Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Una Chiesa “piccolo resto”
La Chiesa, pur essendo anticipazione del Regno, non deve mai perdere la propria consapevolezza di essere minoranza, di essere il “resto di Israele” (Is 10,20): Gesù ne parla come del “lievito” (Mt 13,33), del “sale della terra” (Mt 5,13), del “piccolo gregge” (Lc 12,32), tutte immagini che si riferiscono a una dimensione di modestia, di umiltà, di piccolezza.
“Il «piccolo gregge»: un gregge amato da Dio, scelto e destinato al Regno, ma piccolo. Questa piccolezza può far nascere il dubbio e lo scoraggiamento nel cuore di molti. Ma è uno scoraggiamento da fugare: la storia di salvezza è regolata dalla legge del «resto d’Israele», cioè del piccolo gruppo di autentici credenti nel quale il Regno si attua a beneficio di tutti. Il piccolo gregge è invitato a non temere. «Non temete» (Lc 12,32): vigilanza sì, prontezza e impegno, ma tutto in un clima di grande fiducia. Il Regno è donato (al Padre è «piaciuto dare a noi il Regno»), poggia sul suo amore e non sulle nostre prestazioni: dunque nessuna ansia” (B. Maggioni).
“Nella società il «peso» dei cattolici non è più quello di una maggioranza. Constatiamo un’oggettiva perdita d’influenza e spesso un discredito culturale. La vita sociale si svolge «come se Dio non esistesse». In una situazione minoritaria molti sentono il bisogno di delineare meglio la loro identità e di avere dei segni della loro differenza rispetto agli altri. Con il pericolo evidente del ripiegamento identitario, che minaccia ogni religione del nostro tempo e suscita forme di fondamentalismo. Come accettare di essere minoritari senza diventare una setta? Questa è una parte della sfida” (B. Chenu).
Monsignor Tonino Bello auspicava “una Chiesa sicura solo del suo Signore e, per il resto, debole. Ma non per tattica, bensì per programma, per scelta, per vocazione. Non una Chiesa arrogante, che ricompatta la gente, che vuole rivincite, che attende il turno per le sue rivalse temporali, che fa ostentazioni muscolari col cipiglio dei culturisti. Ma una Chiesa disarmata, che mangia il pane amaro col mondo… Una Chiesa che, pur cosciente di essere il sale della terra, non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni o per l’esibizione delle sue raffinatezze. Ma una Chiesa che penetra e condivide la storia del mondo… Che non si limita a sperare, ma organizza la speranza degli uomini”.
“Sì, oggi c’è troppa nostalgia di «cristianità»: si riaffacciano pretese e invadenze e si vorrebbe imporre ciò che nel cristianesimo si può solo proporre… L’essere cristiano non può lasciarsi rinchiudere nell’identificazione con uno specifico progetto di liberazione, di giustizia e di pace, né con le culture generate dall’identità cristiana. Il posto dei cristiani è nella compagnia degli uomini: con loro – senza alcun titolo che a priori li garantisca più degli altri sulla realizzazione di un progetto sociale – dialogheranno e si confronteranno con franchezza e senza arroganza, memori che il loro Signore e maestro li ha chiamati «piccolo gregge» invitandoli a «non temere»: realtà quotidiana di una minoranza fiera della propria identità ma non arrogante, consapevole che, pur senza mai tralasciare di predicare il Vangelo, il risultato non dipende dalla sua volontà perché – come ricorda san Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi – «non di tutti è la fede» (2 Ts 3,2). In una situazione di pluralismo, la Chiesa non deve e non vuole essere un gruppo di pressione perché il suo posto nella società è quello di interlocutrice, non di reggente, e perché, come ha ricordato Benedetto XVI, «la Chiesa non intende rivendicare per sé alcun privilegio…, non vuole imporre ai non credenti una prospettiva di fede», ma porsi, insieme a loro, al servizio dell’uomo” (E. Bianchi).
Affermava il cardinal Martini: “Sono colpito dalla domanda di Gesù: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede?». Egli non chiede: «Troverò una Chiesa grande e ben organizzata?». Sa apprezzare anche una Chiesa piccola e modesta, che ha una fede salda e agisce di conseguenza. Non dobbiamo dipendere dai numeri e dai successi. Saremo molto più liberi di seguire la chiamata di Gesù”.
“In una Chiesa che non è più in posizione di forza nella società, il cristiano ritrova la possibilità di una proposta più libera e di una testimonianza più convincente: si dice quello che c’è da dire; si esprime ciò che si crede di dover esprimere. Non si è più sospettati a priori di voler dettar legge nella società, d’imporre un «magistero morale». Essere profeta oggi può voler dire avere la libertà di essere un’istanza critica, considerando con distacco le seduzioni attuali (individuo,
comfort, sicurezza…). Ma proprio perché la società è pluralista, la visione religiosa deve presentare se stessa come proposta, entrare in dialogo con altre visioni della realtà” (B. Chenu).
