LUCA 10,38-42
Gesù compie un gesto di rottura: va a casa di due donne (cfr Gv 4,27). Se poi si identifica Maria con la peccatrice anonima di Luca 7,27 (cfr Gv 12,3, che attribuisce a Maria sorella di Lazzaro l’unzione di Betania), il gesto è ancora più clamoroso. La Legge proibiva di comunicare i segreti di Dio alle donne come ai pagani: “Si brucino le Parole della Torah, ma non siano comunicate e una donna” (j. Sotà 19 a 8). Si noti che Maria è accovacciata ai piedi del Signore (cfr At 22,3), in posizione discepolare, uno status che all’epoca era riservato solo ai maschi.
Si riprende qui il tema dell’accogliere-non accogliere. In 9,53 dechomai raccontava un rifiuto, qui hypo-dechomai (10,38) racconta un’accoglienza.
Luca ha collocato questo episodio subito dopo la parabola del Samaritano (10,25-37) per illustrare le due facce dell’unico comandamento: l’amore per il prossimo e l’amore per il Signore. Nei confronti del prossimo il servizio e la carità, nei confronti del Signore l’ascolto e il discepolato.
Le parole con le quali Gesù risponde a Marta ricordano che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l’ascolto. Il servizio della tavola non è più importante dell’ascolto della Parola (cfr At 6, 1-2).
Affannarsi e agitarsi è l’atteggiamento dei pagani (12,29), non perché è pagano l’oggetto della ricerca (in questo caso Dio e il prossimo), ma è pagano il modo di cercare: affannoso, inquieto, agitato. Marta non è “occupata” dal servizio, ma “distolta”, distratta.
La ragione di tanta agitazione sono le “troppe cose” (10,41), la tensione, cioè tra il troppo e l’essenziale, il secondario e il necessario. Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio. Fare molto è segno di amore, ma può anche far morire l’amore. L’ospitalità ha bisogno di compagnia, non soltanto di cose. Perfino il troppo “dare”, anche per amore, rischia di togliere spazio elle relazioni.
Alcuni manoscritti tralasciano la frase: “una cosa sola è necessaria”, o la sostituiscono con: “c’è bisogno di poche cose” per il pranzo (interpretazione ascetica). Altri uniscono le due formule: “c’è bisogno di poche cose, anzi di una sola” (soluzione di compromesso). La “parte buona” (v. 42) indica la porzione di cibo, ma soprattutto l’eredità: in ambito ebraico è lo studio della Legge.
La contrapposizione del brano non è tra servizio e contemplazione, ma “tra preoccupazioni distraenti e atteggiamento discepolare” (M. Crimella). Il “fare” non è un’alternativa all’“ascoltare”. Solo dall’ascolto può scaturire il vero amore per il prossimo.
“«Contemplazione e servizio»: questa è «la strada» da scegliere nella vita per non cadere nella tentazione dei «cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”», i quali «fanno anche del bene, ma non del bene cristiano: un bene umano». È l’insegnamento che Papa Francesco ha tratto dall’episodio evangelico di Marta e Maria proposto dalla liturgia durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 9 ottobre.
Riferendosi al passo di Luca (10,38-42) il Pontefice ha subito osservato che «Gesù approfitta del modo di agire di queste due sorelle per insegnarci come deve andare avanti la vita del cristiano». Nella casa in cui è ospitato, infatti, «c’era Maria, che ascoltava il Signore», mentre la sorella Marta «era occupata nei servizi, andava da una parte all’altra, “distolta”, come dice il Vangelo». Lei stessa, ha notato Francesco, «si lamentò» con Gesù dicendogli: «No, ma, Signore, ma questa non fa nulla, questa guarda te, ascolta te ma ci vuole il lavoro…». E lo fece «con coraggio». Marta, del resto, «era una di quelle donne forti». E non a caso, secondo quanto riferisce Luca, «si fece avanti e disse…».
È «una di quelle donne che sanno farsi avanti» ha rimarcato il Papa, citando anche un altro brano evangelico e ricordando che «lei stessa è andata da Gesù, quando ha sentito che stava arrivando, dopo la morte di Lazzaro, e lo ha rimproverato: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma io so che quello che tu chiederai al Padre, lo farà”». Anche in quella circostanza «si fece avanti», dimostrando di essere una di quelle «donne che hanno il coraggio di andare sempre avanti». E tuttavia «era troppo indaffarata: i lavori la prendevano; era sempre, sempre indaffarata». E «non aveva tempo per guardare Gesù, per contemplare Gesù».
