Consigliare i dubbiosi: commento della Pastorale della Salute

Dal sito dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, il commento alla prima opera di misericordia spirituale
(Dott.ssa Paola Geraci
Direttore diocesano di Palermo per la pastorale della salute 2016)
Le opere di misericordia?! Ritengo che, se facessimo un’intervista davanti alle porte di molte chiese all’uscita della Messa domenicale chiedendo quali sono, non avremmo un’alta percentuale di risposte corrette, perché sono del parere che pur attuandole, almeno alcune, non le riconosciamo come tali e i loro nomi sono perduti nella memoria di un antico catechismo. A meno che non arrivi un Papa che indice il Giubileo della misericordia: adesso ne sentiremo molto parlare e saremo stimolati a farle diventare “vita vissuta”, “esperienza concreta della carità misericordiosa”.
Avere trascorso più di trenta anni nella Clinica Ostetrica e Ginecologica della Università della mia città mi ha “esposto” a mille occasioni di sperimentare quella che “in termine tecnico” è una opera di misericordia spirituale, cioè consigliare i dubbiosi.
Mi piace ricordare che, nel momento di scegliere la professione di medico e soprattutto la specializzazione, sono stata io ad avere dubbi e sono stata io a cercare qualcuno che potesse consigliarmi. Quale criterio mi ha guidato? Attraverso l’incontro personale con la Parola di Dio ho cercato di capire quale fosse la Sua volontà per me e poi ho cercato qualcuno che avesse esperienza dell’argomento, così come dice Siracide 37,7-16.
Chiesi un colloquio al mio professore di religione del liceo e ad uno zio medico: in loro ritenevo di trovare entrambi “i filoni” di riflessione, cioè una persona che potesse guidarmi a riconoscere la volontà di Dio sulla mia vita, mentre cominciavo a capire che le scelte professionali avevano una connotazione vocazionale, e una persona che, esercitando la professione di medico, potesse presentarmi pro e contro di questa realtà, che lui mostrava di vivere in un modo “affascinante” per me e per altri nipoti: lo zio non aveva figli ma 7 nipoti su 14 sono diventati medici.
Sono stata interpellata innumerevoli volte da pazienti e loro parenti, quando, davanti a problemi legati alla vita e alla salute, ritenevano necessario esporre i dubbi che avevano, riconoscendo in me una persona esperta dell’argomento per “entrambi i filoni”.
Fra le opere di misericordia, questa, che è argomento della nostra riflessione, è l’unica ad avere uno specifico e diretto riferimento allo Spirito Santo, nel senso che “il consiglio” è nominato fra i doni dello Spirito.
L’ambito “dell’esercizio delle opere di misericordia spirituale”, e di questa in questione, è, in primo livello, l’ambito della fede, l’ambito “delle cose divine” (per usare un termine che non trova più spazio nel linguaggio moderno), per aiutare a vivere una adesione concreta e consapevole alla verità che “la Chiesa ci propone a credere”.
L’attuale società liquida, però, pone dubbi ad ogni piè sospinto, anzi è diffusa opinione che più dubbi la persona abbia, più sia moderna. Sembrerebbe che la famosa frase di Cartesio “cogito ergo sum” si sia trasformata in “dubito ergo sum”, con le conseguenze di aumento della fragilità che ne derivano: “il liquido” aumenta, si diffonde, e la persona si liquefà sempre di più. E con la persona tutte le certezze!
Se certezze la persona ha, perché ancora tante persone nel nostro mondo hanno certezze, vengono attaccate dal pensiero corrente, con il tentativo di rosicchiarle alla radice, con “che male c’è”, “se si può realizzare, con i mezzi che la tecnica adesso ha, perché no?”
Il consiglio ai dubbiosi, allora, è un robusto sostegno, una cura ricostituente, spesso “in pillole”, in situazioni di una certa urgenza, per riportare alla memoria quelle radici, che rischiano di rimanere nascoste sotto terra e non più in grado di sostenere l’albero delle convinzioni certe, per rafforzarle.
Talvolta, nel timore di essere etichettati come fondamentalisti, si rischia di restare in silenzio, cadendo nella omissione di aiuto. Avere convinzioni certe non significa essere estremisti, ma avere convincimenti che permettono di affrontare le bufere della vita, i marosi sempre più diffusi e diffusivi, che attaccano i punti fondanti: la vita, la dignità della persona, la salute, la famiglia.
Una gravidanza imprevista o in un contesto “irregolare”, una diagnosi prenatale di malformazione fetale, una sterilità nella coppia, una malattia in stato avanzato generano grossi dubbi, che travolgono le persone interessate e chi sta loro intorno.
In queste occasioni, da me sperimentate innumerevoli volte, ho invocato lo Spirito Santo, datore del Consiglio, per avere innanzitutto l’atteggiamento adatto, che ci insegna Gesù «gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro…» (Mt 28, 17- 18).
In questa icona evangelica, distinguo due momenti; il primo: vediamo coloro che si prostrano per adorare il Signore, ma solo con il corpo, e dubitano che Lui sia il Signore della loro vita, a cui rivolgersi in ogni momento, specialmente in quelli difficili. Il dubbio serpeggia in loro, dissuadendoli dall’affidarsi al Signore, e restano nella angosciosa altalena, che impedisce la scelta del bene. Il secondo momento: un ottimo insegnamento di metodo da seguire: Gesù non li rimprovera ma si avvicina e parla. Ecco, la ricerca delle parole adatte, da chiedere allo Spirito Santo, perché fra quelle sillabe passi il Consiglio, quello con la iniziale maiuscola, che ha in sé la forza di cancellare il dubbio e di spingere verso l’affidamento incondizionato al Suo amore. Sì perché alla base di tutto c’è la risposta all’amore del Padre e l’offerta dell’amore ai fratelli in Gesù, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, che ci dona il Consiglio.
Non sempre è facile fare tutto questo, perché ci scontriamo con una mentalità diffusa per la quale san Paolo dice ci esorta a «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rom 12,2).
Davanti a domande molto note, perché purtroppo diffuse, quali «Che male c’è?» «Può Dio condannarmi perché desidero un figlio?» «Perché proprio a me? Cosa ho fatto a Dio?» il consiglio ci sostiene in una testimonianza alla verità, oggi, tempo in cui prevale la cultura del valore della variabilità delle opinioni, sostenute da personaggi, per i quali si è pure trovato un titolo, “gli opinionisti”, moderni maestri della verità “fai da te”, a cui la Chiesa continua a mostrare la luce della Verità, che ha una forza di attrazione, per chi con animo retto si avvicina ai problemi esistenziali […].
(Testo del novembre 2016)
Fonte
Immagine
- Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)
Dal sito dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, il commento alla prima opera di misericordia spirituale
(Dott.ssa Paola Geraci
Direttore diocesano di Palermo per la pastorale della salute 2016)
Le opere di misericordia?! Ritengo che, se facessimo un’intervista davanti alle porte di molte chiese all’uscita della Messa domenicale chiedendo quali sono, non avremmo un’alta percentuale di risposte corrette, perché sono del parere che pur attuandole, almeno alcune, non le riconosciamo come tali e i loro nomi sono perduti nella memoria di un antico catechismo. A meno che non arrivi un Papa che indice il Giubileo della misericordia: adesso ne sentiremo molto parlare e saremo stimolati a farle diventare “vita vissuta”, “esperienza concreta della carità misericordiosa”.
Avere trascorso più di trenta anni nella Clinica Ostetrica e Ginecologica della Università della mia città mi ha “esposto” a mille occasioni di sperimentare quella che “in termine tecnico” è una opera di misericordia spirituale, cioè consigliare i dubbiosi.
Mi piace ricordare che, nel momento di scegliere la professione di medico e soprattutto la specializzazione, sono stata io ad avere dubbi e sono stata io a cercare qualcuno che potesse consigliarmi. Quale criterio mi ha guidato? Attraverso l’incontro personale con la Parola di Dio ho cercato di capire quale fosse la Sua volontà per me e poi ho cercato qualcuno che avesse esperienza dell’argomento, così come dice Siracide 37,7-16.
Chiesi un colloquio al mio professore di religione del liceo e ad uno zio medico: in loro ritenevo di trovare entrambi “i filoni” di riflessione, cioè una persona che potesse guidarmi a riconoscere la volontà di Dio sulla mia vita, mentre cominciavo a capire che le scelte professionali avevano una connotazione vocazionale, e una persona che, esercitando la professione di medico, potesse presentarmi pro e contro di questa realtà, che lui mostrava di vivere in un modo “affascinante” per me e per altri nipoti: lo zio non aveva figli ma 7 nipoti su 14 sono diventati medici.
Sono stata interpellata innumerevoli volte da pazienti e loro parenti, quando, davanti a problemi legati alla vita e alla salute, ritenevano necessario esporre i dubbi che avevano, riconoscendo in me una persona esperta dell’argomento per “entrambi i filoni”.
