“Cristo ci sorprende con la sua misericordia”

il: 

23 Giugno 2025

di: 

eucarestia

Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo,  il Papa ha celebrato la Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano

Nella messa che ha preceduto la processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, papa Leone XIV ha parlato di Gesù Cristo come risposta alla fame dell’uomo, commentando il passo del vangelo di Luca sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Una fame che non è solo quella dei morsi allo stomaco, ma degli strappi al cuore. Un bisogno del genere umano che va oltre.

E, come il papa stesso afferma, “proprio quando il sole declina e la fame cresce, mentre gli apostoli stessi chiedono di congedare la gente, Cristo ci sorprende con la sua misericordia“. La sua è vicinanza alla vita reale, ai bisogni delle persone in un preciso istante della giornata e della vita. “Egli ha compassione del popolo affamato e invita i suoi discepoli a prendersene cura: la fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno e la testimonianza della salvezza. Al contrario, questa fame riguarda la nostra relazione con Dio“.

In quest’ottica, quindi, l’opera di misericordia “dare da mangiare agli affamati” ci spinge ad annunciare Cristo a chi ancora non lo conosce, a chi non ha sperimentato l’abbondanza del suo amore. Un amore che sazia e che ristora e che “dà senso alla nostra vita”.

Ci ricorda che non possiamo mangiare da soli: né il cibo né la fede né le risorse della Terra. Per questa ragione, papa Leone XIV sottolinea la parola condivisione: “all’appello della fame, infatti, Egli risponde con il segno della condivisione: alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare a tutti i presenti”. “Questa è la logica che salva il popolo affamato: Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto. Oggi, al posto delle folle ricordate nel Vangelo stanno interi popoli, umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fame. Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia. Anziché condividere, l’opulenza spreca i frutti della terra e del lavoro dell’uomo”

In questo modo possiamo tutti, senza distinzione, “riEvoluzionare le opere di misericordia”, calandole nella quotidianità, tra i problemi e le emergenze di questo tempo e questo spazio, mostrandoci attenti a quanto sta succedendo nel mondo e disponibili, “specialmente in questo anno giubilare”, a “condividere il pane, per moltiplicare la speranza”.

La solennità del Corpus Domini, celebrata ieri da tutta la Chiesa cattolica, in diverse parti del mondo, sia un promemoria, che il Papa ha riassunto così: “Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti, perché Gesù tutti coinvolge nell’opera della salvezza, invitando ciascuno a partecipare alla sua mensa. Beati gli invitati, che diventano testimoni di questo amore!”

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Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo,  il Papa ha celebrato la Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano

Nella messa che ha preceduto la processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, papa Leone XIV ha parlato di Gesù Cristo come risposta alla fame dell’uomo, commentando il passo del vangelo di Luca sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Una fame che non è solo quella dei morsi allo stomaco, ma degli strappi al cuore. Un bisogno del genere umano che va oltre.

E, come il papa stesso afferma, “proprio quando il sole declina e la fame cresce, mentre gli apostoli stessi chiedono di congedare la gente, Cristo ci sorprende con la sua misericordia“. La sua è vicinanza alla vita reale, ai bisogni delle persone in un preciso istante della giornata e della vita. “Egli ha compassione del popolo affamato e invita i suoi discepoli a prendersene cura: la fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno e la testimonianza della salvezza. Al contrario, questa fame riguarda la nostra relazione con Dio“.

In quest’ottica, quindi, l’opera di misericordia “dare da mangiare agli affamati” ci spinge ad annunciare Cristo a chi ancora non lo conosce, a chi non ha sperimentato l’abbondanza del suo amore. Un amore che sazia e che ristora e che “dà senso alla nostra vita”.

Ci ricorda che non possiamo mangiare da soli: né il cibo né la fede né le risorse della Terra. Per questa ragione, papa Leone XIV sottolinea la parola condivisione: “all’appello della fame, infatti, Egli risponde con il segno della condivisione: alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare a tutti i presenti”. “Questa è la logica che salva il popolo affamato: Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto. Oggi, al posto delle folle ricordate nel Vangelo stanno interi popoli, umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fame. Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia. Anziché condividere, l’opulenza spreca i frutti della terra e del lavoro dell’uomo”

In questo modo possiamo tutti, senza distinzione, “riEvoluzionare le opere di misericordia”, calandole nella quotidianità, tra i problemi e le emergenze di questo tempo e questo spazio, mostrandoci attenti a quanto sta succedendo nel mondo e disponibili, “specialmente in questo anno giubilare”, a “condividere il pane, per moltiplicare la speranza”.

La solennità del Corpus Domini, celebrata ieri da tutta la Chiesa cattolica, in diverse parti del mondo, sia un promemoria, che il Papa ha riassunto così: “Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti, perché Gesù tutti coinvolge nell’opera della salvezza, invitando ciascuno a partecipare alla sua mensa. Beati gli invitati, che diventano testimoni di questo amore!”

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