Sunderban: case nuove, vita nuova

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24 Luglio 2025

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Opere di misericordia tra i Munda, una delle tribù più marginalizzate del Bangladesh, grazie ai missionari saveriani di Parma

Cinquanta casette in muratura, ciascuna con bagno, quattro stanze, una piccola veranda, orto, accesso all’acqua piovana ed energia solare. Sono nate così, tra i sentieri fangosi e la salinità opprimente del Sunderban, le nuove case dei Munda, una delle tribù più marginalizzate del Bangladesh. Un piccolo grande sogno diventato realtà grazie al progetto promosso dai missionari saveriani di Parma, nel cuore della foresta del Bengala, là dove la tigre reale è ancora regina indomita e la vita quotidiana è scandita da cicloni, alluvioni e miseria.

Una terra senza pace

Il Sunderban, foresta di mangrovie al confine tra Bangladesh e India, è una delle zone più fragili del pianeta. In questo territorio, dove l’agricoltura è scomparsa da oltre trent’anni, sostituita dalla redditizia ma devastante coltivazione di gamberetti d’acqua salata, anche l’acqua dolce è ormai un lusso. Il suolo è reso sterile dalla salinità, il lavoro è scarso, la disoccupazione diffusa, e le migrazioni una necessità. A questa crisi ambientale ed economica si aggiungono disastri naturali che, almeno due volte l’anno, devastano i villaggi: i cicloni e le alluvioni spazzano via le capanne di fango, lasciando la popolazione senza riparo.

È in questo contesto che vivono i Munda, una comunità tribale originaria dello stato indiano del Bihar, trasferita nel Sunderban oltre due secoli fa per lavorare al disboscamento della foresta. Oggi sono circa cinquemila. Senza terra, senza diritti, spesso senza istruzione, i Munda sono tra i gruppi più marginalizzati del Bangladesh. «Quel poco di terra che ancora possiedono lo difendono con i denti», racconta padre Luigi Paggi, missionario saveriano che ha scelto di vivere tra loro a partire dal 2004, dopo aver acquistato un piccolo appezzamento nel villaggio di Isshoripur.

Fonte e immagine

Opere di misericordia tra i Munda, una delle tribù più marginalizzate del Bangladesh, grazie ai missionari saveriani di Parma

Cinquanta casette in muratura, ciascuna con bagno, quattro stanze, una piccola veranda, orto, accesso all’acqua piovana ed energia solare. Sono nate così, tra i sentieri fangosi e la salinità opprimente del Sunderban, le nuove case dei Munda, una delle tribù più marginalizzate del Bangladesh. Un piccolo grande sogno diventato realtà grazie al progetto promosso dai missionari saveriani di Parma, nel cuore della foresta del Bengala, là dove la tigre reale è ancora regina indomita e la vita quotidiana è scandita da cicloni, alluvioni e miseria.

Una terra senza pace

Il Sunderban, foresta di mangrovie al confine tra Bangladesh e India, è una delle zone più fragili del pianeta. In questo territorio, dove l’agricoltura è scomparsa da oltre trent’anni, sostituita dalla redditizia ma devastante coltivazione di gamberetti d’acqua salata, anche l’acqua dolce è ormai un lusso. Il suolo è reso sterile dalla salinità, il lavoro è scarso, la disoccupazione diffusa, e le migrazioni una necessità. A questa crisi ambientale ed economica si aggiungono disastri naturali che, almeno due volte l’anno, devastano i villaggi: i cicloni e le alluvioni spazzano via le capanne di fango, lasciando la popolazione senza riparo.

È in questo contesto che vivono i Munda, una comunità tribale originaria dello stato indiano del Bihar, trasferita nel Sunderban oltre due secoli fa per lavorare al disboscamento della foresta. Oggi sono circa cinquemila. Senza terra, senza diritti, spesso senza istruzione, i Munda sono tra i gruppi più marginalizzati del Bangladesh. «Quel poco di terra che ancora possiedono lo difendono con i denti», racconta padre Luigi Paggi, missionario saveriano che ha scelto di vivere tra loro a partire dal 2004, dopo aver acquistato un piccolo appezzamento nel villaggio di Isshoripur.

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