“Il rogo ci ha colpiti al cuore, ma non spegnerà la nostra missione”

il: 

18 Luglio 2025

di: 

Presidente-misericordia-Piacenza

Intervista di spazio + spadoni a Rino Buratti, Governatore della Misericordia di Piacenza, la cui rimessa è stata colpita dall’incendio

Ieri, 17 luglio, un devastante incendio ha distrutto il parco mezzi della Misericordia di Piacenza, coinvolgendo ambulanze, pulmini per disabili e materiali fondamentali per l’assistenza quotidiana. Ne parliamo con il Governatore – nonché cofondatore della locale Confraternita – che da lontano, ma con la lucidità e la passione di sempre, guida la risposta all’emergenza

Governatore, qual è la situazione attuale dopo l’incendio?

La situazione è purtroppo molto grave. L’incendio ha distrutto completamente gran parte del nostro parco mezzi, in particolare quelli destinati al trasporto protetto di persone con disabilità e alle emergenze sanitarie. È stato un colpo durissimo, non solo dal punto di vista materiale ma anche simbolico: quei mezzi rappresentano anni di servizio, sacrificio, amore concreto per gli altri. È stato come vedere andare in fumo parte della nostra storia.

Ci può raccontare cosa rappresentano questi mezzi per voi e per Piacenza?

Ogni mezzo era un frammento della nostra missione. Servivano per portare persone alle visite mediche, accompagnare anziani soli, garantire il trasporto a bambini con disabilità. Quei veicoli non erano semplicemente strumenti: erano prolungamenti della nostra vocazione.
Per molti cittadini di Piacenza, la Misericordia è stata l’unico punto di riferimento in momenti delicati della vita. Per questo sentiamo il dovere di rialzarci in fretta: la città ha bisogno di noi, e noi siamo pronti a ricominciare.

Quante persone sono coinvolte nelle vostre attività? Avete personale dipendente?

Tutto il nostro servizio è svolto esclusivamente da volontari. Nessun dipendente, nessun rimborso economico: solo mani, cuori e tempo donati gratuitamente.
Siamo oggi un centinaio volontari attivi, divisi tra servizi socio-sanitari, trasporto disabili, supporto alle emergenze e formazione.
È un numero importante per una realtà come la nostra, ma ciò che davvero fa la differenza è lo spirito con cui questi uomini e donne si mettono a disposizione, ogni giorno, anche nei momenti più difficili.
L’incendio non ha scalfito questa forza: anzi, l’ha resa ancora più visibile.

Come ha reagito la comunità di Piacenza?

Con una generosità che ci ha commossi. Abbiamo ricevuto subito telefonate, messaggi, offerte di aiuto. Alcune Misericordie sorelle si sono già mosse per sostenerci. Persino persone che avevamo accompagnato anni fa ci hanno scritto per dirci: “Ora tocca a noi aiutare voi”. Questo ci dice che, nonostante tutto, la Misericordia è riuscita a seminare bene.
Il fuoco ha bruciato le strutture, ma non l’affetto e la fiducia della gente.

Quali sono ora le priorità?

Dobbiamo anzitutto ripristinare i servizi essenziali. Anche con pochi mezzi in prestito, vogliamo garantire la presenza sul territorio. Ma per tornare operativi al 100%, servono nuove ambulanze, pulmini attrezzati, presìdi sanitari, assicurazioni. Stiamo anche lavorando per rafforzare la struttura logistica, evitando che disastri simili possano ripetersi. Ogni giorno è una sfida, ma non ci manca la motivazione.

Un messaggio alla rete delle Misericordie e a chi vi segue da tutta Italia?

Vorrei dire solo questo: la Misericordia non si ferma mai. Non è fatta di mattoni o di veicoli, ma di persone che scelgono di servire. Anche ora che sembriamo in ginocchio, siamo vivi e in cammino.
Chi crede nella gratuità, nella solidarietà, nel Vangelo vissuto nel quotidiano, può sostenerci. Non solo con donazioni – che ovviamente sono preziosissime – ma anche diffondendo la nostra testimonianza.
Insieme possiamo trasformare questa ferita in un nuovo inizio.

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Intervista di spazio + spadoni a Rino Buratti, Governatore della Misericordia di Piacenza, la cui rimessa è stata colpita dall’incendio

Ieri, 17 luglio, un devastante incendio ha distrutto il parco mezzi della Misericordia di Piacenza, coinvolgendo ambulanze, pulmini per disabili e materiali fondamentali per l’assistenza quotidiana. Ne parliamo con il Governatore – nonché cofondatore della locale Confraternita – che da lontano, ma con la lucidità e la passione di sempre, guida la risposta all’emergenza

Governatore, qual è la situazione attuale dopo l’incendio?

La situazione è purtroppo molto grave. L’incendio ha distrutto completamente gran parte del nostro parco mezzi, in particolare quelli destinati al trasporto protetto di persone con disabilità e alle emergenze sanitarie. È stato un colpo durissimo, non solo dal punto di vista materiale ma anche simbolico: quei mezzi rappresentano anni di servizio, sacrificio, amore concreto per gli altri. È stato come vedere andare in fumo parte della nostra storia.

Ci può raccontare cosa rappresentano questi mezzi per voi e per Piacenza?

Ogni mezzo era un frammento della nostra missione. Servivano per portare persone alle visite mediche, accompagnare anziani soli, garantire il trasporto a bambini con disabilità. Quei veicoli non erano semplicemente strumenti: erano prolungamenti della nostra vocazione.
Per molti cittadini di Piacenza, la Misericordia è stata l’unico punto di riferimento in momenti delicati della vita. Per questo sentiamo il dovere di rialzarci in fretta: la città ha bisogno di noi, e noi siamo pronti a ricominciare.

Quante persone sono coinvolte nelle vostre attività? Avete personale dipendente?

Tutto il nostro servizio è svolto esclusivamente da volontari. Nessun dipendente, nessun rimborso economico: solo mani, cuori e tempo donati gratuitamente.
Siamo oggi un centinaio volontari attivi, divisi tra servizi socio-sanitari, trasporto disabili, supporto alle emergenze e formazione.
È un numero importante per una realtà come la nostra, ma ciò che davvero fa la differenza è lo spirito con cui questi uomini e donne si mettono a disposizione, ogni giorno, anche nei momenti più difficili.
L’incendio non ha scalfito questa forza: anzi, l’ha resa ancora più visibile.

Come ha reagito la comunità di Piacenza?

Con una generosità che ci ha commossi. Abbiamo ricevuto subito telefonate, messaggi, offerte di aiuto. Alcune Misericordie sorelle si sono già mosse per sostenerci. Persino persone che avevamo accompagnato anni fa ci hanno scritto per dirci: “Ora tocca a noi aiutare voi”. Questo ci dice che, nonostante tutto, la Misericordia è riuscita a seminare bene.
Il fuoco ha bruciato le strutture, ma non l’affetto e la fiducia della gente.

Quali sono ora le priorità?

Dobbiamo anzitutto ripristinare i servizi essenziali. Anche con pochi mezzi in prestito, vogliamo garantire la presenza sul territorio. Ma per tornare operativi al 100%, servono nuove ambulanze, pulmini attrezzati, presìdi sanitari, assicurazioni. Stiamo anche lavorando per rafforzare la struttura logistica, evitando che disastri simili possano ripetersi. Ogni giorno è una sfida, ma non ci manca la motivazione.

Un messaggio alla rete delle Misericordie e a chi vi segue da tutta Italia?

Vorrei dire solo questo: la Misericordia non si ferma mai. Non è fatta di mattoni o di veicoli, ma di persone che scelgono di servire. Anche ora che sembriamo in ginocchio, siamo vivi e in cammino.
Chi crede nella gratuità, nella solidarietà, nel Vangelo vissuto nel quotidiano, può sostenerci. Non solo con donazioni – che ovviamente sono preziosissime – ma anche diffondendo la nostra testimonianza.
Insieme possiamo trasformare questa ferita in un nuovo inizio.

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