Una vita bella
Spesso la Chiesa sembra più preoccupata di annunciare valori etici che di proclamare la felicità della Resurrezione di Cristo. Eppure il proprio della Chiesa è dire al mondo che “nessuno ci fa più felici che Dio” (S. Agostino), e che in Cristo è stata sconfitto il peccato, la sofferenza, la malattia, ogni angoscia, la stessa morte.
Già Gesù aveva detto: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere belle («kalà érga»!) e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Anche Pietro invita: “La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre opere belle («kalòn ergòn») giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio” (1 Pt 2,12). Anch’egli usa non l’aggettivo “buono”, “agathòs”, ma “bello”, “kalòs”: gli uomini devono vedere le nostre opere “belle”, essere attratti dalla bellezza della nostra vita!
Tutti gli uomini dovrebbero sempre vedere la Chiesa come il luogo dove scorre la “gioia piena” (Gv 15,11), una comunità di gente felice, che ha trovato il senso della vita e della morte, che canta le lodi del suo Signore, ricolma del suo amore.
Solo così il “piccolo gregge” (Lc 12,32) potrà essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5,13-16).
Vangelo di Domenica 05 febbraio: Matteo 5, 13-16
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Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it).
Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Una Chiesa “piccolo resto”
La Chiesa, pur essendo anticipazione del Regno, non deve mai perdere la propria consapevolezza di essere minoranza, di essere il “resto di Israele” (Is 10,20): Gesù ne parla come del “lievito” (Mt 13,33), del “sale della terra” (Mt 5,13), del “piccolo gregge” (Lc 12,32), tutte immagini che si riferiscono a una dimensione di modestia, di umiltà, di piccolezza.
“Il «piccolo gregge»: un gregge amato da Dio, scelto e destinato al Regno, ma piccolo. Questa piccolezza può far nascere il dubbio e lo scoraggiamento nel cuore di molti. Ma è uno scoraggiamento da fugare: la storia di salvezza è regolata dalla legge del «resto d’Israele», cioè del piccolo gruppo di autentici credenti nel quale il Regno si attua a beneficio di tutti. Il piccolo gregge è invitato a non temere. «Non temete» (Lc 12,32): vigilanza sì, prontezza e impegno, ma tutto in un clima di grande fiducia. Il Regno è donato (al Padre è «piaciuto dare a noi il Regno»), poggia sul suo amore e non sulle nostre prestazioni: dunque nessuna ansia” (B. Maggioni).
“Nella società il «peso» dei cattolici non è più quello di una maggioranza. Constatiamo un’oggettiva perdita d’influenza e spesso un discredito culturale. La vita sociale si svolge «come se Dio non esistesse». In una situazione minoritaria molti sentono il bisogno di delineare meglio la loro identità e di avere dei segni della loro differenza rispetto agli altri. Con il pericolo evidente del ripiegamento identitario, che minaccia ogni religione del nostro tempo e suscita forme di fondamentalismo. Come accettare di essere minoritari senza diventare una setta? Questa è una parte della sfida” (B. Chenu).
Monsignor Tonino Bello auspicava “una Chiesa sicura solo del suo Signore e, per il resto, debole. Ma non per tattica, bensì per programma, per scelta, per vocazione. Non una Chiesa arrogante, che ricompatta la gente, che vuole rivincite, che attende il turno per le sue rivalse temporali, che fa ostentazioni muscolari col cipiglio dei culturisti. Ma una Chiesa disarmata, che mangia il pane amaro col mondo… Una Chiesa che, pur cosciente di essere il sale della terra, non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni o per l’esibizione delle sue raffinatezze. Ma una Chiesa che penetra e condivide la storia del mondo… Che non si limita a sperare, ma organizza la speranza degli uomini”.
“Sì, oggi c’è troppa nostalgia di «cristianità»: si riaffacciano pretese e invadenze e si vorrebbe imporre ciò che nel cristianesimo si può solo proporre… L’essere cristiano non può lasciarsi rinchiudere nell’identificazione con uno specifico progetto di liberazione, di giustizia e di pace, né con le culture generate dall’identità cristiana. Il posto dei cristiani è nella compagnia degli uomini: con loro – senza alcun titolo che a priori li garantisca più degli altri sulla realizzazione di un progetto sociale – dialogheranno e si confronteranno con franchezza e senza arroganza, memori che il loro Signore e maestro li ha chiamati «piccolo gregge» invitandoli a «non temere»: realtà quotidiana di una minoranza fiera della propria identità ma non arrogante, consapevole che, pur senza mai tralasciare di predicare il Vangelo, il risultato non dipende dalla sua volontà perché – come ricorda san Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi – «non di tutti è la fede» (2 Ts 3,2). In una situazione di pluralismo, la Chiesa non deve e non vuole essere un gruppo di pressione perché il suo posto nella società è quello di interlocutrice, non di reggente, e perché, come ha ricordato Benedetto XVI, «la Chiesa non intende rivendicare per sé alcun privilegio…, non vuole imporre ai non credenti una prospettiva di fede», ma porsi, insieme a loro, al servizio dell’uomo” (E. Bianchi).
Affermava il cardinal Martini: “Sono colpito dalla domanda di Gesù: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede?». Egli non chiede: «Troverò una Chiesa grande e ben organizzata?». Sa apprezzare anche una Chiesa piccola e modesta, che ha una fede salda e agisce di conseguenza. Non dobbiamo dipendere dai numeri e dai successi. Saremo molto più liberi di seguire la chiamata di Gesù”.
“In una Chiesa che non è più in posizione di forza nella società, il cristiano ritrova la possibilità di una proposta più libera e di una testimonianza più convincente: si dice quello che c’è da dire; si esprime ciò che si crede di dover esprimere. Non si è più sospettati a priori di voler dettar legge nella società, d’imporre un «magistero morale». Essere profeta oggi può voler dire avere la libertà di essere un’istanza critica, considerando con distacco le seduzioni attuali (individuo,
comfort, sicurezza…). Ma proprio perché la società è pluralista, la visione religiosa deve presentare se stessa come proposta, entrare in dialogo con altre visioni della realtà” (B. Chenu).
Una vita bella
Spesso la Chiesa sembra più preoccupata di annunciare valori etici che di proclamare la felicità della Resurrezione di Cristo. Eppure il proprio della Chiesa è dire al mondo che “nessuno ci fa più felici che Dio” (S. Agostino), e che in Cristo è stata sconfitto il peccato, la sofferenza, la malattia, ogni angoscia, la stessa morte.
Già Gesù aveva detto: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere belle («kalà érga»!) e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Anche Pietro invita: “La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre opere belle («kalòn ergòn») giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio” (1 Pt 2,12). Anch’egli usa non l’aggettivo “buono”, “agathòs”, ma “bello”, “kalòs”: gli uomini devono vedere le nostre opere “belle”, essere attratti dalla bellezza della nostra vita!
Tutti gli uomini dovrebbero sempre vedere la Chiesa come il luogo dove scorre la “gioia piena” (Gv 15,11), una comunità di gente felice, che ha trovato il senso della vita e della morte, che canta le lodi del suo Signore, ricolma del suo amore.
Solo così il “piccolo gregge” (Lc 12,32) potrà essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5,13-16).
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
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Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di domenica 05 gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di domenica 08 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di domenica 01 dicembre: Luca 21, 25-28.34-36
Vangelo di domenica 24 novembre: Giovanni 18, 33b-37
Vangelo di domenica 17 novembre: Marco 13,24-32
Vangelo di domenica 10 novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di venerdì 1 novembre: Matteo 5,1-12
Vangelo di domenica 03 novembre: Marco 12, 28b-34
Vangelo di domenica 27 ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di domenica 20 ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di domenica 13 ottobre: Marco 10, 17-30
Vangelo di domenica 06 ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di domenica 29 settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di domenica 22 settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di domenica 15 settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di domenica 08 settembre: Marco 7, 31-35
Vangelo di domenica 01 settembre: Marco 7, 1-8. 14-15. 21-23
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Vangelo di domenica 18 agosto: Giovanni 6, 51-58
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Vangelo di Domenica 07 aprile: Giovanni 20, 19-31
Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 24 marzo: Marco 14, 1-15, 47
Vangelo di Domenica 17 marzo: Giovanni 12, 20-33
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Vangelo di Domenica 03 marzo: Giovanni 2, 13-25
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Vangelo di Domenica 27 agosto: Matteo 16, 13-20
Vangelo di Domenica 20 agosto: Matteo 15 ,21-28
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Vangelo di Domenica 06 Agosto: Matteo 17, 1-9
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Vangelo di Domenica 23 Luglio: Matteo 13, 24-43
Vangelo di Domenica 16 Luglio: Matteo 13, 1-23
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Vangelo di Domenica 02 Luglio: Matteo 10, 37-42
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Vangelo di Domenica 24 Ottobre: Marco 10, 46-52
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Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Marco 10, 17-31
Vangelo di Domenica 3 Ottobre: Marco 10, 2-16
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Vangelo di Domenica 5 Settembre: Marco 7, 31-37
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Vangelo di Domenica 11 Luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 4 Luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 27 Giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 20 Giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 13 Giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 6 Giugno: Marco 14, 12-16.22-26
Vangelo di Martedì 30 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 23 Maggio: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre