Com’è possibile portare amore verso il prossimo nella nostra vita quotidiana?

L’esperienza missionaria di un gruppo di giovani in Thailandia: le opere di misericordia che trasformano il cuore e la vita
(di Marta Serioli)
“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.” Con questa frase del Vangelo di Matteo è possibile racchiudere quello che finora è stata la nostra esperienza qui in Thailandia.
Siamo partiti tre giorni fa carichi di aspettative e curiosità che stanno iniziando a concretizzarsi in situazioni reali: fin dal primo giorno ci siamo immersi nella vita delle baraccopoli di Bangkok, mentre oggi siamo andati a visitare la casa delle Saveriane poco fuori città.
Sono già tanti i sorrisi e gli occhi colmi di gioia che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso, ma è stata in particolar modo la giornata di oggi a Nonthaburi con Suor Angela, Suor Betty e Suor Teresa ad accendere in noi emozioni profonde. Le suore ci hanno portato con loro durante le loro attività quotidiane, permettendoci di sperimentare la vita missionaria.
La giornata è iniziata con la testimonianza di un fedele della loro parrocchia, che ci ha raccontato come, grazie all’esempio di vita cristiana di alcuni suoi conoscenti, è riuscito a trovare la propria pace convertendosi al cattolicesimo e affidandosi a Dio. Successivamente, dopo esserci divisi in due gruppi, abbiamo avuto modo di conoscere sia i bambini orfani che frequentano la parrocchia, sia la Casa degli Angeli, gestita da suor Angela. Se l’esperienza con i bambini è stata ludica e scherzosa, grazie alle numerose attività proposte da suor Betty e suor Teresa, l’incontro con gli ospiti della Casa degli Angeli, bambini disabili provenienti da situazioni di estremo disagio, ha suscitato in noi emozioni forti, commovendoci.
Nel pomeriggio ci siamo spostati nelle baraccopoli dove alcuni di noi sono andati a visitare delle famiglie di anziani, per far loro un po’ di compagnia e offrire aiuto, mentre altri hanno giocato con i bambini del quartiere che subito si sono affollati, incuriositi dalla nostra presenza.
È impossibile riassumere tutti i pensieri, le sensazioni, la commozione, gli sguardi e le storie che questa giornata indimenticabile ha lasciato in noi. La forza, passione e umiltà delle suore Saveriane a Nonthamburi è stato per noi un esempio tangibile di come quel sentimento di ingiustizia di fronte a situazioni di disagio che tutti almeno una volta nella vita abbiamo provato, possa trasformarsi in una missione che direziona la propria esistenza e possa dare una testimonianza concreta di cosa significhi amare il prossimo.
La resilienza delle mamme dei bambini della Casa degli Angeli, capaci di resistere ad una cultura che addita la sfortuna che hanno avuto come una vera e propria colpa, dedicando la loro vita ai propri figli anche a costo di perdere ogni altra cosa, ci ha dato modo di comprendere come sia necessario ridimensionare i nostri problemi quotidiani, ma anche come il cristianesimo possa diventare una via di salvezza, grazie la sua concezione del perdono, inesistente nella cultura buddista.
Se questa giornata, da un lato, ha lasciato in noi un senso di impotenza e rabbia, dall’altro ha suscitato una domanda comune: “come è possibile portare il nostro amore verso il prossimo anche all’interno della nostra vita quotidiana, affinché il senso di ingiustizia che oggi si è acceso in noi, possa diventare una vera e propria testimonianza di come l’amore possa salvare?”
La risposta risiede, forse, in quel verso del Vangelo di Matteo: è necessario guardare il mondo facendosi piccoli come un bambino, così da riuscire a vederlo per come è davvero. È la semplicità di un gesto d’affetto e di un sorriso che spesso bastano per rendere più felice la giornata di una persona e oggi l’abbiamo capito davvero.
Fonte e immagine
L’esperienza missionaria di un gruppo di giovani in Thailandia: le opere di misericordia che trasformano il cuore e la vita
(di Marta Serioli)
“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.” Con questa frase del Vangelo di Matteo è possibile racchiudere quello che finora è stata la nostra esperienza qui in Thailandia.
Siamo partiti tre giorni fa carichi di aspettative e curiosità che stanno iniziando a concretizzarsi in situazioni reali: fin dal primo giorno ci siamo immersi nella vita delle baraccopoli di Bangkok, mentre oggi siamo andati a visitare la casa delle Saveriane poco fuori città.
Sono già tanti i sorrisi e gli occhi colmi di gioia che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso, ma è stata in particolar modo la giornata di oggi a Nonthaburi con Suor Angela, Suor Betty e Suor Teresa ad accendere in noi emozioni profonde. Le suore ci hanno portato con loro durante le loro attività quotidiane, permettendoci di sperimentare la vita missionaria.
La giornata è iniziata con la testimonianza di un fedele della loro parrocchia, che ci ha raccontato come, grazie all’esempio di vita cristiana di alcuni suoi conoscenti, è riuscito a trovare la propria pace convertendosi al cattolicesimo e affidandosi a Dio. Successivamente, dopo esserci divisi in due gruppi, abbiamo avuto modo di conoscere sia i bambini orfani che frequentano la parrocchia, sia la Casa degli Angeli, gestita da suor Angela. Se l’esperienza con i bambini è stata ludica e scherzosa, grazie alle numerose attività proposte da suor Betty e suor Teresa, l’incontro con gli ospiti della Casa degli Angeli, bambini disabili provenienti da situazioni di estremo disagio, ha suscitato in noi emozioni forti, commovendoci.
Nel pomeriggio ci siamo spostati nelle baraccopoli dove alcuni di noi sono andati a visitare delle famiglie di anziani, per far loro un po’ di compagnia e offrire aiuto, mentre altri hanno giocato con i bambini del quartiere che subito si sono affollati, incuriositi dalla nostra presenza.
È impossibile riassumere tutti i pensieri, le sensazioni, la commozione, gli sguardi e le storie che questa giornata indimenticabile ha lasciato in noi. La forza, passione e umiltà delle suore Saveriane a Nonthamburi è stato per noi un esempio tangibile di come quel sentimento di ingiustizia di fronte a situazioni di disagio che tutti almeno una volta nella vita abbiamo provato, possa trasformarsi in una missione che direziona la propria esistenza e possa dare una testimonianza concreta di cosa significhi amare il prossimo.
La resilienza delle mamme dei bambini della Casa degli Angeli, capaci di resistere ad una cultura che addita la sfortuna che hanno avuto come una vera e propria colpa, dedicando la loro vita ai propri figli anche a costo di perdere ogni altra cosa, ci ha dato modo di comprendere come sia necessario ridimensionare i nostri problemi quotidiani, ma anche come il cristianesimo possa diventare una via di salvezza, grazie la sua concezione del perdono, inesistente nella cultura buddista.
Se questa giornata, da un lato, ha lasciato in noi un senso di impotenza e rabbia, dall’altro ha suscitato una domanda comune: “come è possibile portare il nostro amore verso il prossimo anche all’interno della nostra vita quotidiana, affinché il senso di ingiustizia che oggi si è acceso in noi, possa diventare una vera e propria testimonianza di come l’amore possa salvare?”
La risposta risiede, forse, in quel verso del Vangelo di Matteo: è necessario guardare il mondo facendosi piccoli come un bambino, così da riuscire a vederlo per come è davvero. È la semplicità di un gesto d’affetto e di un sorriso che spesso bastano per rendere più felice la giornata di una persona e oggi l’abbiamo capito davvero.
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