Evidenziando la differenza tra Marta e Maria, il Signore «ci vuole insegnare come deve essere la vita dei cristiani». Infatti, ha fatto notare il Pontefice, «ci sono tanti cristiani che vanno, sì, la domenica a messa, ma poi sono indaffarati, sempre», al punto che «non hanno tempo né per i figli, neppure per giocare con loro; è brutto, questo: “Ho tanto da fare, sono indaffarato”». Alla fine queste persone «diventano cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”: sono del gruppo degli “indaffaratisti”, che sempre stanno facendo». A loro si potrebbe dire: «Fermati, guarda il Signore, prendi il Vangelo, ascolta la parola del Signore, apri il tuo cuore». Ma essi preferiscono «sempre il linguaggio del fare, sempre». E anche se «fanno del bene», non si tratta di «bene cristiano» ma di «bene umano».
In sostanza, ha affermato il Papa, «a questi manca la contemplazione». E a Marta stessa «mancava quello». Era «coraggiosa, sempre andava avanti, portava le cose in mano», ma «le mancava la pace: perdere il tempo guardando il Signore».
Da parte sua Maria non si beava in un «dolce far niente». Ella invece «guardava il Signore perché il Signore toccava il cuore e da lì, dall’ispirazione del Signore, è da dove viene il lavoro che si deve svolgere dopo». A conferma di ciò il Pontefice ha indicato l’esempio delle monache e dei monaci di clausura, che «non stanno tutta la giornata guardando il cielo. Pregano e lavorano» secondo «il motto di san Benedetto: ora et labora, prega e lavora. Le due cose insieme. La contemplazione e l’azione». Da qui la domanda di Francesco «per ognuno di noi: “Io, da quale parte mi schiero? Sono troppo contemplativo… o troppo indaffarato?”».
Per completare la sua meditazione il Papa ha suggerito anche «l’esempio del cristiano Paolo» descritto nella prima lettura, tratta dalla lettera ai Galati (1, 13-24). In essa l’apostolo «racconta la sua vita, come perseguitava ferocemente la Chiesa, la devastava». Ma «quando Dio lo toccò, quando Dio lo scelse, ha ricevuto il dono della contemplazione di Gesù». Il suo atteggiamento è in apparenza «curioso»: egli infatti, ha notato il Pontefice, «non è andato a predicare» immediatamente, ma — come racconta nella lettera — «subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano Apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco». Dunque «se n’è andato a pregare, se n’è andato a contemplare il mistero di Gesù Cristo che gli era stato rivelato». Perché «ogni cosa che faceva Paolo, la faceva con questo spirito di contemplazione, di guardare il Signore. Era il Signore che parlava dal suo cuore, perché Paolo era un innamorato del Signore».
Questa, secondo Francesco, «è la parola-chiave per non sbagliare: innamorati». Così «noi, per sapere da quale parte stiamo, se esageriamo perché andiamo in una contemplazione troppo astratta, anche gnostica, o se siamo troppo indaffarati, dobbiamo farci la domanda: “Sono innamorato del Signore? Sono sicuro, sono sicuro, sicura che lui mi ha scelto, mi ha scelta? O vivo il mio cristianesimo così, facendo delle cose… sì, faccio questo, faccio, faccio…». Ma, ha esortato, «guarda il cuore, contempla!».
Per esemplificare la sua riflessione il Papa ha invitato a pensare «a una donna, sposata; il marito torna dal lavoro, stanco… si vogliono bene». E «lei dice: “Com’è andata?” — “Bene, bene” — “Ma, siediti, accomodati: io continuo”». Questo però, ha affermato Francesco, «non è amore», perché «una donna innamorata, quando torna il marito dal lavoro, lo abbraccia, lo bacia, prende il tempo per stare con lui; anche il marito con la moglie». Questo significa che bisogna «prendere il tempo davanti al Signore, nella contemplazione, e fare di tutto per il Signore al servizio degli altri. Contemplazione e servizio: questa è la strada nostra della vita».
In conclusione il Pontefice ha proposto un esame di coscienza. «Ognuno di noi — ha detto — pensi: quanto tempo al giorno do a contemplare il mistero di Gesù? E poi: come lavoro? Lavoro tanto che sembra un’alienazione, o lavoro coerente alla mia fede, lavoro come un servizio che viene dal Vangelo? Ci darà bene pensare questo»”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Fonte dell’articolo
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Vangelo di domenica 20 luglio: XVI domenica anno C: Luca 10, 38-42
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– di:
LUCA 10,38-42
Gesù compie un gesto di rottura: va a casa di due donne (cfr Gv 4,27). Se poi si identifica Maria con la peccatrice anonima di Luca 7,27 (cfr Gv 12,3, che attribuisce a Maria sorella di Lazzaro l’unzione di Betania), il gesto è ancora più clamoroso. La Legge proibiva di comunicare i segreti di Dio alle donne come ai pagani: “Si brucino le Parole della Torah, ma non siano comunicate e una donna” (j. Sotà 19 a 8). Si noti che Maria è accovacciata ai piedi del Signore (cfr At 22,3), in posizione discepolare, uno status che all’epoca era riservato solo ai maschi.