Fra le opere di misericordia, questa, che è argomento della nostra riflessione, è l’unica ad avere uno specifico e diretto riferimento allo Spirito Santo, nel senso che “il consiglio” è nominato fra i doni dello Spirito.
L’ambito “dell’esercizio delle opere di misericordia spirituale”, e di questa in questione, è, in primo livello, l’ambito della fede, l’ambito “delle cose divine” (per usare un termine che non trova più spazio nel linguaggio moderno), per aiutare a vivere una adesione concreta e consapevole alla verità che “la Chiesa ci propone a credere”.
L’attuale società liquida, però, pone dubbi ad ogni piè sospinto, anzi è diffusa opinione che più dubbi la persona abbia, più sia moderna. Sembrerebbe che la famosa frase di Cartesio “cogito ergo sum” si sia trasformata in “dubito ergo sum”, con le conseguenze di aumento della fragilità che ne derivano: “il liquido” aumenta, si diffonde, e la persona si liquefà sempre di più. E con la persona tutte le certezze!
Se certezze la persona ha, perché ancora tante persone nel nostro mondo hanno certezze, vengono attaccate dal pensiero corrente, con il tentativo di rosicchiarle alla radice, con “che male c’è”, “se si può realizzare, con i mezzi che la tecnica adesso ha, perché no?”
Il consiglio ai dubbiosi, allora, è un robusto sostegno, una cura ricostituente, spesso “in pillole”, in situazioni di una certa urgenza, per riportare alla memoria quelle radici, che rischiano di rimanere nascoste sotto terra e non più in grado di sostenere l’albero delle convinzioni certe, per rafforzarle.
Talvolta, nel timore di essere etichettati come fondamentalisti, si rischia di restare in silenzio, cadendo nella omissione di aiuto. Avere convinzioni certe non significa essere estremisti, ma avere convincimenti che permettono di affrontare le bufere della vita, i marosi sempre più diffusi e diffusivi, che attaccano i punti fondanti: la vita, la dignità della persona, la salute, la famiglia.
Una gravidanza imprevista o in un contesto “irregolare”, una diagnosi prenatale di malformazione fetale, una sterilità nella coppia, una malattia in stato avanzato generano grossi dubbi, che travolgono le persone interessate e chi sta loro intorno.
In queste occasioni, da me sperimentate innumerevoli volte, ho invocato lo Spirito Santo, datore del Consiglio, per avere innanzitutto l’atteggiamento adatto, che ci insegna Gesù «gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro…» (Mt 28, 17- 18).
In questa icona evangelica, distinguo due momenti; il primo: vediamo coloro che si prostrano per adorare il Signore, ma solo con il corpo, e dubitano che Lui sia il Signore della loro vita, a cui rivolgersi in ogni momento, specialmente in quelli difficili. Il dubbio serpeggia in loro, dissuadendoli dall’affidarsi al Signore, e restano nella angosciosa altalena, che impedisce la scelta del bene. Il secondo momento: un ottimo insegnamento di metodo da seguire: Gesù non li rimprovera ma si avvicina e parla. Ecco, la ricerca delle parole adatte, da chiedere allo Spirito Santo, perché fra quelle sillabe passi il Consiglio, quello con la iniziale maiuscola, che ha in sé la forza di cancellare il dubbio e di spingere verso l’affidamento incondizionato al Suo amore. Sì perché alla base di tutto c’è la risposta all’amore del Padre e l’offerta dell’amore ai fratelli in Gesù, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, che ci dona il Consiglio.
Non sempre è facile fare tutto questo, perché ci scontriamo con una mentalità diffusa per la quale san Paolo dice ci esorta a «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rom 12,2).
Davanti a domande molto note, perché purtroppo diffuse, quali «Che male c’è?» «Può Dio condannarmi perché desidero un figlio?» «Perché proprio a me? Cosa ho fatto a Dio?» il consiglio ci sostiene in una testimonianza alla verità, oggi, tempo in cui prevale la cultura del valore della variabilità delle opinioni, sostenute da personaggi, per i quali si è pure trovato un titolo, “gli opinionisti”, moderni maestri della verità “fai da te”, a cui la Chiesa continua a mostrare la luce della Verità, che ha una forza di attrazione, per chi con animo retto si avvicina ai problemi esistenziali […].
(Testo del novembre 2016)
Fonte
Immagine
- Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)
