Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
La tradizione degli uomini e i comandamenti di Dio (7, 1-13)
(vedi Mt 15,1-9)
Le cose che rendono impuro un uomo (7, 14-23)
(vedi Mt 15,10-20)
Purità legale
Marco dà in questo brano tante spiegazioni perché sta scrivendo per una comunità italiana. Matteo, nel brano parallelo (Mt 15,1-20), non si preoccupa di dare tanti chiarimenti in quanto parla a comunità ebraiche che ben conoscono gli usi, i costumi e la cultura ebraica.
Prima che Gesù vada dai pagani, Marco pone un lungo discorso di Gesù, il più lungo di questa sezione, per far cadere la discriminante, il muro fra gli ebrei ed i pagani.
Il problema centrale è proprio quello del versetto 15: quello di cibi puri e di cibi impuri. Su questo si dibatte a lungo nella prima comunità cristiana (At 10,1-11,18): si fa anche un Concilio su questo argomento (At 15,3-21).
La Legge comandava agli israeliti di mangiare soltanto gli animali considerati puri (Lv 11; Dt 14), e la tradizione definisce anche le norme di macellazione e di cottura dei cibi: è la cosiddetta cucina kasher. In base ad esse è vietato cibarsi degli animali che sono considerati “impuri” (taref). Tali sono:
- gli animali che non ruminano o sono privi di unghie (lepre, cane, gatto, cavallo, cammello, maiale, irace);
- i pesci senza pinne o squame (molluschi, mitili, crostacei, anguille);
- gli uccelli come l’aquila, il falco, il gabbiano, il corvo, la civetta, il cigno, la cicogna, l’ibis, il pellicano;
- gli insetti alati che camminano su quattro zampe, eccetto cavallette, locuste e grilli;
- gli animali che strisciano per terra: non solo i serpenti, ma anche le talpe e i topi.
All’inizio tali norme nascono come precauzioni igieniche, per paura di infezioni e inquinamento: la proibizione di mangiare i rapaci è dovuta al fatto che questi spesso si cibano di carogne; molti degli animali proibiti si nutrono di rifiuti, o vivono presso acque paludose.
Il cammello viene preservato perché troppo importante come mezzo di locomozione. Era severamente vietato mangiare sangue o grasso (Lv 7,25-27) riservato a Dio.
La gazzella, il cervo, l’agnello, il capretto sono invece gli animali “puri” per eccellenza. Ma è vietato “cuocere il capretto nel latte di sua madre” (e per estensione, in generale, mescolare carne e latte): usanza introdotta in un secondo tempo, perché Abramo offrì a Dio vitello arrosto e yogurt (Gn 18,18). Forse per evitare sprechi, poiché carne e latte sono entrambi alimenti proteici, o per differenziarsi dalle tribù vicine, che invece praticavano quest’alimentazione: “la proibizione era vincolata al fatto che tale ricetta era in uso presso i cananei, gli indigeni della Terrasanta, nei cui confronti Israele voleva prendere le distanze onde evitare il rischio di sincretismo” (G. Ravasi).
La questione dei cibi puri e dei cibi impuri era così radicata nella cultura ebraica che provocò dure diatribe tra i primi cristiani provenienti dal paganesimo e i cristiani di origine ebraica, che volevano imporre le loro norme anche ai convertiti non ebrei. Ci volle una particolare rivelazione di Dio a Pietro, a Cesarea, per fargli capire: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano” (At 10-11).
Il vero onore ai genitori
Altro tema importante sollevato da farisei e scribi è perché i discepoli mangino il pane con mani impure. Al v. 2 e al v. 5 i farisei notano che i discepoli mangiano con le mani impure, cioè senza essersi lavati le mani.
Gesù risponde con i vv. 6-13 citando Isaia per attaccare fondatamente i farisei. I farisei al comando di Dio hanno contrapposto 613 comandi, al precetto hanno contrapposto i “mishuot”, i precetti. Gesù cita addirittura quel paradosso, il “korban”, secondo cui quelli che invece di mantenere i propri genitori facevano un’offerta al tempio, erano esentato dalla tutela dei loro anziani.
La Bibbia ribadisce l’importanza di trattare bene i propri genitori; chi li maltratta, cioè si comporta con loro in maniera non conveniente ai loro bisogni, “sia maledetto!” (Dt 27,16): e per gli ebrei la maledizione è qualcosa di concreto, è essere privati di ogni bene da Dio; e chi non è riconoscente con chi gli ha dato la vita, offende Dio stesso, fonte prima della vita; perciò non è neppure degno di vivere: “dovrà essere messo a morte…, il suo sangue ricadrà su di lui” (Lv 20,9). “Chi rovina il padre e fa fuggire la madre è un figlio disonorato ed infame” (Pr 19,26). Contro chi cerca l’onor del mondo dopo avere emarginato i genitori, la Parola di Dio è chiara: “Chi deruba il padre e la madre e dice: «Non è peccato», è compagno dell’assassino” (Pr 28,24). Anche Gesù, che più volte nella sua predicazione richiama il comandamento verso i genitori (Mt 15,4; 19,19), si scaglia contro coloro che, facendo offerta sacra (korbàn) di beni al tempio, pretendevano poi di stornarli dall’aiuto da dare ai genitori (Mc 7,6-13). Gesù ci insegna quanto concreto sia l’“onore” che Dio ci richiede verso i genitori: è innanzitutto aiutarli economicamente, sistemarli socialmente, provvedere ai loro bisogni effettivi, reali, profondi: non bastano pie parole o attestazioni di affetto. Inoltre il Signore ci mette in guardia dal pericolo di emarginare gli anziani in nome di vari “valori”: la convivenza familiare, il lavoro, la carriera, l’alloggio, la moglie e i figli e le loro necessità (vacanze, viaggi, quieto vivere… perché il vecchio magari sporca, perde le bave, bisogna pulirlo, di notte grida…). A volte si usa come pretesto l’impegno politico, sindacale, la scelta di vita per il Signore… E talora assistiamo anche nelle comunità religiose a vere e proprie forme di emarginazione dei confratelli o delle consorelle anziani, magari ammassati in un unico cronicario, messi da parte, in nome proprio della disponibilità all’annuncio del Vangelo, laddove più dovrebbe essere evidente il segno della fratellanza e dell’obbedienza al comando di Dio di amarci “non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18). Certo, il Regno ha priorità anche sugli affetti parentali (Mt 10,35.37; Lc 9,59-62): ma dobbiamo chiederci se talora non amiamo il prossimo… a spese dei più prossimi! Ci ammonisce Paolo: “Figli o nipoti…, imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio” (1 Tm 5,4).
Interiorità e radicalità
I precetti dei farisei sono tutta esteriorità. Per capire il mistero del pane unico che è Gesù Cristo, dobbiamo avere un cuore diverso, un cuore capace di amare.
E di fronte ai discepoli nei versetti successivi Gesù spiega la sua parabola, spiega il suo “mashal” (vv. 14-17).
Marco ci dice che Gesù ci richiede una morale radicale. Ai vv. 21-23 c’è un “elenco di vizi” (cfr Rm 1,29-31; Gal 5,19-21; Col 3,5-8; 2 Tm 3,2-5…), dodici (simbolo della totalità del male), di cui sei al plurale (atti cattivi) e sei al singolare (atteggiamenti interiori).
Gesù ci chiede che il nostro cuore sia totalmente di Dio. Gesù lo ribadisce soprattutto a noi che siamo “endo”, che siamo “in casa” (v. 17: la casa per Marco è simbolo della Chiesa), perché non abbiamo ancora capito, perché siamo sordi e ciechi.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Vangelo di domenica 01 settembre: Marco 7, 1-8. 14-15. 21-23
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Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
La tradizione degli uomini e i comandamenti di Dio (7, 1-13)
(vedi Mt 15,1-9)
Le cose che rendono impuro un uomo (7, 14-23)
(vedi Mt 15,10-20)
Purità legale
Marco dà in questo brano tante spiegazioni perché sta scrivendo per una comunità italiana. Matteo, nel brano parallelo (Mt 15,1-20), non si preoccupa di dare tanti chiarimenti in quanto parla a comunità ebraiche che ben conoscono gli usi, i costumi e la cultura ebraica.
Prima che Gesù vada dai pagani, Marco pone un lungo discorso di Gesù, il più lungo di questa sezione, per far cadere la discriminante, il muro fra gli ebrei ed i pagani.
Il problema centrale è proprio quello del versetto 15: quello di cibi puri e di cibi impuri. Su questo si dibatte a lungo nella prima comunità cristiana (At 10,1-11,18): si fa anche un Concilio su questo argomento (At 15,3-21).
La Legge comandava agli israeliti di mangiare soltanto gli animali considerati puri (Lv 11; Dt 14), e la tradizione definisce anche le norme di macellazione e di cottura dei cibi: è la cosiddetta cucina kasher. In base ad esse è vietato cibarsi degli animali che sono considerati “impuri” (taref). Tali sono:
All’inizio tali norme nascono come precauzioni igieniche, per paura di infezioni e inquinamento: la proibizione di mangiare i rapaci è dovuta al fatto che questi spesso si cibano di carogne; molti degli animali proibiti si nutrono di rifiuti, o vivono presso acque paludose.
Il cammello viene preservato perché troppo importante come mezzo di locomozione. Era severamente vietato mangiare sangue o grasso (Lv 7,25-27) riservato a Dio.
La gazzella, il cervo, l’agnello, il capretto sono invece gli animali “puri” per eccellenza. Ma è vietato “cuocere il capretto nel latte di sua madre” (e per estensione, in generale, mescolare carne e latte): usanza introdotta in un secondo tempo, perché Abramo offrì a Dio vitello arrosto e yogurt (Gn 18,18). Forse per evitare sprechi, poiché carne e latte sono entrambi alimenti proteici, o per differenziarsi dalle tribù vicine, che invece praticavano quest’alimentazione: “la proibizione era vincolata al fatto che tale ricetta era in uso presso i cananei, gli indigeni della Terrasanta, nei cui confronti Israele voleva prendere le distanze onde evitare il rischio di sincretismo” (G. Ravasi).
La questione dei cibi puri e dei cibi impuri era così radicata nella cultura ebraica che provocò dure diatribe tra i primi cristiani provenienti dal paganesimo e i cristiani di origine ebraica, che volevano imporre le loro norme anche ai convertiti non ebrei. Ci volle una particolare rivelazione di Dio a Pietro, a Cesarea, per fargli capire: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano” (At 10-11).
Il vero onore ai genitori
Altro tema importante sollevato da farisei e scribi è perché i discepoli mangino il pane con mani impure. Al v. 2 e al v. 5 i farisei notano che i discepoli mangiano con le mani impure, cioè senza essersi lavati le mani.
Gesù risponde con i vv. 6-13 citando Isaia per attaccare fondatamente i farisei. I farisei al comando di Dio hanno contrapposto 613 comandi, al precetto hanno contrapposto i “mishuot”, i precetti. Gesù cita addirittura quel paradosso, il “korban”, secondo cui quelli che invece di mantenere i propri genitori facevano un’offerta al tempio, erano esentato dalla tutela dei loro anziani.
La Bibbia ribadisce l’importanza di trattare bene i propri genitori; chi li maltratta, cioè si comporta con loro in maniera non conveniente ai loro bisogni, “sia maledetto!” (Dt 27,16): e per gli ebrei la maledizione è qualcosa di concreto, è essere privati di ogni bene da Dio; e chi non è riconoscente con chi gli ha dato la vita, offende Dio stesso, fonte prima della vita; perciò non è neppure degno di vivere: “dovrà essere messo a morte…, il suo sangue ricadrà su di lui” (Lv 20,9). “Chi rovina il padre e fa fuggire la madre è un figlio disonorato ed infame” (Pr 19,26). Contro chi cerca l’onor del mondo dopo avere emarginato i genitori, la Parola di Dio è chiara: “Chi deruba il padre e la madre e dice: «Non è peccato», è compagno dell’assassino” (Pr 28,24). Anche Gesù, che più volte nella sua predicazione richiama il comandamento verso i genitori (Mt 15,4; 19,19), si scaglia contro coloro che, facendo offerta sacra (korbàn) di beni al tempio, pretendevano poi di stornarli dall’aiuto da dare ai genitori (Mc 7,6-13). Gesù ci insegna quanto concreto sia l’“onore” che Dio ci richiede verso i genitori: è innanzitutto aiutarli economicamente, sistemarli socialmente, provvedere ai loro bisogni effettivi, reali, profondi: non bastano pie parole o attestazioni di affetto. Inoltre il Signore ci mette in guardia dal pericolo di emarginare gli anziani in nome di vari “valori”: la convivenza familiare, il lavoro, la carriera, l’alloggio, la moglie e i figli e le loro necessità (vacanze, viaggi, quieto vivere… perché il vecchio magari sporca, perde le bave, bisogna pulirlo, di notte grida…). A volte si usa come pretesto l’impegno politico, sindacale, la scelta di vita per il Signore… E talora assistiamo anche nelle comunità religiose a vere e proprie forme di emarginazione dei confratelli o delle consorelle anziani, magari ammassati in un unico cronicario, messi da parte, in nome proprio della disponibilità all’annuncio del Vangelo, laddove più dovrebbe essere evidente il segno della fratellanza e dell’obbedienza al comando di Dio di amarci “non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18). Certo, il Regno ha priorità anche sugli affetti parentali (Mt 10,35.37; Lc 9,59-62): ma dobbiamo chiederci se talora non amiamo il prossimo… a spese dei più prossimi! Ci ammonisce Paolo: “Figli o nipoti…, imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio” (1 Tm 5,4).
Interiorità e radicalità
I precetti dei farisei sono tutta esteriorità. Per capire il mistero del pane unico che è Gesù Cristo, dobbiamo avere un cuore diverso, un cuore capace di amare.
E di fronte ai discepoli nei versetti successivi Gesù spiega la sua parabola, spiega il suo “mashal” (vv. 14-17).
Marco ci dice che Gesù ci richiede una morale radicale. Ai vv. 21-23 c’è un “elenco di vizi” (cfr Rm 1,29-31; Gal 5,19-21; Col 3,5-8; 2 Tm 3,2-5…), dodici (simbolo della totalità del male), di cui sei al plurale (atti cattivi) e sei al singolare (atteggiamenti interiori).
Gesù ci chiede che il nostro cuore sia totalmente di Dio. Gesù lo ribadisce soprattutto a noi che siamo “endo”, che siamo “in casa” (v. 17: la casa per Marco è simbolo della Chiesa), perché non abbiamo ancora capito, perché siamo sordi e ciechi.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
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Vangelo di domenica 11 maggio: IV Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di domenica 04 maggio: III Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 21,1-19
Vangelo di domenica 27 aprile II Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di domenica 20 aprile Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di domenica 13 aprile Domenica delle Palme: Passione del Signore – Luca 22,14-23,56
Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
Vangelo di domenica 30 marzo IV Domenica di Quaresima anno C – Luca 15, 1 – 3. 11-32
Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
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Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
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Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
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Vangelo di domenica 01 dicembre: Luca 21, 25-28.34-36
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Vangelo di Domenica 15 Maggio: Giovanni 13, 31-35
Vangelo di Domenica 8 Maggio: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di Domenica 1 Maggio: Giovanni 21, 1-23
Vangelo di Domenica 24 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Domenica 17 Aprile: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 10 Aprile: Luca 22, 14-23, 56
Vangelo di Domenica 3 Aprile: Giovanni 8, 1-11
Vangelo di Domenica 27 Marzo: Luca 15 ,1-3.11-32
Vangelo di Domenica 20 Marzo: Luca 13, 1-9
Vangelo di Domenica 13 Marzo: Luca 9, 28-36
Vangelo di Domenica 6 Marzo: Luca 4, 1-13
Vangelo di Domenica 27 Febbraio: Luca 6, 39-45
Vangelo di Domenica 20 Febbraio: Luca 6, 27-38
Vangelo di Domenica 13 Febbraio: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di Domenica 6 Febbraio: Luca 5, 1-11
Vangelo di Domenica 30 Gennaio Luca 4, 21-30
Vangelo di Domenica 23 Gennaio Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di Domenica 16 Gennaio: Giovanni 2, 1-11
Vangelo di Domenica 9 Gennaio Luca 3, 15-16.21-22
Vangelo di Giovedì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 2 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Sabato 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 26 Dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di Sabato 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 19 Dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di Domenica 12 Dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di Mercoledì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 5 Dicembre: Luca 3, 1-6
Vangelo di Domenica 28 Novembre: Luca 21, 25-28. 34-36
Vangelo di Domenica 21 Novembre: Giovanni 13, 33-37
Vangelo di Domenica 14 Novembre: Marco 13, 24-32
Vangelo di Domenica 7 Novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di Lunedì 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 31 Ottobre: Marco 12, 28-34
Vangelo di Domenica 24 Ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di Domenica 17 Ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Marco 10, 17-31
Vangelo di Domenica 3 Ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di Domenica 26 Settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di Domenica 19 Settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di Domenica 12 Settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di Domenica 5 Settembre: Marco 7, 31-37
Vangelo di Domenica 29 Agosto: Marco 7, 1-8.14-15.21-23
Vangelo di Domenica 22 Agosto: Giovanni 6, 60-70
Vangelo di Domenica 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 8 Agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 1 Agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 25 Luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 18 Luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 11 Luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 4 Luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 27 Giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 20 Giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 13 Giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 6 Giugno: Marco 14, 12-16.22-26
Vangelo di Martedì 30 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 23 Maggio: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre