Letture: Gs 24, 1-2.15-17.18; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Per una di quelle sublimi combinazioni che talvolta la Liturgia ci propone, la “Lectio continua” della Lettera agli Efesini e del capitolo 6 di Giovanni ci giustappongono oggi due delle tre tematiche che nei Vangeli scatenarono un rifiuto dei discepoli.
La prima è la prospettiva del Matrimonio cristiano, di amarsi “come Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Ef 5,25), in eterna fedeltà (Mt 19,1-9): ciò determina la reazione dei discepoli, che esclamano: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10).
Il secondo rifiuto è relativo all’Eucarestia: di fronte a un Dio che si fa pane, che si dà in pasto agli uomini, “molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66).
Il terzo rifiuto è quello della Croce: quando Gesù “cominciò a dire apertamente che doveva… soffrire molto…, e venire ucciso…, Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”” (Mt 16,21-22). Il rifiuto della Croce sintetizza gli altri due: è “scandalo…, stoltezza” (1 Cor 1,23) un Dio povero, debole, che muore come un malfattore, prendendo su di sè tutti i dolori del mondo, per amore, solo per amore; l’Eucarestia, in cui Dio si identifica in un pezzo di pane, è segno grande di questo amore che giunge allo svuotarsi completamente nel dono totale; il Matrimonio cristiano è profezia vivente dell’amore divino (Ef 5,25), che è sempre solo oblativo, che mai “divorzia” da noi nonostante tutte le nostre infedeltà, che è farsi servo (Ef 5,25-29), che è chiamata ad un’unità inscindibile (Ef 5,31).
Gesù ci chiede di entrare nella logica dell’amore, che è la logica della Croce, dell’Eucarestia, del Matrimonio cristiano. Ma “questo “Lògos” è duro: chi può intenderlo?” (Gv 6,60), dove “lògos” è sia la Parola di Gesù sia Gesù stesso, il Lògos, il Verbo fatto carne (Gv 1). Gesù è duro, difficile da seguire: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà” (Mt 16,24-26: cfr Gv 12, 24-26). Questo discorso è follia per il mondo, non può essere compreso secondo la carne, ma solo nello Spirito santo: “E’ lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono Spirito e vita” (Gv 6,63).
Scegliere Gesù è prendere posizione tra la carne e lo Spirito, tra la logica mondana e quella divina, tra le tenebre e la luce (Gv 3,19-21). Non sono ammessi compromessi, mezze misure, impegni parziali: “Poiché sei tiepido, non sei cioè né caldo né freddo – dice il Signore alla Chiesa di Laodicea-, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,16); “La Parola di Dio è più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giuntura e delle midolla, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore… Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,12-13; cfr Gv 6,61.64). Anche noi dobbiamo prendere posizione, per il Signore e il suo insegnamento, o contro di lui, così come Giosuè richiese ad Israele, ci racconta la prima Lettura (Gs 24, 1-2.15-17.18), una volta entrato nella Terra Promessa.
E questa scelta deve essere rinnovata ogni giorno: non basta essere entrati una volta per tutte nella Chiesa: “Non ho scelto forse io voi, i Dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70). Nella comunità cristiana c’è Pietro il Papa che lo rinnegherà, c’è Giuda che lo venderà per trenta denari, c’è Tommaso l’incredulo, ci sono Giacomo e Giovanni che richiedono posti di potere nel Regno: la permanenza nella fedeltà non è garantita…
Domenica XXI Anno B – Volete andarvene anche voi?
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Letture: Gs 24, 1-2.15-17.18; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Per una di quelle sublimi combinazioni che talvolta la Liturgia ci propone, la “Lectio continua” della Lettera agli Efesini e del capitolo 6 di Giovanni ci giustappongono oggi due delle tre tematiche che nei Vangeli scatenarono un rifiuto dei discepoli.
La prima è la prospettiva del Matrimonio cristiano, di amarsi “come Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Ef 5,25), in eterna fedeltà (Mt 19,1-9): ciò determina la reazione dei discepoli, che esclamano: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10).
Il secondo rifiuto è relativo all’Eucarestia: di fronte a un Dio che si fa pane, che si dà in pasto agli uomini, “molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66).
Il terzo rifiuto è quello della Croce: quando Gesù “cominciò a dire apertamente che doveva… soffrire molto…, e venire ucciso…, Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”” (Mt 16,21-22). Il rifiuto della Croce sintetizza gli altri due: è “scandalo…, stoltezza” (1 Cor 1,23) un Dio povero, debole, che muore come un malfattore, prendendo su di sè tutti i dolori del mondo, per amore, solo per amore; l’Eucarestia, in cui Dio si identifica in un pezzo di pane, è segno grande di questo amore che giunge allo svuotarsi completamente nel dono totale; il Matrimonio cristiano è profezia vivente dell’amore divino (Ef 5,25), che è sempre solo oblativo, che mai “divorzia” da noi nonostante tutte le nostre infedeltà, che è farsi servo (Ef 5,25-29), che è chiamata ad un’unità inscindibile (Ef 5,31).
Gesù ci chiede di entrare nella logica dell’amore, che è la logica della Croce, dell’Eucarestia, del Matrimonio cristiano. Ma “questo “Lògos” è duro: chi può intenderlo?” (Gv 6,60), dove “lògos” è sia la Parola di Gesù sia Gesù stesso, il Lògos, il Verbo fatto carne (Gv 1). Gesù è duro, difficile da seguire: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà” (Mt 16,24-26: cfr Gv 12, 24-26). Questo discorso è follia per il mondo, non può essere compreso secondo la carne, ma solo nello Spirito santo: “E’ lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono Spirito e vita” (Gv 6,63).
Scegliere Gesù è prendere posizione tra la carne e lo Spirito, tra la logica mondana e quella divina, tra le tenebre e la luce (Gv 3,19-21). Non sono ammessi compromessi, mezze misure, impegni parziali: “Poiché sei tiepido, non sei cioè né caldo né freddo – dice il Signore alla Chiesa di Laodicea-, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,16); “La Parola di Dio è più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giuntura e delle midolla, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore… Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,12-13; cfr Gv 6,61.64). Anche noi dobbiamo prendere posizione, per il Signore e il suo insegnamento, o contro di lui, così come Giosuè richiese ad Israele, ci racconta la prima Lettura (Gs 24, 1-2.15-17.18), una volta entrato nella Terra Promessa.
E questa scelta deve essere rinnovata ogni giorno: non basta essere entrati una volta per tutte nella Chiesa: “Non ho scelto forse io voi, i Dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70). Nella comunità cristiana c’è Pietro il Papa che lo rinnegherà, c’è Giuda che lo venderà per trenta denari, c’è Tommaso l’incredulo, ci sono Giacomo e Giovanni che richiedono posti di potere nel Regno: la permanenza nella fedeltà non è garantita…
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