Un’opera di misericordia a settimana con… Carlo Miglietta | 1. DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI

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5 Settembre 2025

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Il commento del biblista Carlo Miglietta della prima opera di misericordia corporale:  Dar da mangiare agli affamati

La prima opera di misericordia corporale che ci viene proposta è di dar da mangiare agli affamati.

La situazione

Nel 2025, la fame nel mondo rimane un problema gravissimo, con un numero crescente di persone che soffrono di insicurezza alimentare acuta. Il Rapporto globale sulle crisi alimentari 2025 indica che oltre 295 milioni di persone in 53 Paesi vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare, un dato aumentato di 13,7 milioni rispetto al 2023.

Il numero di persone affamate è aumentato per il sesto anno consecutivo, spingendo milioni di persone sull’orlo del baratro, in particolare in regioni vulnerabili.  L’Africa orientale e centrale sono le regioni più colpite, con 61,6 milioni di persone in insicurezza alimentare nell’Africa orientale e 50 milioni nell’Africa occidentale e centrale. Ma anche nei Paesi occidentali vediamo continuamente aumentare coloro che ricorrono alle “Mense di poveri”, e che fanno la fila per ottenere un pasto caldo.

Dio dà il pane agli affamati

Dio sa che il cibo è bisogno primario per l’uomo, e ci dà l’esempio della sollecitudine che dobbiamo avere per chi ha fame: Dio nel deserto diede ad Israele “pane del cielo quando erano affamati” (Ne 9,15). Dio “dà il pane agli affamati” (Sl 145,7), “dà a tutti il cibo in tempo opportuno” (Sl 103,27), “ha ricolmato di beni gli affamati” (Lc 1,53), e ai beati nel Regno promette: “Non avranno più fame” (Ap 7,16).

Anche Gesù si preoccupa di sfamare chi lo segue, e moltiplica pane e pesci per le folle affamate, miracolo che ci è riportato da tutti e quattro gli Evangelisti, ma che Marco e Matteo ci raccontano ben due volte (Mc 6,30-44; 8,1-16; Mt 14,13-21; 15,32-39; Lc 9,10-17; Gv 6,1-13).

Dio sfama gli uomini tramite il nostro impegno

Tante volte la Scrittura ci esorta a diventare cooperatori di Dio nel dar da mangiare agli affamati: “Non rattristare un affamato” (Sir 4,2); “Da’ il tuo pane a chi ha fame” (Tb 4,16); “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio…? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato” (Is 58,6-7.10); “Se uno divide il pane con l’affamato…, egli è giusto e vivrà” (Ez 18,7.16).  Addirittura “se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare” (Pr 25,21). E Gesù comanda: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37).

Nel “Padre nostro” i cristiani pregano: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11; Lc 11,3: “ogni giorno il nostro pane quotidiano”): essi riconoscono che tutto viene da Dio: il termine “pane” per gli ebrei indica il nutrimento in genere, ciò di cui si necessita (Gen 28,20; 47,15…).

Attenzione però: il pane che Dio ci dà non è riconducibile alla logica del “mio” e del “tuo”, ma del “nostro”: Dio dà il suo pane a tutti gli uomini come famiglia umana. Se poi c’è chi muore di fame mentre altri soffrono per le patologie collegate all’obesità, ciò è da ricercarsi nel peccato degli uomini.

“Mettiamoci un istante dalla parte di Dio, cerchiamo di vedere le cose come le vede lui. Egli è come un padre di famiglia che ha sette figli e a ogni pasto assiste alla stessa scena: due figli da soli si accaparrano quasi tutto quello che c’è in tavola, lasciando gli altri a stomaco vuoto” (R. Cantalamessa).

Chiedere quindi a Dio il “nostro” pane significa farsi carico della fame dei fratelli, significa impegnarsi a far partecipi dei nostri beni chi non ne ha, significa battersi contro ogni sperequazione ed ingiustizia sociale, contro un sistema malvagio che rende troppo ricco il venti per cento della popolazione mondiale e troppo povero il restante ottanta per cento.

Non si tratta solo di dare il superfluo, ma di prodigarsi davanti a Dio per la vera solidarietà ed unità della famiglia umana, da Dio convocata al banchetto terreno, segno e profezia di quello celeste (Is 25,6; 55,1-3; Mt 22,2; 26,29; Ap 19,9), in cui tutti “non avranno più fame, non avranno più sete” (Ap 7,16).

A proposito del ricco accaparratore della parabola di Lc 12,15-21, che gode nell’aver accumulato tesori ma che improvvisamente si trova di fronte alla morte, San Basilio scrive: “Così quel tale ha ripagato il suo Benefattore. Non gli venne in mente che la natura è di tutti, non considerò che il superfluo va diviso tra i bisognosi, non fece alcun conto del precetto: «Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno» (Pr 3,27). E ancora: «Bontà e fedeltà non ti abbandonino» (Pr 3,3) e «Dividi il tuo pane con l’affamato» (Is 58,7). Non ascoltò il grido di tutti i profeti e di tutti i maestri”.

Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate, afferma: “Dar da mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa universale… Il diritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti… È necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che conservi l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni” (n. 27).

Ci invita papa Francesco: “Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,35) e «Chi ha sete venga a me» (Gv 7,37). Sono per tutti noi credenti una provocazione queste parole, una provocazione a riconoscere che, attraverso il dare da mangiare agli affamati e il dare da bere agli assetati, passa il nostro rapporto con Dio, un Dio che ha rivelato in Gesù il suo volto di misericordia”.

