Pakistan | Le opere di misericordia che asciugano lacrime e pioggia

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23 Agosto 2025

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Pakistan sotto il diluvio: un’emergenza senza precedenti. Chiese e istituti cattolici offrono rifugio tra frane e difficoltà

Le piogge monsoniche e i violenti nubifragi stanno trasformando vaste aree del Pakistan in un Paese sommerso da acqua, fango e disperazione. Il bilancio ufficiale della National Disaster Management Authority (NDMA) parla di 706 morti e quasi 1.000 feriti in tre mesi. Di queste, ben 427 vittime si contano nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa (KP), e altre decine nei distretti limitrofi. Migliaia sono le persone sfollate. È un bilancio tragico, che evidenzia una grave emergenza umanitaria.

Misericordia in azione: le chiese come rifugio umano e spirituale

Di fronte a questa catastrofe, le chiese e gli istituti cattolici si stanno facendo carico dell’urgenza, come riferisce all’Agenzia Fides p. Asif John Khokhar, vicario generale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan.

“Si è attivata la solidarietà delle comunità cristiane, soprattutto tramite la Caritas e le singole parrocchie”, dice. Si aprono porte e si offrono rifugio, un pasto caldo, vestiario, coperte e sostegno spirituale.

In tanti  – sacerdoti, religiose e laici – stanno facendo proprie diverse opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati, offrire riparo a chi non ha casa, vestire chi è rimasto senza nulla, dare da bere agli assetati, visitare gli infermi, consolare gli afflitti — tutti gesti di compassione incarnata.

Non è solo solidarietà: è cura delle persone, della loro esistenza e dignità. E’ mettersi a disposizione di famiglie, comunità e villaggi che, sommersi dalle alluvioni, faticano ad andare avanti e rischiano la vita.

Per via delle comunicazioni difficili, delle connessioni telefoniche ed elettriche danneggiate o assenti, la situazione diventa poi più complicata. Si cerca di organizzare gli aiuti, ma anche il governo provinciale è in difficoltà. Per questa ragione, il contributo e la rete delle comunità cristiane si rivelano ancora più necessari e preziosi.

Dove crollano i ponti, sono gli uomini a farsi ponte di fraternità e misericordia. Le chiese in Pakistan si sono  trasformate in centri di accoglienza, punti di ristoro e di speranza, e il Vangelo diventa la carezza che asciuga le lacrime e (un po’) anche la pioggia.

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Pakistan sotto il diluvio: un’emergenza senza precedenti. Chiese e istituti cattolici offrono rifugio tra frane e difficoltà

Le piogge monsoniche e i violenti nubifragi stanno trasformando vaste aree del Pakistan in un Paese sommerso da acqua, fango e disperazione. Il bilancio ufficiale della National Disaster Management Authority (NDMA) parla di 706 morti e quasi 1.000 feriti in tre mesi. Di queste, ben 427 vittime si contano nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa (KP), e altre decine nei distretti limitrofi. Migliaia sono le persone sfollate. È un bilancio tragico, che evidenzia una grave emergenza umanitaria.

Misericordia in azione: le chiese come rifugio umano e spirituale

Di fronte a questa catastrofe, le chiese e gli istituti cattolici si stanno facendo carico dell’urgenza, come riferisce all’Agenzia Fides p. Asif John Khokhar, vicario generale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan.

“Si è attivata la solidarietà delle comunità cristiane, soprattutto tramite la Caritas e le singole parrocchie”, dice. Si aprono porte e si offrono rifugio, un pasto caldo, vestiario, coperte e sostegno spirituale.

In tanti  – sacerdoti, religiose e laici – stanno facendo proprie diverse opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati, offrire riparo a chi non ha casa, vestire chi è rimasto senza nulla, dare da bere agli assetati, visitare gli infermi, consolare gli afflitti — tutti gesti di compassione incarnata.

Non è solo solidarietà: è cura delle persone, della loro esistenza e dignità. E’ mettersi a disposizione di famiglie, comunità e villaggi che, sommersi dalle alluvioni, faticano ad andare avanti e rischiano la vita.

Per via delle comunicazioni difficili, delle connessioni telefoniche ed elettriche danneggiate o assenti, la situazione diventa poi più complicata. Si cerca di organizzare gli aiuti, ma anche il governo provinciale è in difficoltà. Per questa ragione, il contributo e la rete delle comunità cristiane si rivelano ancora più necessari e preziosi.

Dove crollano i ponti, sono gli uomini a farsi ponte di fraternità e misericordia. Le chiese in Pakistan si sono  trasformate in centri di accoglienza, punti di ristoro e di speranza, e il Vangelo diventa la carezza che asciuga le lacrime e (un po’) anche la pioggia.

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