LUCA 18,1-8
Lc 18,1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2 «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
In altre meditazioni abbiamo riflettuto su questa bella Catechesi lucana sulla preghiera: sulla necessità di un’orazione incessante, che sia davvero avere il cuore sempre unito al Signore, come insegna la “Preghiera del cuore” della tradizione Orientale, dove addirittura si arriva a modulare sul ritmo del respiro l’invocazione: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”; e sulla preghiera di domanda, che non è “sprecare parole come i pagani, i quali credono di essere ascoltati a forza di parole…, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,7-8): ma che è essenzialmente richiesta dello Spirito Santo (Lc 11,11-13), che ci insegni ad accogliere la volontà di Dio su di noi (1 Gv 5,14-15), che è sempre piano di salvezza, libertà, resurrezione.
Vogliamo oggi fermarci sulla frase conclusiva del brano: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8).
LA MORTE, PARUSIA DEL SIGNORE
La parola parusia percorre tutto il pensiero teologico del Nuovo Testamento: essa vi ricorre ventiquattro volte, di cui quattordici negli scritto paolini. Nel mondo greco designa l’arrivo di qualcuno, soprattutto la venuta di una persona eccezionale, quale l’imperatore. Un’iscrizione trovata a Tegea afferma: “Anno 69 dalla prima parusia del dio Adriano in Grecia”.
Nel mondo giudaico il termine acquisisce un significato teologico. I profeti parlano di una particolare venuta: è il “giorno di IHWH” (Am 5,18); ma “Dio viene abitualmente nella storia, nel culto, nella rivelazione della sua parola. Sono ancora i profeti ad annunciare la futura presenza del discendente di Davide, il Messia. Adottato dall’apocalittica, il tema prende contorni più precisi e si parla allora della venuta di «uno, simile ad un figlio d’uomo» (Dn 7,13). È una venuta decisiva, come sottolinea anche il giudaismo posteriore che ne fa un tema ricorrente: si tratta della venuta ultima, definitiva di Dio o del suo Messia alla conclusione della storia. Non più quindi una venuta, ma la venuta” (M. Orsatti).
Paolo e l’Apocalisse ci parlano di una prima venuta culminata nella morte e Resurrezione di Gesù, in cui il mondo é stato giudicato, Satana distrutto per sempre e la morte vinta. Essa ha segnato l’inizio del Regno, ed ogni fedele già é davanti al trono di Dio a cantarne le lodi. Noi siamo già salvati, già popolo profetico, sacerdotale e regale. Già abbiamo vinto in Cristo e le potenze del male nulla possono contro di noi. Ma nel tempo presente noi sperimentiamo ancora la prova, il dolore, la persecuzione, la morte, la caduta, il peccato. Perciò si parla anche di una seconda venuta, in cui “il cielo e la terra scompariranno” (Ap 20,11).
In Dio, nel suo eterno presente, noi siamo già vincitori, beati, nella gloria. Ma poiché noi creature siamo immersi nello spazio e nel tempo, ciò che è già presente in lui lo diventerà per noi quando usciremo dallo stato di creaturalità, cioè alla nostra morte e alla fine della realtà cosmica come noi l’intendiamo. La Parusia è in Dio già avvenuta nell’incarnazione del Figlio, ma noi l’attendiamo ancora perché siamo schiavi del tempo. Ma alla nostra morte saremo invece per sempre in Dio. Finalmente lo incontreremo. La morte sarà quindi il momento bellissimo in cui Dio verrà a prenderci per farci stare sempre con lui. È la nostra morte, per ciascuno di noi, il momento della Parusia del Signore, e in tal senso va primariamente letta tutta la letteratura apocalittica che parla della seconda venuta del Signore. È al momento della nostra morte che Dio ci incontrerà definitivamente.
Per il credente, la morte allora altro non sarà che “baciare Dio”. Come racconta il midrash sulla morte di Mosè: “Dio scese dall’alto dei cieli per prendere l’anima di Mosè, accompagnato dagli angeli suoi servitori… Dio disse: «Mosé, chiudi gli occhi», e Mosé li chiuse. «Posa le mani sul petto», e così fece. Poi disse: «Accosta i piedi», e Mosè li accostò, Allora il Santo, benedetto egli sia, chiamò l’anima di Mosé dicendole: «Figlia mia…, ora è giunta la tua fine. Parti, non tardare!»… E Dio baciò Mosé e prese la sua anima con un bacio della sua bocca”.
Se la nostra sorte sarà tanta gioia e tanta bellezza, altro che aver paura della morte! Il credente sa che la morte è solo un passaggio alla vita beata. Benedetta sia allora la vecchiaia, che è il tempo che ci avvicina al traguardo, all’agognata meta, all’incontro definitivo con il Signore!
TESTIMONIARE LA FEDE
Non è facile invecchiare bene. Soprattutto quando il tempo passa, quando svaniscono gli entusiasmi iniziali della conversione o della gioventù, il credente è chiamato alla perseveranza, virtù quanto mai oggi in crisi. Gesù insiste sulla necessità di perseverare nella Fede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8): la venuta del Signore si realizzerà al momento della nostra morte, e Gesù sa che con il passare degli anni, con l’accumularsi delle prove, delle disillusioni e delle ferite della vita, è sempre più difficile confidare in lui e a lui affidarsi.
L’anziano è quindi chiamato ad aderire con gioia al Signore, per farsi rinnovare in profondità da lui, per attingere da lui perenne freschezza e vitalità. Nella Bibbia c’è quasi un compiacimento nel descrivere la vecchiaia come tempo in cui Dio può operare prodigi inattesi per il credente: si pensi alla nascita miracolosa di Isacco per i vecchi Abramo e Sara (Gn 18,11-14), a quella del Battista per gli anziani Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1,18). E Paolo sottolinea che è la fede che può rendere la vecchiaia un tempo di fecondità (Rm 4,1-25).
“Corona dei vecchi è un’esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore” (Sir 25,3-6): l’anziano sarà sapiente e degno d’ascolto se vivrà quella dimensione profonda di Fede che la Bibbia chiama “timor di Dio”. “Timor di Dio” è il riconoscimento rispettoso della sovranità di Dio che permette all’uomo di collocarsi nell’atteggiamento giusto davanti alla vita, senza presunzione o arroganza, e quindi di acquisire la sapienza.
Non tutti gli anziani sperimentano nella loro vita terrena i prodigi che Dio ha compiuto per i vecchi Abramo e Sara, o per Zaccaria ed Elisabetta; ma tutti sanno che nella loro età è inscritta la potenza del Dio della vita, pronto a trasfigurarli nel suo Regno, dove “tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4), perché egli farà “nuove tutte le cose”, dando “gratuitamente a colui che ha sete acqua della fonte della vita” (Ap 21,5-6). Perciò l’anziano credente può concludere, con Paolo: “Se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4,16).
La vecchiaia è quindi sempre tempo di grazia, sia che già sperimenti, con un inatteso vigore, l’opera potente di Dio, sia che, in una situazione di decadimento e di malattia, divenga testimonianza (in greco martyrìa, da cui la parola “martirio”) della fiduciosa speranza in Dio Signore e Padrone della vita che chiama alla resurrezione della carne e alla beatitudine del Paradiso.
Possa davvero ogni anziano dire come Paolo: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4,6-8).
PERSEVERARE NELLA FEDE
“Perseveranza non gode oggi di grande popolarità come parola e, probabilmente, è ancor meno praticata. Secondo il dizionario Treccani consiste nella «Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta»… In ebraico perseveranza è miqweh, con un’accezione di speranza e fiducia. Il vocabolo greco che nel Nuovo Testamento viene tradotto con perseveranza, o talvolta con pazienza, costanza o fermezza, è upomonè, composto da upo, preposizione che si traduce generalmente con sotto, in senso sia locale che metaforico, e meno, verbo che significa stare, dimorare, abitare. Il verbo greco upomeno (da cui il vocabolo upomonè) ha anch’esso connotazione sia di modalità di resistere, di perseverare nella fede nelle vicende del mondo, sia di attendere con desiderio e fiducia la venuta di Cristo mantenendo la fede. Potremmo tradurre upomonè in maniera letterale come il sotto-stare e più esistenziale come lo star-ci, nel senso di rimanere, stare, imparare ad abitare e vivere le situazioni che la vita e le sue vicende presentano… A parte un paio di occorrenze nel Vangelo di Luca, upomonè compare solo nelle lettere di Paolo e nell’Apocalisse, per un totale di 32 volte…
Gli interrogativi che sorgono a proposito della perseveranza sono diversi: perché restare fedeli alle decisioni prese, a livello sia individuale sia collettivo, in una società liquida che premia la flessibilità? Perché perseverare nel fare il bene quando non è riconosciuto o diventa addirittura motivo di persecuzione” (L. Dan). Eppure solo “con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 2,19); bisogna saper “attendere con perseveranza” (Ef 6,18), “vigilare con perseveranza” (Ef 6,12), “correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti” (Eb 12,1), perché solo “chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22), solo coloro che vivono “con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse” (Eb 6,12) e “al vincitore che persevera sino alla fine…, sarà data autorità sopra le nazioni” (Ap 2,26). Perseveranza significa restare fedeli anche nella prova, nella tentazione, nella tribolazione.
È a questo che ci chiama il Vangelo di oggi
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Fonte dell’articolo
spazio + spadoni
Vangelo di domenica 19 ottobre: XXIX domenica anno C: Luca 18, 1-8
il:
– di:
LUCA 18,1-8
Lc 18,1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2 «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
In altre meditazioni abbiamo riflettuto su questa bella Catechesi lucana sulla preghiera: sulla necessità di un’orazione incessante, che sia davvero avere il cuore sempre unito al Signore, come insegna la “Preghiera del cuore” della tradizione Orientale, dove addirittura si arriva a modulare sul ritmo del respiro l’invocazione: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”; e sulla preghiera di domanda, che non è “sprecare parole come i pagani, i quali credono di essere ascoltati a forza di parole…, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,7-8): ma che è essenzialmente richiesta dello Spirito Santo (Lc 11,11-13), che ci insegni ad accogliere la volontà di Dio su di noi (1 Gv 5,14-15), che è sempre piano di salvezza, libertà, resurrezione.
Vogliamo oggi fermarci sulla frase conclusiva del brano: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8).
LA MORTE, PARUSIA DEL SIGNORE
La parola parusia percorre tutto il pensiero teologico del Nuovo Testamento: essa vi ricorre ventiquattro volte, di cui quattordici negli scritto paolini. Nel mondo greco designa l’arrivo di qualcuno, soprattutto la venuta di una persona eccezionale, quale l’imperatore. Un’iscrizione trovata a Tegea afferma: “Anno 69 dalla prima parusia del dio Adriano in Grecia”.
Nel mondo giudaico il termine acquisisce un significato teologico. I profeti parlano di una particolare venuta: è il “giorno di IHWH” (Am 5,18); ma “Dio viene abitualmente nella storia, nel culto, nella rivelazione della sua parola. Sono ancora i profeti ad annunciare la futura presenza del discendente di Davide, il Messia. Adottato dall’apocalittica, il tema prende contorni più precisi e si parla allora della venuta di «uno, simile ad un figlio d’uomo» (Dn 7,13). È una venuta decisiva, come sottolinea anche il giudaismo posteriore che ne fa un tema ricorrente: si tratta della venuta ultima, definitiva di Dio o del suo Messia alla conclusione della storia. Non più quindi una venuta, ma la venuta” (M. Orsatti).
Paolo e l’Apocalisse ci parlano di una prima venuta culminata nella morte e Resurrezione di Gesù, in cui il mondo é stato giudicato, Satana distrutto per sempre e la morte vinta. Essa ha segnato l’inizio del Regno, ed ogni fedele già é davanti al trono di Dio a cantarne le lodi. Noi siamo già salvati, già popolo profetico, sacerdotale e regale. Già abbiamo vinto in Cristo e le potenze del male nulla possono contro di noi. Ma nel tempo presente noi sperimentiamo ancora la prova, il dolore, la persecuzione, la morte, la caduta, il peccato. Perciò si parla anche di una seconda venuta, in cui “il cielo e la terra scompariranno” (Ap 20,11).
In Dio, nel suo eterno presente, noi siamo già vincitori, beati, nella gloria. Ma poiché noi creature siamo immersi nello spazio e nel tempo, ciò che è già presente in lui lo diventerà per noi quando usciremo dallo stato di creaturalità, cioè alla nostra morte e alla fine della realtà cosmica come noi l’intendiamo. La Parusia è in Dio già avvenuta nell’incarnazione del Figlio, ma noi l’attendiamo ancora perché siamo schiavi del tempo. Ma alla nostra morte saremo invece per sempre in Dio. Finalmente lo incontreremo. La morte sarà quindi il momento bellissimo in cui Dio verrà a prenderci per farci stare sempre con lui. È la nostra morte, per ciascuno di noi, il momento della Parusia del Signore, e in tal senso va primariamente letta tutta la letteratura apocalittica che parla della seconda venuta del Signore. È al momento della nostra morte che Dio ci incontrerà definitivamente.
Per il credente, la morte allora altro non sarà che “baciare Dio”. Come racconta il midrash sulla morte di Mosè: “Dio scese dall’alto dei cieli per prendere l’anima di Mosè, accompagnato dagli angeli suoi servitori… Dio disse: «Mosé, chiudi gli occhi», e Mosé li chiuse. «Posa le mani sul petto», e così fece. Poi disse: «Accosta i piedi», e Mosè li accostò, Allora il Santo, benedetto egli sia, chiamò l’anima di Mosé dicendole: «Figlia mia…, ora è giunta la tua fine. Parti, non tardare!»… E Dio baciò Mosé e prese la sua anima con un bacio della sua bocca”.
Se la nostra sorte sarà tanta gioia e tanta bellezza, altro che aver paura della morte! Il credente sa che la morte è solo un passaggio alla vita beata. Benedetta sia allora la vecchiaia, che è il tempo che ci avvicina al traguardo, all’agognata meta, all’incontro definitivo con il Signore!
TESTIMONIARE LA FEDE
Non è facile invecchiare bene. Soprattutto quando il tempo passa, quando svaniscono gli entusiasmi iniziali della conversione o della gioventù, il credente è chiamato alla perseveranza, virtù quanto mai oggi in crisi. Gesù insiste sulla necessità di perseverare nella Fede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8): la venuta del Signore si realizzerà al momento della nostra morte, e Gesù sa che con il passare degli anni, con l’accumularsi delle prove, delle disillusioni e delle ferite della vita, è sempre più difficile confidare in lui e a lui affidarsi.
L’anziano è quindi chiamato ad aderire con gioia al Signore, per farsi rinnovare in profondità da lui, per attingere da lui perenne freschezza e vitalità. Nella Bibbia c’è quasi un compiacimento nel descrivere la vecchiaia come tempo in cui Dio può operare prodigi inattesi per il credente: si pensi alla nascita miracolosa di Isacco per i vecchi Abramo e Sara (Gn 18,11-14), a quella del Battista per gli anziani Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1,18). E Paolo sottolinea che è la fede che può rendere la vecchiaia un tempo di fecondità (Rm 4,1-25).
“Corona dei vecchi è un’esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore” (Sir 25,3-6): l’anziano sarà sapiente e degno d’ascolto se vivrà quella dimensione profonda di Fede che la Bibbia chiama “timor di Dio”. “Timor di Dio” è il riconoscimento rispettoso della sovranità di Dio che permette all’uomo di collocarsi nell’atteggiamento giusto davanti alla vita, senza presunzione o arroganza, e quindi di acquisire la sapienza.
Non tutti gli anziani sperimentano nella loro vita terrena i prodigi che Dio ha compiuto per i vecchi Abramo e Sara, o per Zaccaria ed Elisabetta; ma tutti sanno che nella loro età è inscritta la potenza del Dio della vita, pronto a trasfigurarli nel suo Regno, dove “tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4), perché egli farà “nuove tutte le cose”, dando “gratuitamente a colui che ha sete acqua della fonte della vita” (Ap 21,5-6). Perciò l’anziano credente può concludere, con Paolo: “Se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4,16).
La vecchiaia è quindi sempre tempo di grazia, sia che già sperimenti, con un inatteso vigore, l’opera potente di Dio, sia che, in una situazione di decadimento e di malattia, divenga testimonianza (in greco martyrìa, da cui la parola “martirio”) della fiduciosa speranza in Dio Signore e Padrone della vita che chiama alla resurrezione della carne e alla beatitudine del Paradiso.
Possa davvero ogni anziano dire come Paolo: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4,6-8).
PERSEVERARE NELLA FEDE
“Perseveranza non gode oggi di grande popolarità come parola e, probabilmente, è ancor meno praticata. Secondo il dizionario Treccani consiste nella «Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta»… In ebraico perseveranza è miqweh, con un’accezione di speranza e fiducia. Il vocabolo greco che nel Nuovo Testamento viene tradotto con perseveranza, o talvolta con pazienza, costanza o fermezza, è upomonè, composto da upo, preposizione che si traduce generalmente con sotto, in senso sia locale che metaforico, e meno, verbo che significa stare, dimorare, abitare. Il verbo greco upomeno (da cui il vocabolo upomonè) ha anch’esso connotazione sia di modalità di resistere, di perseverare nella fede nelle vicende del mondo, sia di attendere con desiderio e fiducia la venuta di Cristo mantenendo la fede. Potremmo tradurre upomonè in maniera letterale come il sotto-stare e più esistenziale come lo star-ci, nel senso di rimanere, stare, imparare ad abitare e vivere le situazioni che la vita e le sue vicende presentano… A parte un paio di occorrenze nel Vangelo di Luca, upomonè compare solo nelle lettere di Paolo e nell’Apocalisse, per un totale di 32 volte…
Gli interrogativi che sorgono a proposito della perseveranza sono diversi: perché restare fedeli alle decisioni prese, a livello sia individuale sia collettivo, in una società liquida che premia la flessibilità? Perché perseverare nel fare il bene quando non è riconosciuto o diventa addirittura motivo di persecuzione” (L. Dan). Eppure solo “con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 2,19); bisogna saper “attendere con perseveranza” (Ef 6,18), “vigilare con perseveranza” (Ef 6,12), “correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti” (Eb 12,1), perché solo “chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22), solo coloro che vivono “con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse” (Eb 6,12) e “al vincitore che persevera sino alla fine…, sarà data autorità sopra le nazioni” (Ap 2,26). Perseveranza significa restare fedeli anche nella prova, nella tentazione, nella tribolazione.
È a questo che ci chiama il Vangelo di oggi
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Fonte dell’articolo
spazio + spadoni
LUCA 18,1-8
Lc 18,1 Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2 «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5 poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». 6 E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
In altre meditazioni abbiamo riflettuto su questa bella Catechesi lucana sulla preghiera: sulla necessità di un’orazione incessante, che sia davvero avere il cuore sempre unito al Signore, come insegna la “Preghiera del cuore” della tradizione Orientale, dove addirittura si arriva a modulare sul ritmo del respiro l’invocazione: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”; e sulla preghiera di domanda, che non è “sprecare parole come i pagani, i quali credono di essere ascoltati a forza di parole…, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,7-8): ma che è essenzialmente richiesta dello Spirito Santo (Lc 11,11-13), che ci insegni ad accogliere la volontà di Dio su di noi (1 Gv 5,14-15), che è sempre piano di salvezza, libertà, resurrezione.
Vogliamo oggi fermarci sulla frase conclusiva del brano: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8).
LA MORTE, PARUSIA DEL SIGNORE
La parola parusia percorre tutto il pensiero teologico del Nuovo Testamento: essa vi ricorre ventiquattro volte, di cui quattordici negli scritto paolini. Nel mondo greco designa l’arrivo di qualcuno, soprattutto la venuta di una persona eccezionale, quale l’imperatore. Un’iscrizione trovata a Tegea afferma: “Anno 69 dalla prima parusia del dio Adriano in Grecia”.
Nel mondo giudaico il termine acquisisce un significato teologico. I profeti parlano di una particolare venuta: è il “giorno di IHWH” (Am 5,18); ma “Dio viene abitualmente nella storia, nel culto, nella rivelazione della sua parola. Sono ancora i profeti ad annunciare la futura presenza del discendente di Davide, il Messia. Adottato dall’apocalittica, il tema prende contorni più precisi e si parla allora della venuta di «uno, simile ad un figlio d’uomo» (Dn 7,13). È una venuta decisiva, come sottolinea anche il giudaismo posteriore che ne fa un tema ricorrente: si tratta della venuta ultima, definitiva di Dio o del suo Messia alla conclusione della storia. Non più quindi una venuta, ma la venuta” (M. Orsatti).
Paolo e l’Apocalisse ci parlano di una prima venuta culminata nella morte e Resurrezione di Gesù, in cui il mondo é stato giudicato, Satana distrutto per sempre e la morte vinta. Essa ha segnato l’inizio del Regno, ed ogni fedele già é davanti al trono di Dio a cantarne le lodi. Noi siamo già salvati, già popolo profetico, sacerdotale e regale. Già abbiamo vinto in Cristo e le potenze del male nulla possono contro di noi. Ma nel tempo presente noi sperimentiamo ancora la prova, il dolore, la persecuzione, la morte, la caduta, il peccato. Perciò si parla anche di una seconda venuta, in cui “il cielo e la terra scompariranno” (Ap 20,11).
In Dio, nel suo eterno presente, noi siamo già vincitori, beati, nella gloria. Ma poiché noi creature siamo immersi nello spazio e nel tempo, ciò che è già presente in lui lo diventerà per noi quando usciremo dallo stato di creaturalità, cioè alla nostra morte e alla fine della realtà cosmica come noi l’intendiamo. La Parusia è in Dio già avvenuta nell’incarnazione del Figlio, ma noi l’attendiamo ancora perché siamo schiavi del tempo. Ma alla nostra morte saremo invece per sempre in Dio. Finalmente lo incontreremo. La morte sarà quindi il momento bellissimo in cui Dio verrà a prenderci per farci stare sempre con lui. È la nostra morte, per ciascuno di noi, il momento della Parusia del Signore, e in tal senso va primariamente letta tutta la letteratura apocalittica che parla della seconda venuta del Signore. È al momento della nostra morte che Dio ci incontrerà definitivamente.
Per il credente, la morte allora altro non sarà che “baciare Dio”. Come racconta il midrash sulla morte di Mosè: “Dio scese dall’alto dei cieli per prendere l’anima di Mosè, accompagnato dagli angeli suoi servitori… Dio disse: «Mosé, chiudi gli occhi», e Mosé li chiuse. «Posa le mani sul petto», e così fece. Poi disse: «Accosta i piedi», e Mosè li accostò, Allora il Santo, benedetto egli sia, chiamò l’anima di Mosé dicendole: «Figlia mia…, ora è giunta la tua fine. Parti, non tardare!»… E Dio baciò Mosé e prese la sua anima con un bacio della sua bocca”.
Se la nostra sorte sarà tanta gioia e tanta bellezza, altro che aver paura della morte! Il credente sa che la morte è solo un passaggio alla vita beata. Benedetta sia allora la vecchiaia, che è il tempo che ci avvicina al traguardo, all’agognata meta, all’incontro definitivo con il Signore!
TESTIMONIARE LA FEDE
Non è facile invecchiare bene. Soprattutto quando il tempo passa, quando svaniscono gli entusiasmi iniziali della conversione o della gioventù, il credente è chiamato alla perseveranza, virtù quanto mai oggi in crisi. Gesù insiste sulla necessità di perseverare nella Fede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8): la venuta del Signore si realizzerà al momento della nostra morte, e Gesù sa che con il passare degli anni, con l’accumularsi delle prove, delle disillusioni e delle ferite della vita, è sempre più difficile confidare in lui e a lui affidarsi.
L’anziano è quindi chiamato ad aderire con gioia al Signore, per farsi rinnovare in profondità da lui, per attingere da lui perenne freschezza e vitalità. Nella Bibbia c’è quasi un compiacimento nel descrivere la vecchiaia come tempo in cui Dio può operare prodigi inattesi per il credente: si pensi alla nascita miracolosa di Isacco per i vecchi Abramo e Sara (Gn 18,11-14), a quella del Battista per gli anziani Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1,18). E Paolo sottolinea che è la fede che può rendere la vecchiaia un tempo di fecondità (Rm 4,1-25).
“Corona dei vecchi è un’esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore” (Sir 25,3-6): l’anziano sarà sapiente e degno d’ascolto se vivrà quella dimensione profonda di Fede che la Bibbia chiama “timor di Dio”. “Timor di Dio” è il riconoscimento rispettoso della sovranità di Dio che permette all’uomo di collocarsi nell’atteggiamento giusto davanti alla vita, senza presunzione o arroganza, e quindi di acquisire la sapienza.
Non tutti gli anziani sperimentano nella loro vita terrena i prodigi che Dio ha compiuto per i vecchi Abramo e Sara, o per Zaccaria ed Elisabetta; ma tutti sanno che nella loro età è inscritta la potenza del Dio della vita, pronto a trasfigurarli nel suo Regno, dove “tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4), perché egli farà “nuove tutte le cose”, dando “gratuitamente a colui che ha sete acqua della fonte della vita” (Ap 21,5-6). Perciò l’anziano credente può concludere, con Paolo: “Se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4,16).
La vecchiaia è quindi sempre tempo di grazia, sia che già sperimenti, con un inatteso vigore, l’opera potente di Dio, sia che, in una situazione di decadimento e di malattia, divenga testimonianza (in greco martyrìa, da cui la parola “martirio”) della fiduciosa speranza in Dio Signore e Padrone della vita che chiama alla resurrezione della carne e alla beatitudine del Paradiso.
Possa davvero ogni anziano dire come Paolo: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4,6-8).
PERSEVERARE NELLA FEDE
“Perseveranza non gode oggi di grande popolarità come parola e, probabilmente, è ancor meno praticata. Secondo il dizionario Treccani consiste nella «Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta»… In ebraico perseveranza è miqweh, con un’accezione di speranza e fiducia. Il vocabolo greco che nel Nuovo Testamento viene tradotto con perseveranza, o talvolta con pazienza, costanza o fermezza, è upomonè, composto da upo, preposizione che si traduce generalmente con sotto, in senso sia locale che metaforico, e meno, verbo che significa stare, dimorare, abitare. Il verbo greco upomeno (da cui il vocabolo upomonè) ha anch’esso connotazione sia di modalità di resistere, di perseverare nella fede nelle vicende del mondo, sia di attendere con desiderio e fiducia la venuta di Cristo mantenendo la fede. Potremmo tradurre upomonè in maniera letterale come il sotto-stare e più esistenziale come lo star-ci, nel senso di rimanere, stare, imparare ad abitare e vivere le situazioni che la vita e le sue vicende presentano… A parte un paio di occorrenze nel Vangelo di Luca, upomonè compare solo nelle lettere di Paolo e nell’Apocalisse, per un totale di 32 volte…
Gli interrogativi che sorgono a proposito della perseveranza sono diversi: perché restare fedeli alle decisioni prese, a livello sia individuale sia collettivo, in una società liquida che premia la flessibilità? Perché perseverare nel fare il bene quando non è riconosciuto o diventa addirittura motivo di persecuzione” (L. Dan). Eppure solo “con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 2,19); bisogna saper “attendere con perseveranza” (Ef 6,18), “vigilare con perseveranza” (Ef 6,12), “correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti” (Eb 12,1), perché solo “chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22), solo coloro che vivono “con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse” (Eb 6,12) e “al vincitore che persevera sino alla fine…, sarà data autorità sopra le nazioni” (Ap 2,26). Perseveranza significa restare fedeli anche nella prova, nella tentazione, nella tribolazione.
È a questo che ci chiama il Vangelo di oggi
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Fonte dell’articolo
spazio + spadoni
TAG
CONDIVIDI
Vangelo di domenica 12 ottobre: XXVIII domenica anno C: Luca 17, 11-19
Vangelo di domenica 05 ottobre: XXVII domenica anno C: Luca 17, 5-10
Vangelo di domenica 28 settembre: XXVI domenica anno C: Luca 16, 19-31
Vangelo di domenica 21 settembre: XXV domenica anno C: Luca 16, 1-13
Vangelo di domenica 14 settembre: Esaltazione della Santa Croce: Giovanni 3, 13-17
Vangelo di domenica 7 settembre: XXIII domenica anno C: Luca 14, 25-33
Vangelo di domenica 31 agosto: XXII domenica anno C: Luca 14, 1. 7-14
Vangelo di domenica 24 agosto: XXI domenica anno C: Luca 13, 22-30
Vangelo di domenica 17 agosto: XX domenica anno C: Luca 12,49-53
Vangelo di venerdì 15 agosto: Assunzione B. V. Maria: Luca 1, 39-56
Vangelo di domenica 10 agosto: XIX domenica anno C: Luca 12, 32-48
Vangelo di domenica 03 agosto: XVIII domenica anno C: Luca 12, 13-21
Vangelo di domenica 27 luglio: XVII domenica anno C: Lc 11, 1-13
Vangelo di domenica 20 luglio: XVI domenica anno C: Luca 10, 38-42
Vangelo di domenica 13 luglio: XV domenica anno C: Luca 10, 25-37
Vangelo di domenica 06 luglio: XIV domenica anno C: Luca 10, 1-12. 17-20
Vangelo di domenica 29 giugno: SS. Pietro e Paolo: Matteo 16, 13-19
Vangelo di domenica 22 giugno: Corpo e Sangue di Cristo: Luca 9, 11b-17
Vangelo di domenica SS. Trinità C: Giovanni 16, 12-15
Vangelo di domenica 08 giugno: Pentecoste: Giovanni 14, 15-16.23b-26
Vangelo di domenica 01 giugno: Ascensione C: Luca 24,46-53
Vangelo di domenica 25 maggio: VI Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 14, 23-29
Vangelo di domenica 18 maggio: V Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 13, 31-33a. 34-35
Vangelo di domenica 11 maggio: IV Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di domenica 04 maggio: III Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 21,1-19
Vangelo di domenica 27 aprile II Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di domenica 20 aprile Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di domenica 13 aprile Domenica delle Palme: Passione del Signore – Luca 22,14-23,56
Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
Vangelo di domenica 30 marzo IV Domenica di Quaresima anno C – Luca 15, 1 – 3. 11-32
Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di domenica 05 gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di domenica 08 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di domenica 01 dicembre: Luca 21, 25-28.34-36
Vangelo di domenica 24 novembre: Giovanni 18, 33b-37
Vangelo di domenica 17 novembre: Marco 13,24-32
Vangelo di domenica 10 novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di venerdì 1 novembre: Matteo 5,1-12
Vangelo di domenica 03 novembre: Marco 12, 28b-34
Vangelo di domenica 27 ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di domenica 20 ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di domenica 13 ottobre: Marco 10, 17-30
Vangelo di domenica 06 ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di domenica 29 settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di domenica 22 settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di domenica 15 settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di domenica 08 settembre: Marco 7, 31-35
Vangelo di domenica 01 settembre: Marco 7, 1-8. 14-15. 21-23
Vangelo di domenica 25 agosto: Giovanni 6, 60-69
Vangelo di Giovedì 15 agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di domenica 18 agosto: Giovanni 6, 51-58
Vangelo di Domenica 11 agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 4 agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 28 luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 21 luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 14 luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 07 luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Domenica 30 giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 23 giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 16 giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 09 giugno: Marco 3, 20-35
Vangelo di Domenica 02 giugno: Marco 14, 12-26; 16, 22-26
Vangelo di Domenica 26 maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 19 maggio: Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15
Vangelo di Domenica 12 maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 05 maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 28 aprile: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 21 aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 14 aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 07 aprile: Giovanni 20, 19-31
Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 24 marzo: Marco 14, 1-15, 47
Vangelo di Domenica 17 marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 10 marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 03 marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 25 febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 18 febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 11 febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 04 febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 28 gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 21 gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 14 gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Domenica 07 gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Sabato 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Lunedì 01 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 31 dicembre: Luca 2, 22-40
Vangelo di Lunedì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 24 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 17 dicembre: Giovanni 1, 6-8. 19-28
Vangelo di Venerdì 8 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 10 dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 03 dicembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 26 novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 19 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 12 novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 5 novembre: Matteo 23, 1-12
Vangelo di Mercoledì 1 novembre: Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 29 ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 22 ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 15 ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 8 ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 1 ottobre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 24 settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 17 settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 10 settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 03 settembre: Matteo 16, 21-28
Vangelo di Domenica 27 agosto: Matteo 16, 13-20
Vangelo di Domenica 20 agosto: Matteo 15 ,21-28
Vangelo di Martedì 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 13 Agosto: Matteo 14, 22-33
Vangelo di Domenica 06 Agosto: Matteo 17, 1-9
Vangelo di Domenica 30 Luglio: Matteo 13, 44-52
Vangelo di Domenica 23 Luglio: Matteo 13, 24-43
Vangelo di Domenica 16 Luglio: Matteo 13, 1-23
Vangelo di Domenica 09 Luglio: Matteo 11, 25-30
Vangelo di Domenica 02 Luglio: Matteo 10, 37-42
Vangelo di Giovedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 25 Giugno: Matteo 10, 26-33
Vangelo di Domenica 18 Giugno: Matteo 9, 36 – 10, 8
Vangelo di Domenica 11 Giugno: Giovanni 6, 51-58
Vangelo di Domenica 04 Giugno: Giovanni 3, 16-18
Vangelo di Domenica 28 Maggio: Giovanni 20, 19-23
Vangelo di Domenica 21 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 14 Maggio: Giovanni 14, 15-21
Vangelo di Domenica 07 Maggio: Giovanni 14, 1-12
Vangelo di Domenica 30 Aprile: Giovanni 10, 1-10
Vangelo di Domenica 23 Aprile: Luca 24, 13-35
Vangelo di Domenica 16 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Domenica 09 Aprile: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 02 Aprile: Matteo 26, 14-27, 66
Vangelo di Domenica 26 marzo: Giovanni 11, 1-45
Vangelo di Domenica 19 marzo: Giovanni 9, 1-41
Vangelo di Domenica 12 marzo: Giovanni 4, 5-42
Vangelo di Domenica 5 marzo: Matteo 17, 1-13
Vangelo di Domenica 26 febbraio: Matteo 4, 1-11
Vangelo di Domenica 19 febbraio: Matteo 5, 38-48
Vangelo di Domenica 12 febbraio: Matteo 5, 17-37
Vangelo di Domenica 05 febbraio: Matteo 5, 13-16
Vangelo di Domenica 29 Gennaio: Matteo 5 , 1-12
Vangelo di Domenica 22 Gennaio: Matteo 4 , 12-25
Vangelo di Domenica 15 Gennaio: Giovanni 1, 29-34
Vangelo di Domenica 8 Gennaio: Matteo 3 , 13-17
Vangelo di Venerdì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 18 Dicembre: Matteo 1, 18-24
Vangelo di Domenica 11 Dicembre: Matteo 11, 2-11
Vangelo di Giovedì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 4 Dicembre: Matteo 3, 1-12
Vangelo di Domenica 27 Novembre: Matteo 24, 37-44
Vangelo di Domenica 20 Novembre: Luca 23, 35-43
Vangelo di Domenica 13 Novembre: Luca 21, 5-19
Vangelo di Domenica 6 Novembre: Luca 20, 27-38
Vangelo di Martedì 1 Novembre: Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 30 Ottobre: Luca 19, 1-10
Vangelo di Domenica 23 Ottobre: Luca 18, 9-14
Vangelo di Domenica 16 Ottobre: Luca 18, 1-8
Vangelo di Domenica 9 Ottobre: Luca 17, 11-19
Vangelo di Domenica 2 Ottobre: Luca 17, 5-10
Vangelo di Domenica 25 Settembre: Luca 16, 19-31
Vangelo di Domenica 18 Settembre: Luca 16, 1-13
Vangelo di Domenica 11 Settembre: Luca 15, 1-32
Vangelo di Domenica 4 Settembre: Luca 14, 25-33
Vangelo di Domenica 28 Agosto: Luca 14, 1.7-14
Vangelo di Domenica 21 Agosto: Luca 13, 22-30
Vangelo di Lunedì 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 14 Agosto: Luca 12, 49-53
Vangelo di Domenica 7 Agosto: Luca 12, 32-48
Vangelo di Domenica 31 Luglio: Luca 12, 13-21
Vangelo di Domenica 24 Luglio: Luca 11, 1-13
Vangelo di Domenica 17 Luglio: Luca 10, 38-42
Vangelo di Domenica 10 Luglio: Luca 10, 25-37
Vangelo di Domenica 3 Luglio: Luca 10, 1-20
Vangelo di Domenica 26 Giugno: Luca 9, 51-62
Vangelo di Domenica 19 Giugno: Luca 9, 10-17
Vangelo di Domenica 12 Giugno: Giovanni 16, 12-15
Vangelo di Domenica 5 Giugno: Giovanni 14, 15-16. 23-26
Vangelo di Domenica 29 Maggio: Luca 24, 46-53
Vangelo di Domenica 22 Maggio : Giovanni 14, 23-29
Vangelo di Domenica 15 Maggio: Giovanni 13, 31-35
Vangelo di Domenica 8 Maggio: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di Domenica 1 Maggio: Giovanni 21, 1-23
Vangelo di Domenica 24 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Domenica 17 Aprile: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 10 Aprile: Luca 22, 14-23, 56
Vangelo di Domenica 3 Aprile: Giovanni 8, 1-11
Vangelo di Domenica 27 Marzo: Luca 15 ,1-3.11-32
Vangelo di Domenica 20 Marzo: Luca 13, 1-9
Vangelo di Domenica 13 Marzo: Luca 9, 28-36
Vangelo di Domenica 6 Marzo: Luca 4, 1-13
Vangelo di Domenica 27 Febbraio: Luca 6, 39-45
Vangelo di Domenica 20 Febbraio: Luca 6, 27-38
Vangelo di Domenica 13 Febbraio: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di Domenica 6 Febbraio: Luca 5, 1-11
Vangelo di Domenica 30 Gennaio Luca 4, 21-30
Vangelo di Domenica 23 Gennaio Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di Domenica 16 Gennaio: Giovanni 2, 1-11
Vangelo di Domenica 9 Gennaio Luca 3, 15-16.21-22
Vangelo di Giovedì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 2 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Sabato 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 26 Dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di Sabato 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 19 Dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di Domenica 12 Dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di Mercoledì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 5 Dicembre: Luca 3, 1-6
Vangelo di Domenica 28 Novembre: Luca 21, 25-28. 34-36
Vangelo di Domenica 21 Novembre: Giovanni 13, 33-37
Vangelo di Domenica 14 Novembre: Marco 13, 24-32
Vangelo di Domenica 7 Novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di Lunedì 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 31 Ottobre: Marco 12, 28-34
Vangelo di Domenica 24 Ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di Domenica 17 Ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Marco 10, 17-31
Vangelo di Domenica 3 Ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di Domenica 26 Settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di Domenica 19 Settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di Domenica 12 Settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di Domenica 5 Settembre: Marco 7, 31-37
Vangelo di Domenica 29 Agosto: Marco 7, 1-8.14-15.21-23
Vangelo di Domenica 22 Agosto: Giovanni 6, 60-70
Vangelo di Domenica 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 8 Agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 1 Agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 25 Luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 18 Luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 11 Luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 4 Luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 27 Giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 20 Giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 13 Giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 6 Giugno: Marco 14, 12-16.22-26
Vangelo di Martedì 30 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 23 Maggio: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre