Il fiume che travolge vite tra opere di misericordia

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7 Luglio 2025

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Foto di lalesh aldarwish (Pexels)

Durante eventi catastrofici come l’alluvione in Texas del 4 luglio, le opere di misericordia assumono un significato ancora più profondo

Venerdì scorso, in una giornata che doveva essere di festa per tutti gli Stati Uniti, n meno di 45 minuti, nella regione collinare del Texas centrale, il fiume Guadalupe si è innalzato di oltre 7 metri, travolgendo persone e cose.

Il bilancio è drammatico: almeno 82 vittime e oltre 40 dispersi, secondo i dati ufficiali aggiornati al 6 luglio.

Sono almeno 28 le bambine che hanno perso la vita. Erano ospiti del “Camp Mystic”, lo storico campo cristiano per ragazze fondato nel 1926 da E.J. “Doc” Stewart, ex allenatore di football all’Università del Texas.
Situato sulla riva del fiume Guadalupe, tra cipressi, querce e noci pecan, aveva come obiettivo quello di offrire a bambine e ragazze un’estate “all’insegna dei valori cristiani e dello sviluppo personale”.  Da un secolo, diverse generazioni vi avevano trovato sollievo a corpo e anima; quest’anno, erano 750 le giovanissime ospiti.

E, nel tentativo di salvarle, è morto eroicamente il direttore del “Camp Mystic” Dick Eastland, travolto nella sua auto insieme alla moglie e ad altre tre ragazze. “Dick è morto facendo ciò che amava”, hanno detto di lui. Ha praticamente dato la sua vita per amore: della sua missione, del suo lavoro, delle sue bambine.

In risposta alla tragedia, la comunità cristiana si è mobilitata con gesti di carità concreti. Chiese locali hanno aperto le proprie porte come centri di accoglienza, offrendo rifugio, cibo, ascolto e preghiera, contribuendo a riscaldare i cuori e le esigenze materiali dei sopravvissuti. E’ stata lanciata anche una raccolta fondi a beneficio delle famiglie colpite, a cui si sta prestando anche assistenza psicologica.

Le piogge continuano incessanti, così come le preghiere dal mondo intero, sulla scia dell’invito di Papa Leone XIV nell’Angelus di ieri: “Preghiamo per loro”. Un accorato appello a cui si unisce anche spazio + spadoni.

Le operazioni di soccorso proseguono senza sosta e gli angeli del fango, tra soccorritori e volontari, non smettono di cercare e di sperare.

Nella devastazione, nel dolore, nel lutto di tante famiglie, la risposta cristiana sta incarnando la “misericordia in azione”: non solo preghiera, ma presenza concreta. Nel momento della prova, il cuore cristiano capace di misericordia può trasformarsi in rifugio, cura e speranza.

Durante eventi catastrofici come l’alluvione avvenuta in Texas, le opere di misericordia assumono un significato ancora più profondo e concreto. In queste situazioni drammatiche, dove la vita quotidiana viene stravolta e la sofferenza tocca ogni strato della popolazione, la misericordia non è solo un principio spirituale, ma una necessità urgente e tangibile.

E non si tratta solo di opere di misericordia corporali, che rispondono a bisogni fisiologici come la fame, la sete, ecc. In questi frangenti, diventano fondamentali le opere di misericordia spirituali, soprattutto consolare gli afflitti e pregare per i vivi e i defunti.
In momenti in cui la disperazione può prendere il sopravvento, offrire una parola di speranza, una preghiera condivisa, o semplicemente l’ascolto silenzioso, può ridare forza e dignità a chi è stato colpito dalla calamità.

L’alluvione in Texas, come ogni tragedia, mette in luce le fragilità umane, ma rivela anche la bellezza della solidarietà. Le opere di misericordia diventano ponti tra chi soffre e chi sceglie di non restare indifferente. Esse ci ricordano che, anche nel fango e nella morte, l’amore concreto e gratuito è capace di generare luce, fraternità e speranza.