Si riprende qui il tema dell’accogliere-non accogliere. In 9,53 dechomai raccontava un rifiuto, qui hypo-dechomai (10,38) racconta un’accoglienza.
Luca ha collocato questo episodio subito dopo la parabola del Samaritano (10,25-37) per illustrare le due facce dell’unico comandamento: l’amore per il prossimo e l’amore per il Signore. Nei confronti del prossimo il servizio e la carità, nei confronti del Signore l’ascolto e il discepolato.
Le parole con le quali Gesù risponde a Marta ricordano che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l’ascolto. Il servizio della tavola non è più importante dell’ascolto della Parola (cfr At 6, 1-2).
Affannarsi e agitarsi è l’atteggiamento dei pagani (12,29), non perché è pagano l’oggetto della ricerca (in questo caso Dio e il prossimo), ma è pagano il modo di cercare: affannoso, inquieto, agitato. Marta non è “occupata” dal servizio, ma “distolta”, distratta.
La ragione di tanta agitazione sono le “troppe cose” (10,41), la tensione, cioè tra il troppo e l’essenziale, il secondario e il necessario. Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio. Fare molto è segno di amore, ma può anche far morire l’amore. L’ospitalità ha bisogno di compagnia, non soltanto di cose. Perfino il troppo “dare”, anche per amore, rischia di togliere spazio elle relazioni.
Alcuni manoscritti tralasciano la frase: “una cosa sola è necessaria”, o la sostituiscono con: “c’è bisogno di poche cose” per il pranzo (interpretazione ascetica). Altri uniscono le due formule: “c’è bisogno di poche cose, anzi di una sola” (soluzione di compromesso). La “parte buona” (v. 42) indica la porzione di cibo, ma soprattutto l’eredità: in ambito ebraico è lo studio della Legge.
La contrapposizione del brano non è tra servizio e contemplazione, ma “tra preoccupazioni distraenti e atteggiamento discepolare” (M. Crimella). Il “fare” non è un’alternativa all’“ascoltare”. Solo dall’ascolto può scaturire il vero amore per il prossimo.
“«Contemplazione e servizio»: questa è «la strada» da scegliere nella vita per non cadere nella tentazione dei «cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”», i quali «fanno anche del bene, ma non del bene cristiano: un bene umano». È l’insegnamento che Papa Francesco ha tratto dall’episodio evangelico di Marta e Maria proposto dalla liturgia durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 9 ottobre.
Riferendosi al passo di Luca (10,38-42) il Pontefice ha subito osservato che «Gesù approfitta del modo di agire di queste due sorelle per insegnarci come deve andare avanti la vita del cristiano». Nella casa in cui è ospitato, infatti, «c’era Maria, che ascoltava il Signore», mentre la sorella Marta «era occupata nei servizi, andava da una parte all’altra, “distolta”, come dice il Vangelo». Lei stessa, ha notato Francesco, «si lamentò» con Gesù dicendogli: «No, ma, Signore, ma questa non fa nulla, questa guarda te, ascolta te ma ci vuole il lavoro…». E lo fece «con coraggio». Marta, del resto, «era una di quelle donne forti». E non a caso, secondo quanto riferisce Luca, «si fece avanti e disse…».
È «una di quelle donne che sanno farsi avanti» ha rimarcato il Papa, citando anche un altro brano evangelico e ricordando che «lei stessa è andata da Gesù, quando ha sentito che stava arrivando, dopo la morte di Lazzaro, e lo ha rimproverato: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma io so che quello che tu chiederai al Padre, lo farà”». Anche in quella circostanza «si fece avanti», dimostrando di essere una di quelle «donne che hanno il coraggio di andare sempre avanti». E tuttavia «era troppo indaffarata: i lavori la prendevano; era sempre, sempre indaffarata». E «non aveva tempo per guardare Gesù, per contemplare Gesù».
Evidenziando la differenza tra Marta e Maria, il Signore «ci vuole insegnare come deve essere la vita dei cristiani». Infatti, ha fatto notare il Pontefice, «ci sono tanti cristiani che vanno, sì, la domenica a messa, ma poi sono indaffarati, sempre», al punto che «non hanno tempo né per i figli, neppure per giocare con loro; è brutto, questo: “Ho tanto da fare, sono indaffarato”». Alla fine queste persone «diventano cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”: sono del gruppo degli “indaffaratisti”, che sempre stanno facendo». A loro si potrebbe dire: «Fermati, guarda il Signore, prendi il Vangelo, ascolta la parola del Signore, apri il tuo cuore». Ma essi preferiscono «sempre il linguaggio del fare, sempre». E anche se «fanno del bene», non si tratta di «bene cristiano» ma di «bene umano».
