Pregare per i vivi e per i morti, vittime del terremoto in Afghanistan

il: 

1 Settembre 2025

di: 

Terremoto-Afghanistan-opere-misericordia

Oltre 800 morti e 3000 feriti per il sisma in Afghanistan. L’urgenza della solidarietà e delle opere di misericordia

La terra ha tremato nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2025, quando un violento sisma di magnitudo 6.0 ha squassato l’est dell’Afghanistan, con epicentro vicino a Jalalabad. Le regioni più colpite sono Kunar e Nangarhar, dove interi villaggi di case in fango e pietra sono stati rasi al suolo. Il bilancio iniziale parla di almeno 800 morti e oltre 2.500 feriti.

Le difficoltà della risposta umanitaria

Le operazioni di soccorso si stanno svolgendo in condizioni estreme: la zona è montuosa, le strade bloccate da frane, le comunicazioni praticamente assenti. Elicotteri e team militari sono stati mobilitati, ma la logistica – anche a causa dei tagli ai finanziamenti – è gravemente compromessa.

Altre criticità emergono dalle stesse agenzie sanitarie e dai residenti: “Sono molte le difficoltà nel trasportare le donne in ospedale, per motivi culturali”, segnalano fonti umanitarie. L’assenza di personale femminile nei soccorsi ostacola l’accesso alle cure nelle comunità più conservatrici.

La richiesta di aiuti internazionali è immediata e pressante: l’ONU, la Mezzaluna Rossa, l’Indian Red Cross, UNICEF e altre organizzazioni sono già al lavoro sul campo. Anche Paesi come Iran e India hanno portato sostegno: l’Iran ha inviato aiuti umanitari e medici, l’India ha donato tende e alimenti.

Ma la crisi afghana si somma a una situazione già disperata: molti vivono in emergenza alimentare, le infrastrutture sanitarie sono fragili, l’eredità delle sanzioni e la diffidenza internazionale verso il regime talebano hanno ulteriormente penalizzato l’apporto d’aiuti.

Le opere di misericordia: un richiamo all’azione concreta

In questo scenario di devastazione, le opere di misericordia, corpo centrale della tradizione cristiana, risuonano oggi come imperativo urgente. Ricordiamo quelle corporali:

  1. Dar da mangiare agli affamati – Molti sopravvissuti non hanno accesso a cibo sicuro; l’assistenza alimentare è fondamentale.

  2. Dar da bere agli assetati – L’acqua potabile scarseggia, e il rischio di malattie è alto.

  3. Vestire gli ignudi – Chi ha perso tutto, dalle case ai beni personali, ha bisogno di indumenti adeguati.

  4. Accogliere lo straniero – Molte famiglie sono sfollate: restituire un senso di casa è un gesto di misericordia.

  5. Visitare gli infermi – Le persone ferite, molte tra loro donne e bambini, attendono cure, conforto e presenza.

  6. Assistere i poveri – Gli sfollati ed i sopravvissuti vivono in situazioni di bisogno estremo.

  7. Seppellire i morti – Dare dignità a chi è morto, anche inviando materiali per cerimonie o luoghi per il culto, è un atto di umanità.

Una speranza fondata sulla carità operosa

Il sisma in Afghanistan rende visibile la lotta tra sopravvivenza e solidarietà. Le opere di misericordia non sono semplici idealità teologiche: qui preludono alla sopravvivenza, alla dignità, alla umana fraternità.

Fonte e immagine

Oltre 800 morti e 3000 feriti per il sisma in Afghanistan. L’urgenza della solidarietà e delle opere di misericordia

La terra ha tremato nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2025, quando un violento sisma di magnitudo 6.0 ha squassato l’est dell’Afghanistan, con epicentro vicino a Jalalabad. Le regioni più colpite sono Kunar e Nangarhar, dove interi villaggi di case in fango e pietra sono stati rasi al suolo. Il bilancio iniziale parla di almeno 800 morti e oltre 2.500 feriti.

Le difficoltà della risposta umanitaria

Le operazioni di soccorso si stanno svolgendo in condizioni estreme: la zona è montuosa, le strade bloccate da frane, le comunicazioni praticamente assenti. Elicotteri e team militari sono stati mobilitati, ma la logistica – anche a causa dei tagli ai finanziamenti – è gravemente compromessa.

Altre criticità emergono dalle stesse agenzie sanitarie e dai residenti: “Sono molte le difficoltà nel trasportare le donne in ospedale, per motivi culturali”, segnalano fonti umanitarie. L’assenza di personale femminile nei soccorsi ostacola l’accesso alle cure nelle comunità più conservatrici.

La richiesta di aiuti internazionali è immediata e pressante: l’ONU, la Mezzaluna Rossa, l’Indian Red Cross, UNICEF e altre organizzazioni sono già al lavoro sul campo. Anche Paesi come Iran e India hanno portato sostegno: l’Iran ha inviato aiuti umanitari e medici, l’India ha donato tende e alimenti.

Ma la crisi afghana si somma a una situazione già disperata: molti vivono in emergenza alimentare, le infrastrutture sanitarie sono fragili, l’eredità delle sanzioni e la diffidenza internazionale verso il regime talebano hanno ulteriormente penalizzato l’apporto d’aiuti.

Le opere di misericordia: un richiamo all’azione concreta

In questo scenario di devastazione, le opere di misericordia, corpo centrale della tradizione cristiana, risuonano oggi come imperativo urgente. Ricordiamo quelle corporali:

  1. Dar da mangiare agli affamati – Molti sopravvissuti non hanno accesso a cibo sicuro; l’assistenza alimentare è fondamentale.

  2. Dar da bere agli assetati – L’acqua potabile scarseggia, e il rischio di malattie è alto.

  3. Vestire gli ignudi – Chi ha perso tutto, dalle case ai beni personali, ha bisogno di indumenti adeguati.

  4. Accogliere lo straniero – Molte famiglie sono sfollate: restituire un senso di casa è un gesto di misericordia.

  5. Visitare gli infermi – Le persone ferite, molte tra loro donne e bambini, attendono cure, conforto e presenza.

  6. Assistere i poveri – Gli sfollati ed i sopravvissuti vivono in situazioni di bisogno estremo.

  7. Seppellire i morti – Dare dignità a chi è morto, anche inviando materiali per cerimonie o luoghi per il culto, è un atto di umanità.

Una speranza fondata sulla carità operosa

Il sisma in Afghanistan rende visibile la lotta tra sopravvivenza e solidarietà. Le opere di misericordia non sono semplici idealità teologiche: qui preludono alla sopravvivenza, alla dignità, alla umana fraternità.

Fonte e immagine

Terremoto-Afghanistan-opere-misericordia

CONDIVIDI

Potrebbe piacerti anche