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Durante eventi catastrofici come l’alluvione in Texas del 4 luglio, le opere di misericordia assumono un significato ancora più profondo

Venerdì scorso, in una giornata che doveva essere di festa per tutti gli Stati Uniti, n meno di 45 minuti, nella regione collinare del Texas centrale, il fiume Guadalupe si è innalzato di oltre 7 metri, travolgendo persone e cose.

Il bilancio è drammatico: almeno 82 vittime e oltre 40 dispersi, secondo i dati ufficiali aggiornati al 6 luglio.

Sono almeno 28 le bambine che hanno perso la vita. Erano ospiti del “Camp Mystic”, lo storico campo cristiano per ragazze fondato nel 1926 da E.J. “Doc” Stewart, ex allenatore di football all’Università del Texas.
Situato sulla riva del fiume Guadalupe, tra cipressi, querce e noci pecan, aveva come obiettivo quello di offrire a bambine e ragazze un’estate “all’insegna dei valori cristiani e dello sviluppo personale”.  Da un secolo, diverse generazioni vi avevano trovato sollievo a corpo e anima; quest’anno, erano 750 le giovanissime ospiti.

E, nel tentativo di salvarle, è morto eroicamente il direttore del “Camp Mystic” Dick Eastland, travolto nella sua auto insieme alla moglie e ad altre tre ragazze. “Dick è morto facendo ciò che amava”, hanno detto di lui. Ha praticamente dato la sua vita per amore: della sua missione, del suo lavoro, delle sue bambine.

In risposta alla tragedia, la comunità cristiana si è mobilitata con gesti di carità concreti. Chiese locali hanno aperto le proprie porte come centri di accoglienza, offrendo rifugio, cibo, ascolto e preghiera, contribuendo a riscaldare i cuori e le esigenze materiali dei sopravvissuti. E’ stata lanciata anche una raccolta fondi a beneficio delle famiglie colpite, a cui si sta prestando anche assistenza psicologica.

Le piogge continuano incessanti, così come le preghiere dal mondo intero, sulla scia dell’invito di Papa Leone XIV nell’Angelus di ieri: “Preghiamo per loro”. Un accorato appello a cui si unisce anche spazio + spadoni.

Le operazioni di soccorso proseguono senza sosta e gli angeli del fango, tra soccorritori e volontari, non smettono di cercare e di sperare.

Nella devastazione, nel dolore, nel lutto di tante famiglie, la risposta cristiana sta incarnando la “misericordia in azione”: non solo preghiera, ma presenza concreta. Nel momento della prova, il cuore cristiano capace di misericordia può trasformarsi in rifugio, cura e speranza.

Durante eventi catastrofici come l’alluvione avvenuta in Texas, le opere di misericordia assumono un significato ancora più profondo e concreto. In queste situazioni drammatiche, dove la vita quotidiana viene stravolta e la sofferenza tocca ogni strato della popolazione, la misericordia non è solo un principio spirituale, ma una necessità urgente e tangibile.

E non si tratta solo di opere di misericordia corporali, che rispondono a bisogni fisiologici come la fame, la sete, ecc. In questi frangenti, diventano fondamentali le opere di misericordia spirituali, soprattutto consolare gli afflitti e pregare per i vivi e i defunti.
In momenti in cui la disperazione può prendere il sopravvento, offrire una parola di speranza, una preghiera condivisa, o semplicemente l’ascolto silenzioso, può ridare forza e dignità a chi è stato colpito dalla calamità.

L’alluvione in Texas, come ogni tragedia, mette in luce le fragilità umane, ma rivela anche la bellezza della solidarietà. Le opere di misericordia diventano ponti tra chi soffre e chi sceglie di non restare indifferente. Esse ci ricordano che, anche nel fango e nella morte, l’amore concreto e gratuito è capace di generare luce, fraternità e speranza.

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