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Il commento del biblista Carlo Miglietta della prima opera di misericordia corporale:  Dar da mangiare agli affamati

La prima opera di misericordia corporale che ci viene proposta è di dar da mangiare agli affamati.

La situazione

Nel 2025, la fame nel mondo rimane un problema gravissimo, con un numero crescente di persone che soffrono di insicurezza alimentare acuta. Il Rapporto globale sulle crisi alimentari 2025 indica che oltre 295 milioni di persone in 53 Paesi vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare, un dato aumentato di 13,7 milioni rispetto al 2023.

Il numero di persone affamate è aumentato per il sesto anno consecutivo, spingendo milioni di persone sull’orlo del baratro, in particolare in regioni vulnerabili.  L’Africa orientale e centrale sono le regioni più colpite, con 61,6 milioni di persone in insicurezza alimentare nell’Africa orientale e 50 milioni nell’Africa occidentale e centrale. Ma anche nei Paesi occidentali vediamo continuamente aumentare coloro che ricorrono alle “Mense di poveri”, e che fanno la fila per ottenere un pasto caldo.

Dio dà il pane agli affamati

Dio sa che il cibo è bisogno primario per l’uomo, e ci dà l’esempio della sollecitudine che dobbiamo avere per chi ha fame: Dio nel deserto diede ad Israele “pane del cielo quando erano affamati” (Ne 9,15). Dio “dà il pane agli affamati” (Sl 145,7), “dà a tutti il cibo in tempo opportuno” (Sl 103,27), “ha ricolmato di beni gli affamati” (Lc 1,53), e ai beati nel Regno promette: “Non avranno più fame” (Ap 7,16).

Anche Gesù si preoccupa di sfamare chi lo segue, e moltiplica pane e pesci per le folle affamate, miracolo che ci è riportato da tutti e quattro gli Evangelisti, ma che Marco e Matteo ci raccontano ben due volte (Mc 6,30-44; 8,1-16; Mt 14,13-21; 15,32-39; Lc 9,10-17; Gv 6,1-13).

Dio sfama gli uomini tramite il nostro impegno

Tante volte la Scrittura ci esorta a diventare cooperatori di Dio nel dar da mangiare agli affamati: “Non rattristare un affamato” (Sir 4,2); “Da’ il tuo pane a chi ha fame” (Tb 4,16); “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio…? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato” (Is 58,6-7.10); “Se uno divide il pane con l’affamato…, egli è giusto e vivrà” (Ez 18,7.16).  Addirittura “se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare” (Pr 25,21). E Gesù comanda: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37).

Nel “Padre nostro” i cristiani pregano: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11; Lc 11,3: “ogni giorno il nostro pane quotidiano”): essi riconoscono che tutto viene da Dio: il termine “pane” per gli ebrei indica il nutrimento in genere, ciò di cui si necessita (Gen 28,20; 47,15…).

Attenzione però: il pane che Dio ci dà non è riconducibile alla logica del “mio” e del “tuo”, ma del “nostro”: Dio dà il suo pane a tutti gli uomini come famiglia umana. Se poi c’è chi muore di fame mentre altri soffrono per le patologie collegate all’obesità, ciò è da ricercarsi nel peccato degli uomini.

“Mettiamoci un istante dalla parte di Dio, cerchiamo di vedere le cose come le vede lui. Egli è come un padre di famiglia che ha sette figli e a ogni pasto assiste alla stessa scena: due figli da soli si accaparrano quasi tutto quello che c’è in tavola, lasciando gli altri a stomaco vuoto” (R. Cantalamessa).

Chiedere quindi a Dio il “nostro” pane significa farsi carico della fame dei fratelli, significa impegnarsi a far partecipi dei nostri beni chi non ne ha, significa battersi contro ogni sperequazione ed ingiustizia sociale, contro un sistema malvagio che rende troppo ricco il venti per cento della popolazione mondiale e troppo povero il restante ottanta per cento.

Non si tratta solo di dare il superfluo, ma di prodigarsi davanti a Dio per la vera solidarietà ed unità della famiglia umana, da Dio convocata al banchetto terreno, segno e profezia di quello celeste (Is 25,6; 55,1-3; Mt 22,2; 26,29; Ap 19,9), in cui tutti “non avranno più fame, non avranno più sete” (Ap 7,16).

A proposito del ricco accaparratore della parabola di Lc 12,15-21, che gode nell’aver accumulato tesori ma che improvvisamente si trova di fronte alla morte, San Basilio scrive: “Così quel tale ha ripagato il suo Benefattore. Non gli venne in mente che la natura è di tutti, non considerò che il superfluo va diviso tra i bisognosi, non fece alcun conto del precetto: «Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno» (Pr 3,27). E ancora: «Bontà e fedeltà non ti abbandonino» (Pr 3,3) e «Dividi il tuo pane con l’affamato» (Is 58,7). Non ascoltò il grido di tutti i profeti e di tutti i maestri”.

Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica Caritas in veritate, afferma: “Dar da mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa universale… Il diritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti… È necessario pertanto che maturi una coscienza solidale che conservi l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni” (n. 27).

Ci invita papa Francesco: “Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,35) e «Chi ha sete venga a me» (Gv 7,37). Sono per tutti noi credenti una provocazione queste parole, una provocazione a riconoscere che, attraverso il dare da mangiare agli affamati e il dare da bere agli assetati, passa il nostro rapporto con Dio, un Dio che ha rivelato in Gesù il suo volto di misericordia”.

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