchia.
Portare il cocomero, frutto simbolo dell’estate, dietro le sbarre è un gesto semplice, ma carico di significato: ricordare che ogni persona ha diritto alla speranza, alla dignità, al calore umano, anche e soprattutto in luoghi dove tutto sembra negarlo.
Da Nord a Sud, una rete che accoglie
Il Ferragosto solidale non si è limitato alla capitale. In tante città italiane, la rete della Comunità di Sant’Egidio ha dato vita a feste simili.
A Milano, la festa nel quartiere Corvetto, presso lo spazio “Living Together”, uno dei luoghi simbolo della solidarietà urbana. A Genova, appuntamenti alla mensa di piazza Santa Sabina, nel carcere di Marassi, nella Casa dell’Amicizia di Pra’ e in diverse zone della città. A Padova, nel cuore del centro storico, presso la Casa dell’Amicizia in via Santa Maria in Conio.
Ognuno di questi momenti è stato un piccolo miracolo di prossimità: anziani, migranti, famiglie in difficoltà, studenti, volontari e persone con fragilità hanno mangiato insieme, abbattendo barriere invisibili, ma potenti.
Un segno profetico in tempi difficili
In un mondo lacerato da guerre, esclusioni, povertà e solitudini crescenti, la festa della Comunità di Sant’Egidio assume un significato profondo. Non si tratta di una semplice iniziativa benefica, ma di un gesto profetico: affermare, con la concretezza di un pranzo o di una fetta d’anguria, che la pace è possibile, che la fraternità è reale, che l’umanità può essere più forte della paura.
Chi partecipa a queste feste non riceve solo cibo, ma una presenza amica, uno sguardo, una parola buona. Un gesto che riconsegna alle persone la loro dignità, spesso dimenticata o negata.
La scelta di Sant’Egidio di festeggiare Ferragosto insieme ai poveri non è solo una proposta sociale, ma un’espressione concreta del Vangelo vissuto nella città, nel nostro tempo, tra le nostre contraddizioni. È una testimonianza laica e religiosa insieme, aperta a tutti, capace di costruire ponti là dove altri alzano muri.
Per chi guarda a queste esperienze da realtà come spazio + spadoni, orientate alla promozione del volontariato e delle opere di misericordia, il Ferragosto solidale di Sant’Egidio rappresenta una traccia da seguire: si può trasformare una giornata qualunque in un laboratorio di fraternità. Basta volerlo, basta esserci.
Fonte e immagine
