Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Il brano cosiddetto “del giovane ricco” è certamente uno dei più indicativi sul pensiero di Gesù riguardo alle ricchezze.
Quando il giovane ricco, alla proposta di Gesù di vendere ciò che possedeva e darlo ai poveri, “se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni”, si apre un drammatico confronto tra Gesù e i suoi discepoli sul tema del possesso dei beni. Il Maestro annuncia la grande difficoltà della salvezza dei ricchi (Mc 10,23); doveva essere una posizione innovativa se l’evangelista nota lo stupore dei discepoli: “I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole”. Ma Gesù ribadisce questa difficoltà con il famoso esempio del cammello che deve passare per la cruna di un ago (Mc 10,24-25). Marco sottolinea ancora lo shock degli astanti a questo annuncio, rimarcando con un comparativo che “essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?»” (Mc 10,26). È il trauma della prima Chiesa, che talora propose varianti testuali più morbide: come quella del versetto 23 del capitolo dieci di Marco che trasformò i “ricchi” in “coloro che confidano nelle ricchezze” (anche il testo latino delle Vulgata aggiunge al versetto 24: “confidentes in pecuniis”), sostituendo quindi al comando di condividere i propri beni un semplice invito a non esserne troppo interiormente attaccati; o quella che mise, al versetto 25, “gomena” (“kàmilos”) al posto di “cammello” (“kàmelos”), per non rendere proprio impossibile l’ingresso dei ricchi in Paradiso: se è impossibile per un cammello passare per la cruna di un ago, chissà che con qualche sforzo non vi riesca una gomena, magari sfilacciandosi e sbrandellandosi…
Matteo, nel brano parallelo, aggiunge: “Ama il prossimo tuo come te stesso” al testo marciano dei precetti elencati da Gesù al giovane ricco (Mt 19, 19). I Padri della Chiesa, commentando questa pericope evangelica, noteranno come l’accumulo di ricchezze sia contrario alla carità, e che quindi il giovane, possedendo ingenti beni, menta quando afferma di avere sempre osservato i comandamenti del Signore. Già Origene (185-253) cita un frammento dell’apocrifo “Vangelo degli Ebrei” in cui Gesù, al ricco che afferma di avere sempre osservato i comandamenti, obietta: “Come puoi dire di aver osservato la Legge e i Profeti… mentre tanti tuoi fratelli figli di Abramo stanno nella sporcizia e muoiono di fame, e la tua casa è piena di beni, e da essa non esce nulla per loro?”.
Paolo, nella lettera agli Efesini, conclude che nessun avaro, così come i fornicatori o gli impuri, “avrà parte al regno di Cristo e di Dio” (Ef 5, 5).
Il senso della condanna della ricchezza come mancata compartecipazione con i poveri è chiarissimo: e credo che dobbiamo accogliere questa Parola di vita, lasciandoci anche noi stupire e provocare da essa, come fecero i discepoli, senza subito rifugiarci nella misericordia di Dio che Gesù annuncia anche in questa situazione: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! perché tutto è possibile a Dio!” (Mc 10, 27).
Ma i Padri ci mettono in guardia dall’intendere distortamente questo annuncio di clemenza del Signore: per essi la proclamazione della potenza di Dio in ordine alla salvezza di tutti non significa che qualunque cosa facciamo a riguardo dell’uso delle ricchezze sarà alla fine indifferente davanti a Lui al momento del nostro giudizio; essa vuole annunciare che Dio ha la forza di convertire anche il ricco più avaro e ostinato in un fratello capace di condivisione e di solidarietà. Dice infatti Giovanni Crisostomo (345/54-407), vescovo di Costantinopoli: “Come è possibile dunque che il ricco si salvi? Possedendo le cose che gli appartengono in comune con i bisognosi”.
Monsignor Bartolucci, vescovo di Esmeraldas in Ecuador, affermava che quando Gesù proclama: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Lc 18, 27) “non vuol dire che, alla fine, Dio aprirà le porte del regno anche a coloro che hanno un cuore da ricchi. Vuol dire che Dio può dare anche ai ricchi un cuore da poveri”. Le ricchezze allora non diventano impedimento alla sequela di Cristo, ma il mezzo per manifestare concretamente, nell’amore ai fratelli, il nostro amore per il Signore.
A chi abbraccia la povertà evangelica, condividendo i suoi beni con gli ultimi, Gesù non promette solo la vita eterna, ma il suo aiuto provvidente già in questa esistenza, “già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi” (Mc 10, 28-30). È Dio stesso che provvederà ai suoi, come ricorda Gesù nell’ultima cena: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?” (Lc 22, 35).
Come dice Paolo, citando i Salmi (Sl 112, 9): “Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà…. Del resto, Dio ha potere di fare abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario di tutto, possiate compiere generosamente le opere di bene, come sta scritto: «Ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno»” (2 Cor 9, 6-9).
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Vangelo di domenica 13 ottobre: Marco 10, 17-30
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Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
Il brano cosiddetto “del giovane ricco” è certamente uno dei più indicativi sul pensiero di Gesù riguardo alle ricchezze.
Quando il giovane ricco, alla proposta di Gesù di vendere ciò che possedeva e darlo ai poveri, “se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni”, si apre un drammatico confronto tra Gesù e i suoi discepoli sul tema del possesso dei beni. Il Maestro annuncia la grande difficoltà della salvezza dei ricchi (Mc 10,23); doveva essere una posizione innovativa se l’evangelista nota lo stupore dei discepoli: “I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole”. Ma Gesù ribadisce questa difficoltà con il famoso esempio del cammello che deve passare per la cruna di un ago (Mc 10,24-25). Marco sottolinea ancora lo shock degli astanti a questo annuncio, rimarcando con un comparativo che “essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?»” (Mc 10,26). È il trauma della prima Chiesa, che talora propose varianti testuali più morbide: come quella del versetto 23 del capitolo dieci di Marco che trasformò i “ricchi” in “coloro che confidano nelle ricchezze” (anche il testo latino delle Vulgata aggiunge al versetto 24: “confidentes in pecuniis”), sostituendo quindi al comando di condividere i propri beni un semplice invito a non esserne troppo interiormente attaccati; o quella che mise, al versetto 25, “gomena” (“kàmilos”) al posto di “cammello” (“kàmelos”), per non rendere proprio impossibile l’ingresso dei ricchi in Paradiso: se è impossibile per un cammello passare per la cruna di un ago, chissà che con qualche sforzo non vi riesca una gomena, magari sfilacciandosi e sbrandellandosi…
Matteo, nel brano parallelo, aggiunge: “Ama il prossimo tuo come te stesso” al testo marciano dei precetti elencati da Gesù al giovane ricco (Mt 19, 19). I Padri della Chiesa, commentando questa pericope evangelica, noteranno come l’accumulo di ricchezze sia contrario alla carità, e che quindi il giovane, possedendo ingenti beni, menta quando afferma di avere sempre osservato i comandamenti del Signore. Già Origene (185-253) cita un frammento dell’apocrifo “Vangelo degli Ebrei” in cui Gesù, al ricco che afferma di avere sempre osservato i comandamenti, obietta: “Come puoi dire di aver osservato la Legge e i Profeti… mentre tanti tuoi fratelli figli di Abramo stanno nella sporcizia e muoiono di fame, e la tua casa è piena di beni, e da essa non esce nulla per loro?”.
Paolo, nella lettera agli Efesini, conclude che nessun avaro, così come i fornicatori o gli impuri, “avrà parte al regno di Cristo e di Dio” (Ef 5, 5).
Il senso della condanna della ricchezza come mancata compartecipazione con i poveri è chiarissimo: e credo che dobbiamo accogliere questa Parola di vita, lasciandoci anche noi stupire e provocare da essa, come fecero i discepoli, senza subito rifugiarci nella misericordia di Dio che Gesù annuncia anche in questa situazione: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! perché tutto è possibile a Dio!” (Mc 10, 27).
Ma i Padri ci mettono in guardia dall’intendere distortamente questo annuncio di clemenza del Signore: per essi la proclamazione della potenza di Dio in ordine alla salvezza di tutti non significa che qualunque cosa facciamo a riguardo dell’uso delle ricchezze sarà alla fine indifferente davanti a Lui al momento del nostro giudizio; essa vuole annunciare che Dio ha la forza di convertire anche il ricco più avaro e ostinato in un fratello capace di condivisione e di solidarietà. Dice infatti Giovanni Crisostomo (345/54-407), vescovo di Costantinopoli: “Come è possibile dunque che il ricco si salvi? Possedendo le cose che gli appartengono in comune con i bisognosi”.
Monsignor Bartolucci, vescovo di Esmeraldas in Ecuador, affermava che quando Gesù proclama: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Lc 18, 27) “non vuol dire che, alla fine, Dio aprirà le porte del regno anche a coloro che hanno un cuore da ricchi. Vuol dire che Dio può dare anche ai ricchi un cuore da poveri”. Le ricchezze allora non diventano impedimento alla sequela di Cristo, ma il mezzo per manifestare concretamente, nell’amore ai fratelli, il nostro amore per il Signore.
A chi abbraccia la povertà evangelica, condividendo i suoi beni con gli ultimi, Gesù non promette solo la vita eterna, ma il suo aiuto provvidente già in questa esistenza, “già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi” (Mc 10, 28-30). È Dio stesso che provvederà ai suoi, come ricorda Gesù nell’ultima cena: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?” (Lc 22, 35).
Come dice Paolo, citando i Salmi (Sl 112, 9): “Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà…. Del resto, Dio ha potere di fare abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario di tutto, possiate compiere generosamente le opere di bene, come sta scritto: «Ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno»” (2 Cor 9, 6-9).
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Vangelo di domenica 20 aprile Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di domenica 13 aprile Domenica delle Palme: Passione del Signore – Luca 22,14-23,56
Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
Vangelo di domenica 30 marzo IV Domenica di Quaresima anno C – Luca 15, 1 – 3. 11-32
Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di domenica 05 gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di domenica 08 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di domenica 01 dicembre: Luca 21, 25-28.34-36
Vangelo di domenica 24 novembre: Giovanni 18, 33b-37
Vangelo di domenica 17 novembre: Marco 13,24-32
Vangelo di domenica 10 novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di venerdì 1 novembre: Matteo 5,1-12
Vangelo di domenica 03 novembre: Marco 12, 28b-34
Vangelo di domenica 27 ottobre: Marco 10, 46-52
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Vangelo di domenica 25 agosto: Giovanni 6, 60-69
Vangelo di Giovedì 15 agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di domenica 18 agosto: Giovanni 6, 51-58
Vangelo di Domenica 11 agosto: Giovanni 6, 41-51
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Vangelo di Domenica 28 luglio: Giovanni 6, 1-15
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Vangelo di Domenica 14 luglio: Marco 6, 7-13
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Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre