Vangelo di domenica 04 maggio: III Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 21,1-19

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28 Aprile 2025

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GIOVANNI 21,1-19

1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Un brano importante in senso ecclesiologico è il famoso dialogo tra il Risorto e Pietro, al capitolo 21 del Vangelo, che delinea alcuni aspetti del primato petrino.

In questo brano innanzitutto si specifica il mandato di Pietro, che è quello di pascere il gregge, vicariando l’ufficio di Dio e di Gesù, Pastore ideale1: Pietro dovrà provvedere il cibo (“bòskein”2), sostentare il gregge, e poi governarlo (“pomànein”3); si parla prima di “arnìa”, gli agnelli, poi di “pròbata”: è la totalità del gregge: Pietro dovrà preoccuparsi di tutti, senza escludere nessuno.

Si precisano però anche i limiti del suo mandato: le pecore restano solo di Gesù, unico Pastore4: per tre volte si ribadisce “le mie pecore” (Gv 21,15-17). Il testo è anche interessante riguardo la durata del mandato: se Giovanni affronta la questione tanti anni dopo la morte di Pietro, forse è perché ritiene che Gesù abbia voluto anche dei successori a Pietro.

Il brano definisce anche i requisiti del mandato petrino: non viene richiesto un passato integerrimo. Purtroppo Pietro non era stato e non sarà sempre la roccia che doveva essere, dimostrando più volte la sua fragilità e la sua debolezza. Ma gli viene chiesto amore per il Signore, anzi all’inizio un primato nell’amore: “Mi ami più di costoro?”, anche se poi Gesù si accontenterà, nelle altre due domande, di un semplice “Mi ami tu?”. Così Gesù, nella sua domanda: “Mi ami tu?” per due volte usa il verbo “agapan”, quello dell’amore totale, proprio di Dio5, e Pietro nella risposta usa “philein”, quello della semplice amicizia6; la terza volta sia Gesù nella domanda che Pietro nella risposta usano “philein”7: forse Gesù ormai si accontenta dell’amicizia…

Viene chiarito che solo Dio è il mandante della vocazione petrina: il pastore è nominato solo per scelta gratuita di Dio, e non per meriti speciali8.

E a Pietro viene subito ricordato che dovrà dare la vita per il suo Signore: “Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18): “tenderai le mani” è possibile allusione alla croce. “Nel quarto Vangelo dunque Pietro è come l’ombra – certo non oscura ma luminosa – di Gesù: è pastore che prende in consegna il gregge di lui che è il buon pastore, ed è discepolo che come lui muore con una morte che glorifica Dio” (G. Biguzzi9).

Al capitolo 21 il discepolo che Gesù amava viene ricordato come “quello che nella cena si era chinato sul petto di Gesù (epì tò stèthos autoù)” (Gv 21,2010): “Hanno ben capito il valore simbolico del gesto di Giovanni all’ultima cena i Padri greci che diedero all’evangelista il titolo onorifico di <<epistèthios>> (ndr: <<colui che posa il capo sul petto>>). A partire da Gv 13,25 si è sviluppata infatti tutta una tradizione mistica secondo la quale Giovanni ha attinto la dottrina del suo Vangelo a quella sorgente di grazia che era il petto (<<stéthos>>) del Maestro” (I. De La Potterie11).

Nel Vangelo di Giovanni, Pietro è figura dell’istituzione, Giovanni della profezia. Al termine di questo brano “Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava… e disse a Gesù: <<Signore, e lui?>>” (Gv 21,20-21). Ma all’autorità che vuole avere la profezia sotto controllo, Gesù ricorda: “Se voglio che rimanga…, che importa a te?” (Gv 21,22), e ordina di pensare piuttosto alla propria sequela: “Tu seguimi!” (21,22). L’istituzione non dovrà preoccuparsi di tenere a freno la profezia, ma solo di essere fedele nel seguire il Signore.

La dimensione istituzionale e quella profetica però non sono in contrasto, ma si completano a vicenda. Insieme a Giacomo, Pietro e Giovanni sono gli apostoli preferiti da Gesù, che li vuole con sé nei momenti più importanti della sua missione12. Istituzione e profezia dovranno collaborare vicendevolmente “finché il Signore venga” (Gv 21,22).

“Nel quarto Vangelo due discepoli sono evocato in coppia fissa a partire da 13,23-24 fino all’ultima pagina: si tratta di Pietro e del <<discepolo che Gesù amava>>. Compaiono insieme per la prima volta all’ultima cena dove Pietro interroga Gesù circa il traditore attraverso il discepolo amato13, e poi una seconda volta nella notte dell’interrogatorio di Gesù presso il sommo sacerdote14… In quella critica notte i due però si separano perché Pietro rinnega Gesù…, mentre l’altro seguirà il Signore fino alla croce15. I due sono insieme una terza volta nella corsa verso il sepolcro trovato aperto e vuoto da Maria di Magdala16, e una quarta volta nella pesca miracolosa al lago dopo la resurrezione17… Il sublime quarto Vangelo si arresterà lasciando nell’animo del lettore il dittico dei due discepoli, del loro diverso discepolato e della loro complementare funzione ecclesiale” (G. Biguzzi18). Giustamente Agostino scrive: “Nemo istos insignos apostolos separet!”: “Nessuno separi questi illustri apostoli!”19.

Il capitolo 21 del Vangelo di Giovanni è probabilmente un’aggiunta posteriore: la prima stesura si fermava alla conclusione di Gv 20,30-31. Ma il capitolo 21 esprime l’esistenza di un profondo dialogo tra le Chiese petrine e quelle giovannee: “Negli anni del trapasso tra il I e il II secolo le diverse tradizioni cristiane stavano dunque convergendo le une verso le altre e fondendosi nell’unica Chiesa che fu chiamata poi la <<grande Chiesa>>“ (G. Biguzzi20).

1 Gv 10,1-21
2 Gv 21,15.17
3 Gv 21,16
4 Gv 10,1-18; 1 Pt 2,25; 5,2-4
5 1 Gv 4,8
6 Gv 21,15-16
7 Gv 21,17
8 Mt 16,16-19; Lc 22,31-32
9 Biguzzi G., in Parole di vita, Edizioni Messaggero, Padova, anno XLIL, n. 6, novembre-dicembre 2004, pg. 34
10 cfr Gv 13,25
11 De La Potterie I., in Rinaldi G., De Benedetti P., Introduzione al Nuovo Testamento, Paideia, Brescia, 1971, pg. 867
12 Mc 5,2.37; 14,33
13 Gv 13,23-27
14 Gv 18,15ss
15 Gv 19,26-27
16 Gv 20,2-10
17 Gv 21,7-8
18 Biguzzi G., in Parole di vita, Edizioni Messaggero, Padova, anno XLIL, n. 6, novembre-dicembre 2004, pgg. 32-33
19 Agostino, Omelie sul Vangelo di Giovanni, 124,7
20 Biguzzi G., in Parole di vita, Edizioni Messaggero, Padova, anno XLIL, n. 6, novembre-dicembre 2004, pg. 37

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

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