Vangelo di domenica 10 agosto: XIX domenica anno C: Luca 12, 32-48

il: 

3 Agosto 2025

di: 

luca-2
luca-2

LUCA 12, 32-48

Spesso siamo occupati dalla ricerca dei beni terreni e ci dimentichiamo dei beni eterni. Giacomo ammonisce: “Voi dite: <<Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni>>, mentre non sapete che cosa sarà domani! Ma che vita mai è la vostra? Siete come vapore che appare un istante e poi scompare” (Gc 4,13). Ci ricorda Paolo: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e le vostra vita è omai nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,1-3): la dimensione ultraterrena è ormai fondamentale per il credente. Invece “ai ricchi manca la vigilanza escatologica; nella loro vita di piacere non riconoscono i segni del tempo” (F. Mussner).

In quest’ottica, il Nuovo Testamento propone una gestione dei beni economici del tutto particolare: è il cielo il vero investimento finanziario, la vera banca, il luogo dove conviene far fruttare i capitali: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli” (Lc 12,33-34); “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21). Già il Siracide aveva detto: “Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell’Altissimo; ti saranno più utili dell’oro. Rinserra l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia. Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, combatterà per te di fronte al nemico” (Sir 29,10-13). Paolo scrive a Timoteo: “Ai ricchi in questo mondo raccomanda… di arricchirsi di opere buone…, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera” (1 Tm 6,17-19).

Afferma Agostino: “Ti importa accumulare tesori? Non ti dico: <<Rinuncia!>>. Ti dico piuttosto <<dove>> farlo… Dove ti dico di accumulare tesori? Accumulatevi un tesoro nel cielo dove ladro non può avvicinarsi né tarlo o ruggine compromettere”.

Scrive Basilio: “Se hai donato all’affamato, il dono diventa tuo e ti è restituito con interesse. Come il seme, gettato nel solco, è fonte di guadagno per chi lo ha seminato, così il pane offerto all’affamato ti renderà in seguito un abbondante profitto. Smetti, dunque, di coltivare i campi e comincia la semina per il cielo. Infatti è scritto: <<Seminate per voi secondo giustizia>>… La gloria eterna, la corona della giustizia, il regno dei cieli premieranno la tua amministrazione di questi beni corruttibili”; “Il Signore insegna che le ricchezze che si disperdono, si posseggono; ma se si conservano, passano ad altri. Se tu le conservi, non le avrai, se le disperderai, non le perderai: <<Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre>> (Sl 112,9)”.

La rinuncia per amore è quindi segno escatologico della presenza del Regno: “La testimonianza del povero di Dio si esprime nella sua attesa attiva del Regno e della sua giustizia e non nel coltivare la povertà come se fosse un ideale di vita… Per il ricco, questa esigenza di spartire con i poveri sarà una testimonianza del fatto che vive in ansiosa attesa del Regno di giustizia. In altre parole: la rinuncia ai beni terreni fa parte di questa escatologia… La sfida lanciata dai poveri e dalla povertà alla comunità della fede, suscita allora in essa un atteggiamento di testimonianza militante, dal carattere profetico: annuncio della giustizia di Dio e denunzia dell’ingiustizia degli uomini… Il rifiuto delle ricchezze e l’amor fraterno verso il prossimo derelitto è il segno della disponibilità a Gesù e dell’apertura al Regno che viene” (J. de S. Ana).

Diceva ancora monsignor Tonino Bello: “Farsi povero significa accendere una freccia stradale per indicare ai viandanti distratti la dimensione <<simbolica>> della ricchezza, e far prendere coscienza a tutti della realtà significata che sta oltre. Significa, in ultima analisi, divenire parabola vivente della <<ulteriorità>>. In questo senso, la povertà, prima che rinuncia, è un annuncio. È l’annuncio del Regno che verrà”.

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

Fonte dell’articolo

spazio + spadoni

LUCA 12, 32-48

Spesso siamo occupati dalla ricerca dei beni terreni e ci dimentichiamo dei beni eterni. Giacomo ammonisce: “Voi dite: <<Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni>>, mentre non sapete che cosa sarà domani! Ma che vita mai è la vostra? Siete come vapore che appare un istante e poi scompare” (Gc 4,13). Ci ricorda Paolo: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e le vostra vita è omai nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,1-3): la dimensione ultraterrena è ormai fondamentale per il credente. Invece “ai ricchi manca la vigilanza escatologica; nella loro vita di piacere non riconoscono i segni del tempo” (F. Mussner).

In quest’ottica, il Nuovo Testamento propone una gestione dei beni economici del tutto particolare: è il cielo il vero investimento finanziario, la vera banca, il luogo dove conviene far fruttare i capitali: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli” (Lc 12,33-34); “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21). Già il Siracide aveva detto: “Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell’Altissimo; ti saranno più utili dell’oro. Rinserra l’elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia. Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, combatterà per te di fronte al nemico” (Sir 29,10-13). Paolo scrive a Timoteo: “Ai ricchi in questo mondo raccomanda… di arricchirsi di opere buone…, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera” (1 Tm 6,17-19).

Afferma Agostino: “Ti importa accumulare tesori? Non ti dico: <<Rinuncia!>>. Ti dico piuttosto <<dove>> farlo… Dove ti dico di accumulare tesori? Accumulatevi un tesoro nel cielo dove ladro non può avvicinarsi né tarlo o ruggine compromettere”.

Scrive Basilio: “Se hai donato all’affamato, il dono diventa tuo e ti è restituito con interesse. Come il seme, gettato nel solco, è fonte di guadagno per chi lo ha seminato, così il pane offerto all’affamato ti renderà in seguito un abbondante profitto. Smetti, dunque, di coltivare i campi e comincia la semina per il cielo. Infatti è scritto: <<Seminate per voi secondo giustizia>>… La gloria eterna, la corona della giustizia, il regno dei cieli premieranno la tua amministrazione di questi beni corruttibili”; “Il Signore insegna che le ricchezze che si disperdono, si posseggono; ma se si conservano, passano ad altri. Se tu le conservi, non le avrai, se le disperderai, non le perderai: <<Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre>> (Sl 112,9)”.

La rinuncia per amore è quindi segno escatologico della presenza del Regno: “La testimonianza del povero di Dio si esprime nella sua attesa attiva del Regno e della sua giustizia e non nel coltivare la povertà come se fosse un ideale di vita… Per il ricco, questa esigenza di spartire con i poveri sarà una testimonianza del fatto che vive in ansiosa attesa del Regno di giustizia. In altre parole: la rinuncia ai beni terreni fa parte di questa escatologia… La sfida lanciata dai poveri e dalla povertà alla comunità della fede, suscita allora in essa un atteggiamento di testimonianza militante, dal carattere profetico: annuncio della giustizia di Dio e denunzia dell’ingiustizia degli uomini… Il rifiuto delle ricchezze e l’amor fraterno verso il prossimo derelitto è il segno della disponibilità a Gesù e dell’apertura al Regno che viene” (J. de S. Ana).

Diceva ancora monsignor Tonino Bello: “Farsi povero significa accendere una freccia stradale per indicare ai viandanti distratti la dimensione <<simbolica>> della ricchezza, e far prendere coscienza a tutti della realtà significata che sta oltre. Significa, in ultima analisi, divenire parabola vivente della <<ulteriorità>>. In questo senso, la povertà, prima che rinuncia, è un annuncio. È l’annuncio del Regno che verrà”.

Buona Misericordia a tutti!

Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.

Fonte dell’articolo

spazio + spadoni

luca-2
luca-2

CONDIVIDI

Potrebbe piacerti anche