Perdonare le offese: “un dono gratuito”

Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)
Nella sua catechesi sul gesto di Gesù verso Giuda nell’Ultima Cena, papa Leone XIV ha offerto una riflessione sul tema del perdono
Gesti semplici e carichi di significati, quelli di Gesù: lavare i piedi, intingere il pane e porgerlo al traditore, un “ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi” e una prova che il perdono non attende il pentimento, ma si dona gratuitamente per prevenire altro male.
Secondo il Papa, il gesto di Cristo durante l’Ultima Cena è paradigmatico: non è risposta al male, ma il primo passo verso la salvezza dell’altro, anche quando si perde nel male. Gesù non subisce il tradimento, ma lo sceglie, continuando ad amare con umiltà e gratuità. Questo parla di un perdono che non scivola nella debolezza, ma è straordinariamente forte nella sua libertà.
Liberare dal male: il vero significato del perdono
Perdonare non significa abbattere il torto subito o ignorarlo, ma impedire che il male generi altro male. “Non è dire che non è successo nulla”, afferma il Pontefice, bensì scegliere un futuro non deciso dal rancore, ma dalla possibilità di riscatto e rinascita.
In un mondo segnato da relazioni spezzate e silenzi dolorosi, esorta a lasciarsi guidare da un altro modo di amare: offrire un boccone, fidarsi nel silenzio, amare con dignità, anche senza aspettative.
In questa prospettiva, il perdono libera chi lo dona, scioglie il risentimento, restituisce pace, restituendoci a noi stessi.
Il perdono come opera di misericordia spirituale
Lungo tutto il magistero cristiano, il perdonare le offese è inserito tra le sette opere di misericordia spirituali: un invito, un atto di grazia verso il prossimo che riflette il volto di Dio nel cuore dell’uomo.
Nella sua catechesi, il Papa non solo lo richiama, ma lo pone al centro del cammino cristiano: non come risposta al male, ma come seme di speranza, capace di trasformare il tradimento in spazio per la salvezza.
Fonte
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- Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)
Nella sua catechesi sul gesto di Gesù verso Giuda nell’Ultima Cena, papa Leone XIV ha offerto una riflessione sul tema del perdono
Gesti semplici e carichi di significati, quelli di Gesù: lavare i piedi, intingere il pane e porgerlo al traditore, un “ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi” e una prova che il perdono non attende il pentimento, ma si dona gratuitamente per prevenire altro male.
Secondo il Papa, il gesto di Cristo durante l’Ultima Cena è paradigmatico: non è risposta al male, ma il primo passo verso la salvezza dell’altro, anche quando si perde nel male. Gesù non subisce il tradimento, ma lo sceglie, continuando ad amare con umiltà e gratuità. Questo parla di un perdono che non scivola nella debolezza, ma è straordinariamente forte nella sua libertà.
Liberare dal male: il vero significato del perdono
Perdonare non significa abbattere il torto subito o ignorarlo, ma impedire che il male generi altro male. “Non è dire che non è successo nulla”, afferma il Pontefice, bensì scegliere un futuro non deciso dal rancore, ma dalla possibilità di riscatto e rinascita.
In un mondo segnato da relazioni spezzate e silenzi dolorosi, esorta a lasciarsi guidare da un altro modo di amare: offrire un boccone, fidarsi nel silenzio, amare con dignità, anche senza aspettative.
In questa prospettiva, il perdono libera chi lo dona, scioglie il risentimento, restituisce pace, restituendoci a noi stessi.
Il perdono come opera di misericordia spirituale
Lungo tutto il magistero cristiano, il perdonare le offese è inserito tra le sette opere di misericordia spirituali: un invito, un atto di grazia verso il prossimo che riflette il volto di Dio nel cuore dell’uomo.
Nella sua catechesi, il Papa non solo lo richiama, ma lo pone al centro del cammino cristiano: non come risposta al male, ma come seme di speranza, capace di trasformare il tradimento in spazio per la salvezza.
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- Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)

Illustrazione di suor Marie-Anastasia Carré (Communauté des Béatitudes)