Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
IL RIFIUTO DEI SAMARITANI (9,51-56)
Luca ha iniziato il racconto della missione pubblica di Gesù in Galilea con il rifiuto degli abitanti di Nazareth (4,16-30). Ora introduce il viaggio verso Gerusalemme ponendo ancora un altro rifiuto: quello dei Samaritani. Sembra che Luca voglia porre tutta l’attività di Gesù sotto il segno del contrasto e del rifiuto.
L’inimicizia fra Giudei e Samaritani era di lunghissima data. Sargon II aveva conquistato Samaria, capitale del Nord nel 722 a. C.. Secondo il costume politico degli Assiri, egli aveva deportato gli abitanti del luogo sostituendoli con popolazioni straniere. I nuovi arrivati, come era costume a quell’epoca, accettarono il Signore, il Dio venerato da Israele, ma nello stesso tempo continuarono ad adorare i loro idoli (2 Re 17,34-41). L’ostilità trova dunque la sua ragione nella diversità di razza e nel sincretismo religioso. Gli avvenimenti successivi non hanno fatto altro che accrescere questa rivalità già esistente. I giudei nel 538 a.C. tornano dall’esilio babilonese e i Samaritani offrirono il loro aiuto per la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capi dei Giudei rifiutarono sdegnosamente (Esd 4,3). Infine l’inimicizia fu totale quando i Samaritani costruirono un loro tempio sul monte Garizim nel 325 a. C..
Ma Gesù è salvezza anche dei Samaritani. Chiedendo ai discepoli di preparare la sua venuta in un villaggio di Samaritani, Gesù rompe l’avversione giudaica nei confronti di questo popolo dal sangue misto, che aveva il Pentateuco come Sacra Scrittura, ma il culto locale del Garizim costituiva una sfida permanente per il tempio di Gerusalemme. Qui i Samaritani rifiutano non tanto la persona di Gesù, quanto piuttosto Gerusalemme, conclusione del suo viaggio. E Gesù parlerà bene di Samaritani, come rivelano la parabola del Samaritano (10,25-37) e l’episodio del lebbroso Samaritano che torna a ringraziare Gesù (17,11-19).
Gesù rimprovera i discepoli, che non hanno capito di essere missionari di un Dio di misericordia. I discepoli, invece, vorrebbero il castigo come ai tempi di Elia (2 Re 1,10-14) il quale, per vedere riconosciuta la sua missione di uomo di Dio, aveva fatto scendere il fuoco dal cielo che aveva divorato un centinaio di uomini mandati ad arrestarlo.
Ma Gesù non è venuto per essere il vigoroso riformatore dei costumi atteso dal Battista (3,16-18). E se “rimproverò” i discepoli è perché essi non comprendevano assolutamente nulla della sua missione (annuncio del rifiuto: 9,22) e del suo insegnamento (amore verso i nemici: 6,29). Molti manoscritti qui aggiungono: “Voi non sapete di quale spirito siete, (perché) il Figlio dell’uomo non è venuto per perdere le vite (degli uomini), ma per salvarle” (cfr Lc 19,10).
Gesù non è rifiutato direttamente, ma nei suoi messaggeri, mandati avanti a preparargli un posto. Non è difficile scorgere in questo un’esperienza della Chiesa, che vedeva respinti i propri missionari che annunciavano l’arrivo di Cristo. Il rifiuto è un’esperienza della Chiesa, non solo di Gesù.
Se i cristiani sono fedeli al loro Signore, devono essere pronti, come lui, ad un amore fino al dono della vita: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18-19). Se i cristiani sono obbedienti all’Evangelo, saranno perseguitati per causa di Cristo come furono prima perseguitati i profeti, perché “un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone” (Mt 10,24).
“Ci sono stati probabilmente più martiri in questo secolo che non nei primi secoli di persecuzione… Ci eravamo forse un po’ abituati a considerare il martirio come un evento dei tempi passati, qualcosa che appartiene ai primi secoli della Chiesa, quello delle grandi persecuzioni degli imperatori romani” (C. M. Martini). Scriveva Giovanni Paolo II: “Al termine del secondo millennio la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri”.
Il martirio è una chiamata per tutti, in modi e forme diverse, ma che ci deve trovare pronti. E non è solo essere uccisi per aver proclamato la nostra fede. E’ martirio essere presi in giro perché credenti, non fare carriera perché si rifiutano i compromessi; è la rinuncia ad abortire di una ragazza-madre, è accettare una maternità frutto di violenza, o rifiutare per sé cure anche importanti che poterebbero nuocere al figlio in gestazione; è martirio, se abbandonati, non risposarsi, restando “eunuchi per il Regno dei cieli” (Mt 19,12), o perdonare il coniuge adultero; o prendersi l’AIDS o la lebbra curando i malati; o essere derisi perché casti, perché si è compartecipato i propri beni con i poveri; è lo stare in ogni caso dalla parte dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti… È la logica della croce!
LA RADICALITÀ DELLA SEQUELA (9,57-62)
Al rifiuto dei Samaritani seguono tre parole di Gesù sulla sequela, parole che colpiscono per la loro particolare radicalità.
“Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada»” (9,57): già sappiamo che è la strada verso Gerusalemme, verso la Croce. È questo precisa il “dovunque tu vada”. Gesù ha una meta precisa, dalla quale non si lascia distrarre. “Akoluthèo”, “seguire”, è spesso usato per indicare la scelta dei discepoli (5,1.27). Gesù risponde con un proverbio, per specificare che non sarà una vita semplice e comoda.
Il secondo breve dialogo fra Gesù e l’uomo invitato alla sequela è certamente il più paradossale. Seppellire i propri morti era considerato un dovere essenziale, di fronte al quale anche le pratiche religiose passavano in seconda linea (Lv 21,1-3). Ma per Gesù l’annuncio del Regno viene prima di tutto, senza eccezione, viene anche prima della legge e di ogni realtà più sacra.
Un altro sconosciuto è disposto a seguire Gesù, ma chiede il tempo di salutare quelli di casa: c’è di nuovo quel “prima”. La metafora di Gesù (“Nessuno che ha messo mano all’aratro…”) sta a significare che la sequela non sopporta rinvii, né distrazioni, né uscite di sicurezza. Si è soliti qui fare un confronto con la vocazione di Eliseo (1 Re 19,20). Il paragone sottolinea la radicalità della chiamata di Gesù, per il quale non ci sono “se” o “ma”. Eliseo va prima a salutare i suoi di casa, il discepolo di Gesù no. Seguire Gesù è più che seguire Elia.
Luca non dice quale fu la risposta degli aspiranti discepoli: resta ottimista…
Buona Misericordia a tutti!
Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
Vangelo di Domenica 26 Giugno: Luca 9, 51-62
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Cari Consorelle e Confratelli delle Misericordie, sono Carlo Miglietta, medico, biblista, laico, marito, papà e nonno (www.buonabibbiaatutti.it). Anche oggi condivido con voi un breve pensiero di meditazione sul Vangelo, con particolare riferimento al tema della misericordia.
IL RIFIUTO DEI SAMARITANI (9,51-56)
Luca ha iniziato il racconto della missione pubblica di Gesù in Galilea con il rifiuto degli abitanti di Nazareth (4,16-30). Ora introduce il viaggio verso Gerusalemme ponendo ancora un altro rifiuto: quello dei Samaritani. Sembra che Luca voglia porre tutta l’attività di Gesù sotto il segno del contrasto e del rifiuto.
L’inimicizia fra Giudei e Samaritani era di lunghissima data. Sargon II aveva conquistato Samaria, capitale del Nord nel 722 a. C.. Secondo il costume politico degli Assiri, egli aveva deportato gli abitanti del luogo sostituendoli con popolazioni straniere. I nuovi arrivati, come era costume a quell’epoca, accettarono il Signore, il Dio venerato da Israele, ma nello stesso tempo continuarono ad adorare i loro idoli (2 Re 17,34-41). L’ostilità trova dunque la sua ragione nella diversità di razza e nel sincretismo religioso. Gli avvenimenti successivi non hanno fatto altro che accrescere questa rivalità già esistente. I giudei nel 538 a.C. tornano dall’esilio babilonese e i Samaritani offrirono il loro aiuto per la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capi dei Giudei rifiutarono sdegnosamente (Esd 4,3). Infine l’inimicizia fu totale quando i Samaritani costruirono un loro tempio sul monte Garizim nel 325 a. C..
Ma Gesù è salvezza anche dei Samaritani. Chiedendo ai discepoli di preparare la sua venuta in un villaggio di Samaritani, Gesù rompe l’avversione giudaica nei confronti di questo popolo dal sangue misto, che aveva il Pentateuco come Sacra Scrittura, ma il culto locale del Garizim costituiva una sfida permanente per il tempio di Gerusalemme. Qui i Samaritani rifiutano non tanto la persona di Gesù, quanto piuttosto Gerusalemme, conclusione del suo viaggio. E Gesù parlerà bene di Samaritani, come rivelano la parabola del Samaritano (10,25-37) e l’episodio del lebbroso Samaritano che torna a ringraziare Gesù (17,11-19).
Gesù rimprovera i discepoli, che non hanno capito di essere missionari di un Dio di misericordia. I discepoli, invece, vorrebbero il castigo come ai tempi di Elia (2 Re 1,10-14) il quale, per vedere riconosciuta la sua missione di uomo di Dio, aveva fatto scendere il fuoco dal cielo che aveva divorato un centinaio di uomini mandati ad arrestarlo.
Ma Gesù non è venuto per essere il vigoroso riformatore dei costumi atteso dal Battista (3,16-18). E se “rimproverò” i discepoli è perché essi non comprendevano assolutamente nulla della sua missione (annuncio del rifiuto: 9,22) e del suo insegnamento (amore verso i nemici: 6,29). Molti manoscritti qui aggiungono: “Voi non sapete di quale spirito siete, (perché) il Figlio dell’uomo non è venuto per perdere le vite (degli uomini), ma per salvarle” (cfr Lc 19,10).
Gesù non è rifiutato direttamente, ma nei suoi messaggeri, mandati avanti a preparargli un posto. Non è difficile scorgere in questo un’esperienza della Chiesa, che vedeva respinti i propri missionari che annunciavano l’arrivo di Cristo. Il rifiuto è un’esperienza della Chiesa, non solo di Gesù.
Se i cristiani sono fedeli al loro Signore, devono essere pronti, come lui, ad un amore fino al dono della vita: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18-19). Se i cristiani sono obbedienti all’Evangelo, saranno perseguitati per causa di Cristo come furono prima perseguitati i profeti, perché “un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone” (Mt 10,24).
“Ci sono stati probabilmente più martiri in questo secolo che non nei primi secoli di persecuzione… Ci eravamo forse un po’ abituati a considerare il martirio come un evento dei tempi passati, qualcosa che appartiene ai primi secoli della Chiesa, quello delle grandi persecuzioni degli imperatori romani” (C. M. Martini). Scriveva Giovanni Paolo II: “Al termine del secondo millennio la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri”.
Il martirio è una chiamata per tutti, in modi e forme diverse, ma che ci deve trovare pronti. E non è solo essere uccisi per aver proclamato la nostra fede. E’ martirio essere presi in giro perché credenti, non fare carriera perché si rifiutano i compromessi; è la rinuncia ad abortire di una ragazza-madre, è accettare una maternità frutto di violenza, o rifiutare per sé cure anche importanti che poterebbero nuocere al figlio in gestazione; è martirio, se abbandonati, non risposarsi, restando “eunuchi per il Regno dei cieli” (Mt 19,12), o perdonare il coniuge adultero; o prendersi l’AIDS o la lebbra curando i malati; o essere derisi perché casti, perché si è compartecipato i propri beni con i poveri; è lo stare in ogni caso dalla parte dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti… È la logica della croce!
LA RADICALITÀ DELLA SEQUELA (9,57-62)
Al rifiuto dei Samaritani seguono tre parole di Gesù sulla sequela, parole che colpiscono per la loro particolare radicalità.
“Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada»” (9,57): già sappiamo che è la strada verso Gerusalemme, verso la Croce. È questo precisa il “dovunque tu vada”. Gesù ha una meta precisa, dalla quale non si lascia distrarre. “Akoluthèo”, “seguire”, è spesso usato per indicare la scelta dei discepoli (5,1.27). Gesù risponde con un proverbio, per specificare che non sarà una vita semplice e comoda.
Il secondo breve dialogo fra Gesù e l’uomo invitato alla sequela è certamente il più paradossale. Seppellire i propri morti era considerato un dovere essenziale, di fronte al quale anche le pratiche religiose passavano in seconda linea (Lv 21,1-3). Ma per Gesù l’annuncio del Regno viene prima di tutto, senza eccezione, viene anche prima della legge e di ogni realtà più sacra.
Un altro sconosciuto è disposto a seguire Gesù, ma chiede il tempo di salutare quelli di casa: c’è di nuovo quel “prima”. La metafora di Gesù (“Nessuno che ha messo mano all’aratro…”) sta a significare che la sequela non sopporta rinvii, né distrazioni, né uscite di sicurezza. Si è soliti qui fare un confronto con la vocazione di Eliseo (1 Re 19,20). Il paragone sottolinea la radicalità della chiamata di Gesù, per il quale non ci sono “se” o “ma”. Eliseo va prima a salutare i suoi di casa, il discepolo di Gesù no. Seguire Gesù è più che seguire Elia.
Luca non dice quale fu la risposta degli aspiranti discepoli: resta ottimista…
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Chi volesse leggere un’esegesi più completa del testo, o qualche approfondimento, me li chieda a migliettacarlo@gmail.com.
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Spazio Spadoni
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Vangelo di domenica 23 marzo III Domenica di Quaresima anno C – Luca 13, 1-9
Vangelo di domenica 16 marzo: II Domenica di Quaresima anno C – Luca 9, 28-36
Vangelo di domenica 09 marzo: I Domenica di Quaresima anno C – Luca 4,1-13
Vangelo di domenica 02 marzo: VII Domenica C: Luca 6, 39-45
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Vangelo di domenica 16 febbraio: VI Domenica C: Luca 6, 17. 20-26
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Vangelo di domenica 12 gennaio: Luca 3,15-22
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Vangelo di domenica 29 dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di mercoledì 25 dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di domenica 22 dicembre: Luca 1, 39-45
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Vangelo di Domenica 27 Febbraio: Luca 6, 39-45
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Vangelo di Domenica 6 Febbraio: Luca 5, 1-11
Vangelo di Domenica 30 Gennaio Luca 4, 21-30
Vangelo di Domenica 23 Gennaio Luca 1, 1-4; 4, 14-21
Vangelo di Domenica 16 Gennaio: Giovanni 2, 1-11
Vangelo di Domenica 9 Gennaio Luca 3, 15-16.21-22
Vangelo di Giovedì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 2 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Sabato 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 26 Dicembre: Luca 2, 41-52
Vangelo di Sabato 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 19 Dicembre: Luca 1, 39-45
Vangelo di Domenica 12 Dicembre: Luca 3, 10-18
Vangelo di Mercoledì 8 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 5 Dicembre: Luca 3, 1-6
Vangelo di Domenica 28 Novembre: Luca 21, 25-28. 34-36
Vangelo di Domenica 21 Novembre: Giovanni 13, 33-37
Vangelo di Domenica 14 Novembre: Marco 13, 24-32
Vangelo di Domenica 7 Novembre: Marco 12, 38-44
Vangelo di Lunedì 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 31 Ottobre: Marco 12, 28-34
Vangelo di Domenica 24 Ottobre: Marco 10, 46-52
Vangelo di Domenica 17 Ottobre: Marco 10, 35-45
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Marco 10, 17-31
Vangelo di Domenica 3 Ottobre: Marco 10, 2-16
Vangelo di Domenica 26 Settembre: Marco 9, 38-43.45.47-48
Vangelo di Domenica 19 Settembre: Marco 9, 30-37
Vangelo di Domenica 12 Settembre: Marco 8, 27-35
Vangelo di Domenica 5 Settembre: Marco 7, 31-37
Vangelo di Domenica 29 Agosto: Marco 7, 1-8.14-15.21-23
Vangelo di Domenica 22 Agosto: Giovanni 6, 60-70
Vangelo di Domenica 15 Agosto: Luca 1, 39-56
Vangelo di Domenica 8 Agosto: Giovanni 6, 41-51
Vangelo di Domenica 1 Agosto: Giovanni 6, 24-35
Vangelo di Domenica 25 Luglio: Giovanni 6, 1-15
Vangelo di Domenica 18 Luglio: Marco 6, 30-34
Vangelo di Domenica 11 Luglio: Marco 6, 7-13
Vangelo di Domenica 4 Luglio: Marco 6, 1-6
Vangelo di Martedì 29 Giugno: Matteo 16, 13-19
Vangelo di Domenica 27 Giugno: Marco 5, 21-43
Vangelo di Domenica 20 Giugno: Marco 4, 35-41
Vangelo di Domenica 13 Giugno: Marco 4, 26-34
Vangelo di Domenica 6 Giugno: Marco 14, 12-16.22-26
Vangelo di Martedì 30 Maggio: Matteo 28, 16-20
Vangelo di Domenica 23 Maggio: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 16 Maggio: Marco 16, 15-20
Vangelo di Domenica 9 Maggio: Giovanni 15, 9-17
Vangelo di Domenica 2 Maggio: Giovanni 15, 1-8
Vangelo di Domenica 25 Aprile: Giovanni 10, 11-18
Vangelo di Domenica 18 Aprile: Luca 24, 35-48
Vangelo di Domenica 11 Aprile: Giovanni 20, 19-31
Vangelo di Venerdì 2 Aprile: Giovanni 18-19
Vangelo di Giovedì 1 Aprile: Giovanni 13, 1-15
Vangelo di Domenica 28 Marzo: Marco 14-15
Vangelo di Domenica 21 Marzo: Giovanni 12, 20-33
Vangelo di Domenica 14 Marzo: Giovanni 3, 14-21
Vangelo di Domenica 7 Marzo: Giovanni 2, 13-25
Vangelo di Domenica 28 Febbraio: Marco 9, 2-10
Vangelo di Domenica 21 Febbraio: Marco 1, 12-15
Vangelo di Domenica 14 Febbraio: Marco 1, 40-45
Vangelo di Domenica 7 Febbraio: Marco 1, 29-39
Vangelo di Domenica 31 Gennaio: Marco 1, 21-28
Vangelo di Domenica 24 Gennaio: Marco 1, 14-20
Vangelo di Domenica 10 Gennaio: Marco 1, 9-11
Vangelo di Giovedì 7 Gennaio: Giovanni 1, 35-42
Vangelo di Mercoledì 6 Gennaio: Matteo 2, 1-12
Vangelo di Domenica 3 Gennaio: Giovanni 1, 1-18
Vangelo di Venerdì 1 Gennaio: Luca 2, 16-21
Vangelo di Domenica 27 Dicembre: Luca 2, 25-38
Vangelo di Venerdì 25 Dicembre: Luca 2, 1-14
Vangelo di Domenica 20 Dicembre: Luca 1, 26-38
Vangelo di Domenica 13 Dicembre: Giovanni 1, 6-8.19-28
Vangelo di Domenica 6 Dicembre: Marco 1, 1-8
Vangelo di Domenica 29 Novembre: Marco 13, 33-37
Vangelo di Domenica 22 Novembre: Matteo 25, 31-46
Vangelo di Domenica 15 novembre: Matteo 25, 14-30
Vangelo di Domenica 8 Novembre: Matteo 25, 1-13
Vangelo di Domenica 1 Novembre: Luca 6, 17. 20-26/ Matteo 5, 1-12
Vangelo di Domenica 25 Ottobre: Matteo 22, 34-40
Vangelo di Domenica 18 Ottobre: Matteo 22, 15-21
Vangelo di Domenica 10 Ottobre: Matteo 22, 1-14
Vangelo di Domenica 4 Ottobre: Matteo 21, 33-43
Vangelo di Domenica 27 Settembre: Matteo 21, 28-32
Vangelo di Domenica 20 Settembre: Matteo 20, 1-16
Vangelo di Domenica 13 Settembre: Matteo 18, 21-35
Vangelo di Domenica 6 Settembre: Matteo 18, 15-20
Vangelo di Domenica 6 Settembre