Prevenire i suicidi accogliendo il dolore degli altri

Le opere di misericordia “consigliare i dubbiosi” e “consolare gli afflitti” possono diventare una carezza per chi si sente triste, solo e senza futuro
Il 10 settembre si celebra la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, una data che ogni anno richiama l’attenzione su un fenomeno drammatico e troppo spesso taciuto: quello delle vite spezzate dalla disperazione.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo, in particolare tra i giovani. Si stima, infatti, che ogni anno quasi un milione di persone si tolga la vita.
Dietro ogni numero, però, c’è un volto, una storia, una sofferenza che non ha trovato ascolto o accoglienza.
In questa prospettiva, la riflessione cristiana ci invita a riscoprire la forza delle opere di misericordia spirituale, in particolare quelle di consolare gli afflitti e consigliare i dubbiosi.
Non si tratta di azioni straordinarie, ma di gesti quotidiani che, se vissuti con sincerità e continuità, possono diventare argine al senso di vuoto e solitudine che spesso alimenta la scelta estrema.
Consolare gli afflitti: il coraggio di fermarsi accanto al dolore
La società contemporanea tende a scappare davanti alla sofferenza: ci si allontana da chi soffre, ci si distrae con la frenesia, si pensa che il dolore dell’altro sia un affare privato.
Eppure, la misericordia ci chiede il contrario: fermarsi, ascoltare, condividere. Consolare non significa trovare risposte pronte, ma essere presenza che non giudica, che accoglie le lacrime, che dà voce a chi non riesce più a parlare.
Se ogni giorno scegliessimo di prestare attenzione a chi ci sta accanto – un collega silenzioso, un amico distante, un familiare che nasconde la tristezza – scopriremmo quanta sofferenza rimane invisibile.
Un gesto di vicinanza e di misericordia può diventare per molti la differenza tra arrendersi e resistere.
Consigliare i dubbiosi: essere luce quando manca la direzione
Il dubbio, quando è vissuto nella solitudine, può trasformarsi in abisso.
Nei momenti di crisi, quando il dolore oscura la speranza, avere accanto qualcuno che offre una parola di incoraggiamento, un consiglio prudente, un orientamento anche minimo, può restituire il coraggio di non cedere.
Consigliare i dubbiosi non significa sostituirsi alle scelte dell’altro, ma offrire prospettive, ricordare che non tutto è perduto, che esistono vie di uscita, che il valore della vita resta intatto anche quando tutto sembra crollare.
Un impegno di tutti, ogni giorno
La Giornata della prevenzione del suicidio non è solo un appello rivolto a psicologi, operatori sanitari o istituzioni. È un richiamo a ciascuno di noi a guardarci intorno e, soprattutto, a guardare negli occhi e nel cuore delle persone.
Se imparassimo a vivere la misericordia come stile quotidiano, se ci educassimo a riconoscere i segni della solitudine e del dolore, il mondo sarebbe meno ostile, meno indifferente.
Quante vite potrebbero essere salvate se fossimo più attenti, più disponibili, più capaci di accorgerci dell’altro! La misericordia, infatti, non è un concetto astratto: è la scelta di esserci per qualcuno, di non lasciarlo solo nella sua oscurità.
Meno solitudini, più speranza
In un’epoca in cui tanti vivono il peso del vuoto interiore, la misericordia può diventare un vero strumento di prevenzione. Dove ci sono ascolto, accoglienza, condivisione, il dolore non diventa disperazione.
Dove ci sono mani pronte a sostenere, il suicidio non è più l’unica via.
La prevenzione, allora, passa anche da qui: dal nostro impegno a consolare e a consigliare, a farci prossimi con gesti semplici ma profondi. Ogni atto di misericordia, per quanto piccolo, può essere un seme di speranza piantato nel cuore di chi non riesce più a trovarla.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
Le opere di misericordia “consigliare i dubbiosi” e “consolare gli afflitti” possono diventare una carezza per chi si sente triste, solo e senza futuro
Il 10 settembre si celebra la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, una data che ogni anno richiama l’attenzione su un fenomeno drammatico e troppo spesso taciuto: quello delle vite spezzate dalla disperazione.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte nel mondo, in particolare tra i giovani. Si stima, infatti, che ogni anno quasi un milione di persone si tolga la vita.
Dietro ogni numero, però, c’è un volto, una storia, una sofferenza che non ha trovato ascolto o accoglienza.
In questa prospettiva, la riflessione cristiana ci invita a riscoprire la forza delle opere di misericordia spirituale, in particolare quelle di consolare gli afflitti e consigliare i dubbiosi.
Non si tratta di azioni straordinarie, ma di gesti quotidiani che, se vissuti con sincerità e continuità, possono diventare argine al senso di vuoto e solitudine che spesso alimenta la scelta estrema.
Consolare gli afflitti: il coraggio di fermarsi accanto al dolore
La società contemporanea tende a scappare davanti alla sofferenza: ci si allontana da chi soffre, ci si distrae con la frenesia, si pensa che il dolore dell’altro sia un affare privato.
Eppure, la misericordia ci chiede il contrario: fermarsi, ascoltare, condividere. Consolare non significa trovare risposte pronte, ma essere presenza che non giudica, che accoglie le lacrime, che dà voce a chi non riesce più a parlare.
Se ogni giorno scegliessimo di prestare attenzione a chi ci sta accanto – un collega silenzioso, un amico distante, un familiare che nasconde la tristezza – scopriremmo quanta sofferenza rimane invisibile.
Un gesto di vicinanza e di misericordia può diventare per molti la differenza tra arrendersi e resistere.
Consigliare i dubbiosi: essere luce quando manca la direzione
Il dubbio, quando è vissuto nella solitudine, può trasformarsi in abisso.
Nei momenti di crisi, quando il dolore oscura la speranza, avere accanto qualcuno che offre una parola di incoraggiamento, un consiglio prudente, un orientamento anche minimo, può restituire il coraggio di non cedere.
Consigliare i dubbiosi non significa sostituirsi alle scelte dell’altro, ma offrire prospettive, ricordare che non tutto è perduto, che esistono vie di uscita, che il valore della vita resta intatto anche quando tutto sembra crollare.
Un impegno di tutti, ogni giorno
La Giornata della prevenzione del suicidio non è solo un appello rivolto a psicologi, operatori sanitari o istituzioni. È un richiamo a ciascuno di noi a guardarci intorno e, soprattutto, a guardare negli occhi e nel cuore delle persone.
Se imparassimo a vivere la misericordia come stile quotidiano, se ci educassimo a riconoscere i segni della solitudine e del dolore, il mondo sarebbe meno ostile, meno indifferente.
Quante vite potrebbero essere salvate se fossimo più attenti, più disponibili, più capaci di accorgerci dell’altro! La misericordia, infatti, non è un concetto astratto: è la scelta di esserci per qualcuno, di non lasciarlo solo nella sua oscurità.
Meno solitudini, più speranza
In un’epoca in cui tanti vivono il peso del vuoto interiore, la misericordia può diventare un vero strumento di prevenzione. Dove ci sono ascolto, accoglienza, condivisione, il dolore non diventa disperazione.
Dove ci sono mani pronte a sostenere, il suicidio non è più l’unica via.
La prevenzione, allora, passa anche da qui: dal nostro impegno a consolare e a consigliare, a farci prossimi con gesti semplici ma profondi. Ogni atto di misericordia, per quanto piccolo, può essere un seme di speranza piantato nel cuore di chi non riesce più a trovarla.
Immagine
- Immagine creata digitalmente da spazio + spadoni
