In un carcere in Togo, una condivisione spirituale dal valore profondo

Dopo l’incontro sulle opere di misericordia nel carcere di Lomé (Togo), madre Doris ci conferma che la fame spirituale è maggiore di quella materiale
E’ con immensa gioia ed emozione che raccontiamo l’evento di straordinaria importanza che si è realizzato giovedì 19 giugno 2025, a Lomé, capitale del Togo.
Per la prima volta, ben 500 detenuti del Carcere Civile di AtaKpamé hanno partecipato ad una giornata interamente dedicata alle Opere di Misericordia corporali e spirituali. L’avvenimento scaturisce dalla sinergica ed operosa collaborazione di spazio + spadoni e della Congregazione delle Missionarie della Misericordia Divina, nel quadro delle celebrazioni del decimo anniversario della morte del Fondatore, Mgr Julien Koukou Mawule Kouto.
Dopo la preghiera ed i canti iniziali, sono seguite le conversazioni di Padre Jean Pierre, di Madre Doris Magnificat e della Sig.ra Lucia di spazio + spadoni, sotto la guida di padre Marcel, cappellano del carcere. A questo pubblico così “speciale” è stato illustrato come le Opere di Misericordia, nelle loro specificità, costituiscono lo strumento privilegiato per seguire le orme del Cristo, per cercare di emulare la sua Parola, attraverso un graduale e progressivo mutamento del proprio stile di vita.
L’incontro è stato moderato da suor Iréne Della Provvidenza (SMMD).

Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
Colui che si lascia permeare dall’amore di Dio sperimenterà con dolcezza come il compagno, che con lui condivide la stessa condizione di segregazione ed emarginazione, assumerà la connotazione di “fratello”, per il quale si annullano le differenze, si allontanano pregiudizi e superficiali soluzioni.
Le relazioni hanno suscitato negli sguardi e nei cuori di molti dei presenti accoglienza, meraviglia, curiosità, tanto che non sono mancati applausi e manifestazioni di gioia, a testimonianza di come quelle parole, quelle strategie d’azione proposte, fossero l’adeguata risposta ai loro innumerevoli interrogativi, alla mestizia che adombra le lunghe giornate trascorse in cella.
A questo punto sono state formulate dai detenuti molte domande, volte ad approfondire aspetti delle singole Opere di Misericordia e soprattutto a ricercare modalità per concretizzarle, all’interno delle dinamiche del carcere, nel quadro di uno scambio “del dare e del ricevere”.
Un gruppo rappresentativo dei detenuti presenti ha dato vita, in piccoli gruppi, a brevi scene in cui gli “attori” hanno improvvisato situazioni che rimandavano alle Opere di Misericordia, illustrando così gli insegnamenti ricevuti.
Ciò ci ha dato la misura che tutto ciò che è stato detto, è stato ben compreso e assimilato. Si sentiva che essi non attendevano che questo. Da ciò si comprende come i detenuti, che hanno posto domande, hanno manifestato un innocente desiderio di cambiamento, una volontà di mettersi in gioco, nella sincera consapevolezza che Gesù Cristo non delude nessuno di coloro che a Lui si affidano. Il “passo” effettuato verrà ad inserirsi in un processo, in un cammino che ci coinvolge tutti, vicini e lontani.
Il clima di letizia, che ha caratterizzato le fasi della giornata fino ad ora descritte, si è poi arricchito ulteriormente di allegria.
I giovani del centro “Casa del Fanciullo”, attraverso cui le Suore Missionarie della Misericordia Divina si prendono cura dei bambini in situazioni difficili, hanno contribuito alla preparazione della Santa Messa ed hanno in seguito partecipato con fervore alle lodi che i detenuti hanno fatto per rendere grazie a quel Dio che li ha ricongiunti, con la sua misericordia, nella loro situazione particolare attraverso questo evento innovativo.
Molti dei detenuti presenti, infatti, hanno dato vita, attraverso la formazione di piccoli gruppi, ad alcune brevi scene, in cui gli “attori” hanno rappresentato, improvvisando, situazioni che rimandano alle Opere di Misericordia.
Quello che i detenuti hanno messo in atto non è cosa da poco; e noi abbiamo il compito ed il dovere di valorizzarlo, esaltarlo non solo da un punto di vista umano, ma soprattutto da un punto di vista cristiano. Sappiamo bene come, per drammatizzare qualcosa, sia necessario aver interiorizzato i concetti e gli aspetti fondamentali di ciò che vogliamo rappresentare.
Pertanto, i “nostri” detenuti hanno dimostrato come nei loro cuori e nel loro animo siano presenti elementi che li avvicinano alle Opere di Misericordia e come essi siano disponibili ad agire in quella prospettiva, pur nella comune consapevolezza delle difficoltà.
Questa condivisione spirituale è stata per loro un dono più prezioso del pranzo condiviso e dei prodotti per l’igiene che sono stati loro donati.
Dopo l’incontro sulle opere di misericordia nel carcere di Lomé (Togo), madre Doris ci conferma che la fame spirituale è maggiore di quella materiale
E’ con immensa gioia ed emozione che raccontiamo l’evento di straordinaria importanza che si è realizzato giovedì 19 giugno 2025, a Lomé, capitale del Togo.
Per la prima volta, ben 500 detenuti del Carcere Civile di AtaKpamé hanno partecipato ad una giornata interamente dedicata alle Opere di Misericordia corporali e spirituali. L’avvenimento scaturisce dalla sinergica ed operosa collaborazione di spazio + spadoni e della Congregazione delle Missionarie della Misericordia Divina, nel quadro delle celebrazioni del decimo anniversario della morte del Fondatore, Mgr Julien Koukou Mawule Kouto.
Dopo la preghiera ed i canti iniziali, sono seguite le conversazioni di Padre Jean Pierre, di Madre Doris Magnificat e della Sig.ra Lucia di spazio + spadoni, sotto la guida di padre Marcel, cappellano del carcere. A questo pubblico così “speciale” è stato illustrato come le Opere di Misericordia, nelle loro specificità, costituiscono lo strumento privilegiato per seguire le orme del Cristo, per cercare di emulare la sua Parola, attraverso un graduale e progressivo mutamento del proprio stile di vita.
L’incontro è stato moderato da suor Iréne Della Provvidenza (SMMD).

Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
Colui che si lascia permeare dall’amore di Dio sperimenterà con dolcezza come il compagno, che con lui condivide la stessa condizione di segregazione ed emarginazione, assumerà la connotazione di “fratello”, per il quale si annullano le differenze, si allontanano pregiudizi e superficiali soluzioni.
Le relazioni hanno suscitato negli sguardi e nei cuori di molti dei presenti accoglienza, meraviglia, curiosità, tanto che non sono mancati applausi e manifestazioni di gioia, a testimonianza di come quelle parole, quelle strategie d’azione proposte, fossero l’adeguata risposta ai loro innumerevoli interrogativi, alla mestizia che adombra le lunghe giornate trascorse in cella.
A questo punto sono state formulate dai detenuti molte domande, volte ad approfondire aspetti delle singole Opere di Misericordia e soprattutto a ricercare modalità per concretizzarle, all’interno delle dinamiche del carcere, nel quadro di uno scambio “del dare e del ricevere”.
Un gruppo rappresentativo dei detenuti presenti ha dato vita, in piccoli gruppi, a brevi scene in cui gli “attori” hanno improvvisato situazioni che rimandavano alle Opere di Misericordia, illustrando così gli insegnamenti ricevuti.
Ciò ci ha dato la misura che tutto ciò che è stato detto, è stato ben compreso e assimilato. Si sentiva che essi non attendevano che questo. Da ciò si comprende come i detenuti, che hanno posto domande, hanno manifestato un innocente desiderio di cambiamento, una volontà di mettersi in gioco, nella sincera consapevolezza che Gesù Cristo non delude nessuno di coloro che a Lui si affidano. Il “passo” effettuato verrà ad inserirsi in un processo, in un cammino che ci coinvolge tutti, vicini e lontani.
Il clima di letizia, che ha caratterizzato le fasi della giornata fino ad ora descritte, si è poi arricchito ulteriormente di allegria.
I giovani del centro “Casa del Fanciullo”, attraverso cui le Suore Missionarie della Misericordia Divina si prendono cura dei bambini in situazioni difficili, hanno contribuito alla preparazione della Santa Messa ed hanno in seguito partecipato con fervore alle lodi che i detenuti hanno fatto per rendere grazie a quel Dio che li ha ricongiunti, con la sua misericordia, nella loro situazione particolare attraverso questo evento innovativo.
Molti dei detenuti presenti, infatti, hanno dato vita, attraverso la formazione di piccoli gruppi, ad alcune brevi scene, in cui gli “attori” hanno rappresentato, improvvisando, situazioni che rimandano alle Opere di Misericordia.
Quello che i detenuti hanno messo in atto non è cosa da poco; e noi abbiamo il compito ed il dovere di valorizzarlo, esaltarlo non solo da un punto di vista umano, ma soprattutto da un punto di vista cristiano. Sappiamo bene come, per drammatizzare qualcosa, sia necessario aver interiorizzato i concetti e gli aspetti fondamentali di ciò che vogliamo rappresentare.
Pertanto, i “nostri” detenuti hanno dimostrato come nei loro cuori e nel loro animo siano presenti elementi che li avvicinano alle Opere di Misericordia e come essi siano disponibili ad agire in quella prospettiva, pur nella comune consapevolezza delle difficoltà.
Questa condivisione spirituale è stata per loro un dono più prezioso del pranzo condiviso e dei prodotti per l’igiene che sono stati loro donati.