In sostanza, ha affermato il Papa, «a questi manca la contemplazione». E a Marta stessa «mancava quello». Era «coraggiosa, sempre andava avanti, portava le cose in mano», ma «le mancava la pace: perdere il tempo guardando il Signore».
Da parte sua Maria non si beava in un «dolce far niente». Ella invece «guardava il Signore perché il Signore toccava il cuore e da lì, dall’ispirazione del Signore, è da dove viene il lavoro che si deve svolgere dopo». A conferma di ciò il Pontefice ha indicato l’esempio delle monache e dei monaci di clausura, che «non stanno tutta la giornata guardando il cielo. Pregano e lavorano» secondo «il motto di san Benedetto: ora et labora, prega e lavora. Le due cose insieme. La contemplazione e l’azione». Da qui la domanda di Francesco «per ognuno di noi: “Io, da quale parte mi schiero? Sono troppo contemplativo… o troppo indaffarato?”».
Per completare la sua meditazione il Papa ha suggerito anche «l’esempio del cristiano Paolo» descritto nella prima lettura, tratta dalla lettera ai Galati (1, 13-24). In essa l’apostolo «racconta la sua vita, come perseguitava ferocemente la Chiesa, la devastava». Ma «quando Dio lo toccò, quando Dio lo scelse, ha ricevuto il dono della contemplazione di Gesù». Il suo atteggiamento è in apparenza «curioso»: egli infatti, ha notato il Pontefice, «non è andato a predicare» immediatamente, ma — come racconta nella lettera — «subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano Apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco». Dunque «se n’è andato a pregare, se n’è andato a contemplare il mistero di Gesù Cristo che gli era stato rivelato». Perché «ogni cosa che faceva Paolo, la faceva con questo spirito di contemplazione, di guardare il Signore. Era il Signore che parlava dal suo cuore, perché Paolo era un innamorato del Signore».
Questa, secondo Francesco, «è la parola-chiave per non sbagliare: innamorati». Così «noi, per sapere da quale parte stiamo, se esageriamo perché andiamo in una contemplazione troppo astratta, anche gnostica, o se siamo troppo indaffarati, dobbiamo farci la domanda: “Sono innamorato del Signore? Sono sicuro, sono sicuro, sicura che lui mi ha scelto, mi ha scelta? O vivo il mio cristianesimo così, facendo delle cose… sì, faccio questo, faccio, faccio…». Ma, ha esortato, «guarda il cuore, contempla!».
Per esemplificare la sua riflessione il Papa ha invitato a pensare «a una donna, sposata; il marito torna dal lavoro, stanco… si vogliono bene». E «lei dice: “Com’è andata?” — “Bene, bene” — “Ma, siediti, accomodati: io continuo”». Questo però, ha affermato Francesco, «non è amore», perché «una donna innamorata, quando torna il marito dal lavoro, lo abbraccia, lo bacia, prende il tempo per stare con lui; anche il marito con la moglie». Questo significa che bisogna «prendere il tempo davanti al Signore, nella contemplazione, e fare di tutto per il Signore al servizio degli altri. Contemplazione e servizio: questa è la strada nostra della vita».
In conclusione il Pontefice ha proposto un esame di coscienza. «Ognuno di noi — ha detto — pensi: quanto tempo al giorno do a contemplare il mistero di Gesù? E poi: come lavoro? Lavoro tanto che sembra un’alienazione, o lavoro coerente alla mia fede, lavoro come un servizio che viene dal Vangelo? Ci darà bene pensare questo»”.
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Fonte dell’articolo
spazio + spadoni
LUCA 10,38-42
Gesù compie un gesto di rottura: va a casa di due donne (cfr Gv 4,27). Se poi si identifica Maria con la peccatrice anonima di Luca 7,27 (cfr Gv 12,3, che attribuisce a Maria sorella di Lazzaro l’unzione di Betania), il gesto è ancora più clamoroso. La Legge proibiva di comunicare i segreti di Dio alle donne come ai pagani: “Si brucino le Parole della Torah, ma non siano comunicate e una donna” (j. Sotà 19 a 8). Si noti che Maria è accovacciata ai piedi del Signore (cfr At 22,3), in posizione discepolare, uno status che all’epoca era riservato solo ai maschi.
Si riprende qui il tema dell’accogliere-non accogliere. In 9,53 dechomai raccontava un rifiuto, qui hypo-dechomai (10,38) racconta un’accoglienza.
Luca ha collocato questo episodio subito dopo la parabola del Samaritano (10,25-37) per illustrare le due facce dell’unico comandamento: l’amore per il prossimo e l’amore per il Signore. Nei confronti del prossimo il servizio e la carità, nei confronti del Signore l’ascolto e il discepolato.
Le parole con le quali Gesù risponde a Marta ricordano che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l’ascolto. Il servizio della tavola non è più importante dell’ascolto della Parola (cfr At 6, 1-2).
Affannarsi e agitarsi è l’atteggiamento dei pagani (12,29), non perché è pagano l’oggetto della ricerca (in questo caso Dio e il prossimo), ma è pagano il modo di cercare: affannoso, inquieto, agitato. Marta non è “occupata” dal servizio, ma “distolta”, distratta.
La ragione di tanta agitazione sono le “troppe cose” (10,41), la tensione, cioè tra il troppo e l’essenziale, il secondario e il necessario. Il troppo è sempre a scapito dell’essenziale. Le troppe cose impediscono non soltanto l’ascolto, ma anche il vero servizio. Fare molto è segno di amore, ma può anche far morire l’amore. L’ospitalità ha bisogno di compagnia, non soltanto di cose. Perfino il troppo “dare”, anche per amore, rischia di togliere spazio elle relazioni.
Alcuni manoscritti tralasciano la frase: “una cosa sola è necessaria”, o la sostituiscono con: “c’è bisogno di poche cose” per il pranzo (interpretazione ascetica). Altri uniscono le due formule: “c’è bisogno di poche cose, anzi di una sola” (soluzione di compromesso). La “parte buona” (v. 42) indica la porzione di cibo, ma soprattutto l’eredità: in ambito ebraico è lo studio della Legge.
La contrapposizione del brano non è tra servizio e contemplazione, ma “tra preoccupazioni distraenti e atteggiamento discepolare” (M. Crimella). Il “fare” non è un’alternativa all’“ascoltare”. Solo dall’ascolto può scaturire il vero amore per il prossimo.
“«Contemplazione e servizio»: questa è «la strada» da scegliere nella vita per non cadere nella tentazione dei «cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”», i quali «fanno anche del bene, ma non del bene cristiano: un bene umano». È l’insegnamento che Papa Francesco ha tratto dall’episodio evangelico di Marta e Maria proposto dalla liturgia durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 9 ottobre.
Riferendosi al passo di Luca (10,38-42) il Pontefice ha subito osservato che «Gesù approfitta del modo di agire di queste due sorelle per insegnarci come deve andare avanti la vita del cristiano». Nella casa in cui è ospitato, infatti, «c’era Maria, che ascoltava il Signore», mentre la sorella Marta «era occupata nei servizi, andava da una parte all’altra, “distolta”, come dice il Vangelo». Lei stessa, ha notato Francesco, «si lamentò» con Gesù dicendogli: «No, ma, Signore, ma questa non fa nulla, questa guarda te, ascolta te ma ci vuole il lavoro…». E lo fece «con coraggio». Marta, del resto, «era una di quelle donne forti». E non a caso, secondo quanto riferisce Luca, «si fece avanti e disse…».
È «una di quelle donne che sanno farsi avanti» ha rimarcato il Papa, citando anche un altro brano evangelico e ricordando che «lei stessa è andata da Gesù, quando ha sentito che stava arrivando, dopo la morte di Lazzaro, e lo ha rimproverato: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma io so che quello che tu chiederai al Padre, lo farà”». Anche in quella circostanza «si fece avanti», dimostrando di essere una di quelle «donne che hanno il coraggio di andare sempre avanti». E tuttavia «era troppo indaffarata: i lavori la prendevano; era sempre, sempre indaffarata». E «non aveva tempo per guardare Gesù, per contemplare Gesù».
Evidenziando la differenza tra Marta e Maria, il Signore «ci vuole insegnare come deve essere la vita dei cristiani». Infatti, ha fatto notare il Pontefice, «ci sono tanti cristiani che vanno, sì, la domenica a messa, ma poi sono indaffarati, sempre», al punto che «non hanno tempo né per i figli, neppure per giocare con loro; è brutto, questo: “Ho tanto da fare, sono indaffarato”». Alla fine queste persone «diventano cultori di quella religione che è l’“indaffaratismo”: sono del gruppo degli “indaffaratisti”, che sempre stanno facendo». A loro si potrebbe dire: «Fermati, guarda il Signore, prendi il Vangelo, ascolta la parola del Signore, apri il tuo cuore». Ma essi preferiscono «sempre il linguaggio del fare, sempre». E anche se «fanno del bene», non si tratta di «bene cristiano» ma di «bene umano».
In sostanza, ha affermato il Papa, «a questi manca la contemplazione». E a Marta stessa «mancava quello». Era «coraggiosa, sempre andava avanti, portava le cose in mano», ma «le mancava la pace: perdere il tempo guardando il Signore».
Da parte sua Maria non si beava in un «dolce far niente». Ella invece «guardava il Signore perché il Signore toccava il cuore e da lì, dall’ispirazione del Signore, è da dove viene il lavoro che si deve svolgere dopo». A conferma di ciò il Pontefice ha indicato l’esempio delle monache e dei monaci di clausura, che «non stanno tutta la giornata guardando il cielo. Pregano e lavorano» secondo «il motto di san Benedetto: ora et labora, prega e lavora. Le due cose insieme. La contemplazione e l’azione». Da qui la domanda di Francesco «per ognuno di noi: “Io, da quale parte mi schiero? Sono troppo contemplativo… o troppo indaffarato?”».
Per completare la sua meditazione il Papa ha suggerito anche «l’esempio del cristiano Paolo» descritto nella prima lettura, tratta dalla lettera ai Galati (1, 13-24). In essa l’apostolo «racconta la sua vita, come perseguitava ferocemente la Chiesa, la devastava». Ma «quando Dio lo toccò, quando Dio lo scelse, ha ricevuto il dono della contemplazione di Gesù». Il suo atteggiamento è in apparenza «curioso»: egli infatti, ha notato il Pontefice, «non è andato a predicare» immediatamente, ma — come racconta nella lettera — «subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano Apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco». Dunque «se n’è andato a pregare, se n’è andato a contemplare il mistero di Gesù Cristo che gli era stato rivelato». Perché «ogni cosa che faceva Paolo, la faceva con questo spirito di contemplazione, di guardare il Signore. Era il Signore che parlava dal suo cuore, perché Paolo era un innamorato del Signore».
Questa, secondo Francesco, «è la parola-chiave per non sbagliare: innamorati». Così «noi, per sapere da quale parte stiamo, se esageriamo perché andiamo in una contemplazione troppo astratta, anche gnostica, o se siamo troppo indaffarati, dobbiamo farci la domanda: “Sono innamorato del Signore? Sono sicuro, sono sicuro, sicura che lui mi ha scelto, mi ha scelta? O vivo il mio cristianesimo così, facendo delle cose… sì, faccio questo, faccio, faccio…». Ma, ha esortato, «guarda il cuore, contempla!».
Per esemplificare la sua riflessione il Papa ha invitato a pensare «a una donna, sposata; il marito torna dal lavoro, stanco… si vogliono bene». E «lei dice: “Com’è andata?” — “Bene, bene” — “Ma, siediti, accomodati: io continuo”». Questo però, ha affermato Francesco, «non è amore», perché «una donna innamorata, quando torna il marito dal lavoro, lo abbraccia, lo bacia, prende il tempo per stare con lui; anche il marito con la moglie». Questo significa che bisogna «prendere il tempo davanti al Signore, nella contemplazione, e fare di tutto per il Signore al servizio degli altri. Contemplazione e servizio: questa è la strada nostra della vita».
In conclusione il Pontefice ha proposto un esame di coscienza. «Ognuno di noi — ha detto — pensi: quanto tempo al giorno do a contemplare il mistero di Gesù? E poi: come lavoro? Lavoro tanto che sembra un’alienazione, o lavoro coerente alla mia fede, lavoro come un servizio che viene dal Vangelo? Ci darà bene pensare questo»”.
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Vangelo di domenica 13 luglio: XV domenica anno C: Luca 10, 25-37
Vangelo di domenica 06 luglio: XIV domenica anno C: Luca 10, 1-12. 17-20
Vangelo di domenica 29 giugno: SS. Pietro e Paolo: Matteo 16, 13-19
Vangelo di domenica 22 giugno: Corpo e Sangue di Cristo: Luca 9, 11b-17
Vangelo di domenica SS. Trinità C: Giovanni 16, 12-15
Vangelo di domenica 08 giugno: Pentecoste: Giovanni 14, 15-16.23b-26
Vangelo di domenica 01 giugno: Ascensione C: Luca 24,46-53
Vangelo di domenica 25 maggio: VI Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 14, 23-29
Vangelo di domenica 18 maggio: V Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 13, 31-33a. 34-35
Vangelo di domenica 11 maggio: IV Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di domenica 04 maggio: III Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 21,1-19
Vangelo di domenica 27 aprile II Domenica di Pasqua anno C: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di domenica 20 aprile Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di domenica 13 aprile Domenica delle Palme: Passione del Signore – Luca 22,14-23,56
Vangelo di domenica 06 aprile V Domenica di Quaresima anno C – Giovanni 8, 1-11
Vangelo di domenica 30 marzo IV Domenica di Quaresima anno C – Luca 15, 1 – 3. 11-32
Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
Vangelo di domenica 23 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 27-38
Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di domenica 09 febbraio: V Domenica C: Luca 5, 1-11
Vangelo di domenica 02 febbraio: Presentazione del Signore C: Luca 2, 22-40
Vangelo di domenica 26 gennaio III Domenica C: Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di domenica 19 gennaio: Giovanni 2,1-11
Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
Vangelo di lunedì 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di domenica 05 gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di mercoledì 1 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di domenica 15 dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di domenica 08 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di domenica 01 dicembre: Luca 21, 25-28.34-36
Vangelo di domenica 24 novembre: Giovanni 18, 33b-37
Vangelo di domenica 17 novembre: Marco 13,24-32
Vangelo di domenica 10 novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di venerdì 1 novembre: Matteo 5,1-12
Vangelo di domenica 03 novembre: Marco 12, 28b-34
Vangelo di domenica 27 ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di domenica 20 ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di domenica 13 ottobre: Marco 10, 17-30
Vangelo di domenica 06 ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di domenica 29 settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di domenica 22 settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di domenica 15 settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di domenica 08 settembre: Marco 7, 31-35
Vangelo di domenica 01 settembre: Marco 7, 1-8. 14-15. 21-23
Vangelo di domenica 25 agosto: Giovanni 6, 60-69
Vangelo di Giovedì 15 agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di domenica 18 agosto: Giovanni 6, 51-58
Vangelo di Domenica 11 agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 4 agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 28 luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 21 luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 14 luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 07 luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Domenica 30 giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 23 giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 16 giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 09 giugno: Marco 3, 20-35
Vangelo di Domenica 02 giugno: Marco 14, 12-26; 16, 22-26
Vangelo di Domenica 26 maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 19 maggio: Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15
Vangelo di Domenica 12 maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 05 maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 28 aprile: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 21 aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 14 aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 07 aprile: Giovanni 20, 19-31
Pasqua di Resurrezione: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 24 marzo: Marco 14, 1-15, 47
Vangelo di Domenica 17 marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 10 marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 03 marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 25 febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 18 febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 11 febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 04 febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 28 gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 21 gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 14 gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Domenica 07 gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Sabato 06 gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Lunedì 01 gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 31 dicembre: Luca 2, 22-40
Vangelo di Lunedì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 24 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 17 dicembre: Giovanni 1, 6-8. 19-28
Vangelo di Venerdì 8 dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 10 dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 03 dicembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 26 novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 19 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 12 novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 5 novembre: Matteo 23, 1-12
Vangelo di Mercoledì 1 novembre: Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 29 ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 22 ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 15 ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 8 ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 1 ottobre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 24 settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 17 settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 10 settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 03 settembre: Matteo 16, 21-28
Vangelo di Domenica 27 agosto: Matteo 16, 13-20
Vangelo di Domenica 20 agosto: Matteo 15 ,21-28
Vangelo di Martedì 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 13 Agosto: Matteo 14, 22-33
Vangelo di Domenica 06 Agosto: Matteo 17, 1-9
Vangelo di Domenica 30 Luglio: Matteo 13, 44-52
Vangelo di Domenica 23 Luglio: Matteo 13, 24-43
Vangelo di Domenica 16 Luglio: Matteo 13, 1-23
Vangelo di Domenica 09 Luglio: Matteo 11, 25-30
Vangelo di Domenica 02 Luglio: Matteo 10, 37-42
Vangelo di Giovedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 25 Giugno: Matteo 10, 26-33
Vangelo di Domenica 18 Giugno: Matteo 9, 36 – 10, 8
Vangelo di Domenica 11 Giugno: Giovanni 6, 51-58
Vangelo di Domenica 04 Giugno: Giovanni 3, 16-18
Vangelo di Domenica 28 Maggio: Giovanni 20, 19-23
Vangelo di Domenica 21 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 14 Maggio: Giovanni 14, 15-21
Vangelo di Domenica 07 Maggio: Giovanni 14, 1-12
Vangelo di Domenica 30 Aprile: Giovanni 10, 1-10
Vangelo di Domenica 23 Aprile: Luca 24, 13-35
Vangelo di Domenica 16 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Domenica 09 Aprile: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 02 Aprile: Matteo 26, 14-27, 66
Vangelo di Domenica 26 marzo: Giovanni 11, 1-45
Vangelo di Domenica 19 marzo: Giovanni 9, 1-41
Vangelo di Domenica 12 marzo: Giovanni 4, 5-42
Vangelo di Domenica 5 marzo: Matteo 17, 1-13
Vangelo di Domenica 26 febbraio: Matteo 4, 1-11
Vangelo di Domenica 19 febbraio: Matteo 5, 38-48
Vangelo di Domenica 12 febbraio: Matteo 5, 17-37
Vangelo di Domenica 05 febbraio: Matteo 5, 13-16
Vangelo di Domenica 29 Gennaio: Matteo 5 , 1-12
Vangelo di Domenica 22 Gennaio: Matteo 4 , 12-25
Vangelo di Domenica 15 Gennaio: Giovanni 1, 29-34
Vangelo di Domenica 8 Gennaio: Matteo 3 , 13-17
Vangelo di Venerdì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 18 Dicembre: Matteo 1, 18-24
Vangelo di Domenica 11 Dicembre: Matteo 11, 2-11
Vangelo di Giovedì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 4 Dicembre: Matteo 3, 1-12
Vangelo di Domenica 27 Novembre: Matteo 24, 37-44
Vangelo di Domenica 20 Novembre: Luca 23, 35-43
Vangelo di Domenica 13 Novembre: Luca 21, 5-19
Vangelo di Domenica 6 Novembre: Luca 20, 27-38
Vangelo di Martedì 1 Novembre: Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 30 Ottobre: Luca 19, 1-10
Vangelo di Domenica 23 Ottobre: Luca 18, 9-14
Vangelo di Domenica 16 Ottobre: Luca 18, 1-8
Vangelo di Domenica 9 Ottobre: Luca 17, 11-19
Vangelo di Domenica 2 Ottobre: Luca 17, 5-10
Vangelo di Domenica 25 Settembre: Luca 16, 19-31
Vangelo di Domenica 18 Settembre: Luca 16, 1-13
Vangelo di Domenica 11 Settembre: Luca 15, 1-32
Vangelo di Domenica 4 Settembre: Luca 14, 25-33
Vangelo di Domenica 28 Agosto: Luca 14, 1.7-14
Vangelo di Domenica 21 Agosto: Luca 13, 22-30
Vangelo di Lunedì 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 14 Agosto: Luca 12, 49-53
Vangelo di Domenica 7 Agosto: Luca 12, 32-48
Vangelo di Domenica 31 Luglio: Luca 12, 13-21
Vangelo di Domenica 24 Luglio: Luca 11, 1-13
Vangelo di Domenica 17 Luglio: Luca 10, 38-42
Vangelo di Domenica 10 Luglio: Luca 10, 25-37
Vangelo di Domenica 3 Luglio: Luca 10, 1-20
Vangelo di Domenica 26 Giugno: Luca 9, 51-62
Vangelo di Domenica 19 Giugno: Luca 9, 10-17
Vangelo di Domenica 12 Giugno: Giovanni 16, 12-15
Vangelo di Domenica 5 Giugno: Giovanni 14, 15-16. 23-26
Vangelo di Domenica 29 Maggio: Luca 24, 46-53
Vangelo di Domenica 22 Maggio : Giovanni 14, 23-29
Vangelo di Domenica 15 Maggio: Giovanni 13, 31-35
Vangelo di Domenica 8 Maggio: Giovanni 10, 27-30
Vangelo di Domenica 1 Maggio: Giovanni 21, 1-23
Vangelo di Domenica 24 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Domenica 17 Aprile: Giovanni 20, 1-9
Vangelo di Domenica 10 Aprile: Luca 22, 14-23, 56
Vangelo di Domenica 3 Aprile: Giovanni 8, 1-11
Vangelo di Domenica 27 Marzo: Luca 15 ,1-3.11-32
Vangelo di Domenica 20 Marzo: Luca 13, 1-9
Vangelo di Domenica 13 Marzo: Luca 9, 28-36
Vangelo di Domenica 6 Marzo: Luca 4, 1-13
Vangelo di Domenica 27 Febbraio: Luca 6, 39-45
Vangelo di Domenica 20 Febbraio: Luca 6, 27-38
Vangelo di Domenica 13 Febbraio: Luca 6, 17. 20-26
Vangelo di Domenica 6 Febbraio: Luca 5, 1-11
Vangelo di Domenica 30 Gennaio Luca 4, 21-30
Vangelo di Domenica 23 Gennaio Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di Domenica 16 Gennaio: Giovanni 2, 1-11
Vangelo di Domenica 9 Gennaio Luca 3, 15-16.21-22
Vangelo di Giovedì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 2 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Sabato 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 26 Dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di Sabato 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 19 Dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di Domenica 12 Dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di Mercoledì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 5 Dicembre: Luca 3, 1-6
Vangelo di Domenica 28 Novembre: Luca 21, 25-28. 34-36
Vangelo di Domenica 21 Novembre: Giovanni 13, 33-37
Vangelo di Domenica 14 Novembre: Marco 13, 24-32
Vangelo di Domenica 7 Novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di Lunedì 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 31 Ottobre: Marco 12, 28-34
Vangelo di Domenica 24 Ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di Domenica 17 Ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Marco 10, 17-31
Vangelo di Domenica 3 Ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di Domenica 26 Settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di Domenica 19 Settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di Domenica 12 Settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di Domenica 5 Settembre: Marco 7, 31-37
Vangelo di Domenica 29 Agosto: Marco 7, 1-8.14-15.21-23
Vangelo di Domenica 22 Agosto: Giovanni 6, 60-70
Vangelo di Domenica 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 8 Agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 1 Agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 25 Luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 18 Luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 11 Luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 4 Luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 27 Giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 20 Giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 13 Giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 6 Giugno: Marco 14, 12-16.22-26
Vangelo di Martedì 30 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 23 Maggio: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre